di Roberto Marsico
Noto anche come “il Guardiano del fiume”, è un’affascinante fortezza angioina risalente al XIII secolo, situata nella frazione omonima del comune di Cleto, in provincia di Cosenza. Deve il suo soprannome alla posizione strategica: si erge su una roccia a picco, dominando la valle del fiume Savuto, da cui era possibile controllare un’importante via d’accesso e difendere il territorio da eventuali attacchi, sia dal mare che dal fiume.
Il castello fu edificato nella seconda metà del XIII secolo da Carlo I d’Angiò, riflettendo le tipiche strutture militari dell’epoca. La sua ubicazione era cruciale per il controllo della zona, fungendo da baluardo difensivo. Era dotato di torrette di guardia e antichi portali nobiliari che ne sottolineavano l’importanza.
Nel corso dei secoli, il borgo di Savuto, e con esso il castello, ha conosciuto diverse dominazioni e ha assunto nomi come Sabat, Sabuci e Savutello. Un’iscrizione del XVI secolo, incisa su uno dei ruderi, è dedicata a Eliodora Sabbasia, moglie del Regio Tesoriere di Calabria Citra, a testimonianza delle famiglie nobiliari che vi hanno dimorato.
Il castello è stato oggetto di importanti lavori di restauro, iniziati nel 2004 e conclusi solo pochi anni fa, che ne hanno ripristinato l’aspetto originario e lo hanno reso nuovamente fruibile al pubblico.
Oggi il castello offre una vista mozzafiato che spazia dalla valle del fiume Savuto fino al mar Tirreno e, nelle giornate limpide, persino alle Isole Eolie. La sua imponenza e la struttura marcatamente militare, con torri e spalti, raccontano la sua funzione difensiva. All’interno si trova una piazza d’armi circolare, dominata da una torre di guardia, un tempo utilizzata per avvistare possibili attacchi.