Procida è un’isola vulcanica nel Golfo di Napoli, che si distingue per le case color pastello, le barche di pescatori e i piccoli borghi arroccati nelle colline. L’isola è diventata famosa verso la fine degli anni Cinquanta grazie al libro L’Isola di Arturo, scritto da Elsa Morante, e a capolavori cinematografici come "Il postino" con Massimo Troisi e, in seguito, Il talento di Mr. Ripley con Matt Damon; ma anche grazie a Francesca e Nunziata, Mariti in affitto e infine Fuoco su di me.
Non sorprende che le prime persone che hanno ammirato questo "neonato volante", nel parco "Gardens by the Bay" di Singapore, siano rimaste piacevolmente meravigliate e sbalordite.
Nella provincia di Salerno, nella bellissima e suggestiva Costiera Amalfitana, a due passi da Amalfi e Ravello, si trova Atrani, il più piccolo comune italiano per superficie, con una popolazione che non arriva a ottocento abitanti.
Il 27 gennaio di ogni anno si celebra la giornata in ricordo della Shoah e del sacrificio di oltre un milione di persone, vittime innocenti di uno dei genocidi più grandi e terribili della storia.
Si può soltanto lontanamente immaginare l’immane sofferenza che ha dovuto subire il popolo ebraico.
Lily Rickman, sopravvissuto al campo di sterminio, racconta: “Esistevano tre modi per morire: c’era la morte naturale che ci dava il Padre Eterno; quella di fare una rincorsa sui fili spinati e farla finita, tanto era inutile continuare a vivere; oppure quella di presentarti all’ambulatorio. Non esisteva una cura per un malato ebreo. Un solo foglio di via: le camere a gas”.
Tutti coloro che venivano deportati dentro il campo di concentramento erano per la maggior parte ebrei. I nazisti li percepivano come una razza “pidocchio”, un cancro della società che doveva essere sterminato. Il loro destino, all’interno di Auschwitz, era la morte, tranne per quelli che erano abili al lavoro. Quest’ultimi erano selezionati per fare dei lavori pesantissimi anche se, poi, andavano comunque incontro al trapasso, sia per la fatica che per la malnutrizione. Come se non bastasse, ulteriori decessi erano provocati dalle numerose epidemie e pestilenze che scoppiavano spesso all’interno dell’area, provocate dallo sporco e dal fatto che i prigionieri potevano farsi la doccia solo una volta al mese.
Ancora oggi, all’interno del blocco 4, c’è una stanza che contiene ben 32 tonnellate di capelli umani che venivano tagliati dai nazisti alle persone che morivano dentro le camere a gas. E’ impressionante vedere anche le montagne di scarpe e di oggetti accatastati, tutti effetti personali che sembrano raccontare tante storie di un’innocenza perduta, una tragica testimonianza dell’irreparabile (occhiali, valigie, stampelle, protesi, pentole ecc.).
Parlare della Shoah provoca sempre un senso di oppressione molto forte, una tristezza infinita da descrivere E’ un viaggio intimo straziante ma necessario affinchè non si dimentichino mai le atrocità commesse, impossibili da accettare e da capire.