Il prezzo da pagare
di Lorenzo Rossomandi
Leggo e ascolto, sempre più frequentemente, opinioni che considerano l’invio di aiuti militari all’Ucraina, per permetterle di difendersi, un’azione da “guerrafondai”.
di Lorenzo Rossomandi
Leggo e ascolto, sempre più frequentemente, opinioni che considerano l’invio di aiuti militari all’Ucraina, per permetterle di difendersi, un’azione da “guerrafondai”.
di Monica Vendrame
I turisti a Roma dovranno ammirare la fontana da una passerella sopraelevata che, durante i lavori di manutenzione, consente un accesso limitato al monumento. Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha inaugurato sabato la passerella in acciaio, affermando che consentirà ai turisti di vedere da vicino la fontana e definendola un'“esperienza unica”, che non sarà rovinata dal sovraffollamento.
di Guendalina Middei
Gesù oggi è un simbolo di amore e rinascita, ma ai suoi tempi era in realtà l’uomo più odiato della Giudea. Era odiato dalla classe politica romana, dai sacerdoti del Tempio, era odiato dalla folla che gli preferì Barabba. Ma perché tanto accanimento?
Apparentemente Gesù non faceva nulla pericoloso: predicava un messaggio di fratellanza, e amore. Ma in realtà il messaggio di Gesù era rivoluzionario. Perché? Perché aveva avuto l’ardire di smascherare i sacerdoti che avevano fatto della casa di Dio un mercato. Politici corrotti, intellettuali asserviti al regime, finti predicatori che promettono alle folle salvezze e salute in cambio di denaro: ecco chi sono i «mercanti del tempio» di oggi. Non bisogna essere cristiani per ritrovare in ogni epoca questi individui che mercanteggiano con i sentimenti e gli ideali per ricavarne un profitto.
di Massimo Reina
C’è una nuova frontiera del kitsch tecnologico che nemmeno il peggior brainstorming di Silicon Valley avrebbe partorito: la "resurrezione" di Gesù tramite intelligenza artificiale. Non è uno scherzo, anche se l’assurdità della vicenda potrebbe trarre in inganno. No, è tutto vero.
In Svizzera – proprio la patria della neutralità – qualcuno ha deciso che trasformare il Cristo in un simulacro digitale fosse un’idea geniale. E, mentre il mondo reale arranca tra guerre, crisi economiche e pandemie, qualcuno gioca con l’idea più sacra per milioni di persone, per tirare su qualche clic e, ovviamente, una pioggia di franchi.
Un Cristo nato dall’intelligenza artificiale
A Lucerna, nella Cappella di San Pietro, fra l'altro la più antica chiesa cattolica della città svizzera, a confessare i credenti non è più il prete ma direttamente Gesù, resuscitato come avatar “grazie” all’utilizzo dell'intelligenza artificiale. L'uso dell'IA per creare una rappresentazione artificiale di una figura religiosa centrale come il Cristo, rappresenta un inquietante esempio di come la tecnologia possa essere impiegata in modo superficiale e irrispettoso nei confronti di temi sacri.
La fede, per milioni di persone, è una dimensione intima e profonda, non un terreno per esperimenti commerciali o spettacolarizzazioni digitali.
Quindi, non solo banalizza la spiritualità, ma rischia anche di offendere profondamente i credenti. La tecnologia dovrebbe servire a migliorare la vita umana, non a mercificare ciò che per molti è sacro. È il perfetto esempio di come essa, quando finisce nelle mani sbagliate, non sia altro che uno specchietto per le allodole: zero etica, zero rispetto, zero idee.
Cosa importa se Gesù, per i credenti, rappresenta la fede, la speranza, la redenzione? Per loro, è un brand, una piattaforma da sfruttare, poco importa se il prodotto finito risulta offensivo, vuoto e perfino grottesco.
Ma la questione non si ferma all’indignazione dei credenti. Qui parliamo di un insulto più ampio, che coinvolge la nostra capacità di discernere tra progresso e deriva morale. L’intelligenza artificiale è un mezzo straordinario, ma in questa operazione dimostra di essere ridotta a giocattolo per menti annoiate e avidi d’incassi. Non a caso, la banalizzazione delle icone religiose – peraltro in modo piuttosto dilettantesco – viene giustificata con la scusa del "dialogo tra fede e tecnologia". Come se bastasse una narrativa pseudo-modernista per togliere il cattivo gusto da un’operazione commerciale.
Assoluzioni un tot al chilo (o al minuto)
E poi c’è il capitolo delle "assoluzioni". Perché è chiaro che, nell’epoca dell’iperconnessione, tutto può essere trasformato in intrattenimento. E Gesù, l’uomo che ha scacciato i mercanti dal tempio, ora viene usato come testimonial per il più blasfemo dei mercati, come avviene ad esempio negli USA, dove c’è perfino il parroco che ti assolve via telefono (con chiamate a un tot di dollari da pagare al minuto, come nelle vecchie hot line). "Ma è solo un esperimento", dicono i suoi fautori. Certo, come le televendite di pentole miracolose sono un esperimento culinario. Un Cristo digitale che risorge a comando non è solo un insulto per chi crede; è la dimostrazione plastica di una società che non riesce più a distinguere tra sacro e profano, tra ciò che eleva e ciò che degrada.
Forse la prossima volta i geni del marketing svizzero resusciteranno Gandhi per vendere un corso di yoga in abbonamento o Madre Teresa per sponsorizzare un programma di "carità a rate". Finché il business gira, chi se ne importa? Tanto ci sarà sempre qualcuno pronto a scusarsi e scrollare le spalle: “È solo tecnologia, bellezza”.
Peccato che, dietro questa maschera di innovazione, si nasconda un vuoto assoluto. E che, come sempre, a pagare il prezzo siano la sensibilità e la dignità di chi crede ancora che certe cose non si possano comprare o ricreare. Anche perché, per citare un certo Gesù in carne e ossa: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno".
di Guendalina Middei
Vi siete mai chiesti perché oggi i ragazzi non sanno più usare le virgole? Un italiano su tre la sbaglia. E no, non è un caso che si tenda a usarla sempre meno.
Vedete la virgola fa una cosa in apparenza semplicissima ma che cambia tutto: crea il ritmo. Dà ritmo ai nostri pensieri, alle nostre parole, alle nostre emozioni. E il ritmo si crea attraverso le pause. Oggi invece «le cose si susseguono alla rinfusa, travolgendoci e soffocandoci come il fango di un’alluvione.» Nessuno ha più tempo per pensare, per guardare, per sentire. La nostra è un società dove le persone non consumano ma vengono «consumate». Abbiamo sinteticità ma non chiarezza, rapidità ma non efficienza, informazioni ma non conoscenza!
Un sentito omaggio alle vittime dell'alluvione di Valencia
di Ettore Zanca
Qualche giorno fa ho visto questa cosa qui. È la maglia del Levante, serie B spagnola, la seconda squadra di Valencia. La maglia è stata indossata già infangata e non per caso. I calciatori l’hanno indossata così per giocare la prima partita dopo l’alluvione devastante creato dalla DANA, 223 morti e 78 dispersi. Un fenomeno che ha un nome dolce e femminile ma è l’acronimo di un cataclisma. Vuole rendere omaggio alle vittime e a chi a Valencia si è sporcato le mani per strappare vite e respiri dalla melma.
La maglia non è stata molto pubblicizzata quando è stata “droppata”, ovvero mostrata, come si usa dire tra gli influencers. Fa più effetto una maglia di moda di qualche squadrone che una così.
di Paolo Di Mizio
Che paese stupendo, l'America! Prima ha provocato la guerra tra Ucraina e Russia e ora offre anche la soluzione: "Cari ucraini, non avete più uomini da mandare al fronte? Semplice, arruolate i ragazzi di 18 anni". Finiti quelli, ci saranno i ragazzi di 17 anni, poi quelli di 16, fino a 15 va tutto bene, in fondo anche Hitler negli ultimi mesi di resistenza arruolò i quindicenni. Che paese meraviglioso è l'America!