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di  Massimo Reina

C’era polvere nell’aria, il sole era una lama affilata sopra Mogadiscio, e l’auto su cui viaggiavano Ilaria Alpi e Miran Hrovatin si fermò in una strada sbagliata, in un giorno sbagliato. Forse. Perché il 20 marzo 1994 non fu un caso, non fu una coincidenza, e di certo non fu solo un agguato. Fu un’esecuzione.

 

di  Paolo Di Mizio

Andrius Kubilius, per chi non lo sapesse, è l’ex primo ministro della Lituania ed è attualmente Commissario europeo alla difesa, nominato da Ursula von der Leyen. Ebbene, ieri ha dichiarato: “Entro il 2030 intraprenderemo azioni [militari] su vasta scala contro la Russia”. Un’affermazione che lascia sgomenti.

 

di  Massimo Reina

C’era una volta un giovane cantante che scriveva "Il mio nome è mai più", un inno contro la guerra firmato insieme a Ligabue e Piero Pelù. C’era una volta un artista che si prendeva gioco di Oriana Fallaci, definendola una guerrafondaia nostalgica con la sua "passione per la guerra che le ricordava quando era giovane e bella". C’era una volta, appunto.

 

di  Massimo Reina 

«Difendere l’Ucraina», dicono. «Preservare la democrazia europea dalle grinfie russe». Bello slogan, peccato che la realtà, come sempre, sia più torbida, più sporca e soprattutto meno eroica. Sotto il vestito lucido della propaganda occidentale, Kiev è diventata negli anni un crocevia inquietante di criminalità, neonazismo e affari illeciti, talmente ben documentati che perfino le istituzioni internazionali – quelle che oggi inneggiano al “martirio” ucraino – fino a ieri puntavano il dito.

 

di  Monica Vendrame

C’è un paradosso che attraversa l’Europa come una crepa profonda. Da un lato, un continente che si vanta di essere culla di diritti umani e solidarietà; dall’altro, una macchina politica che sembra aver dimenticato il valore delle vite che dovrebbe proteggere. Mentre la Grecia veniva lasciata affondare nella crisi, con il suo popolo vessato, umiliato e condannato a pagare un debito per generazioni, oggi l’Europa non esita a stanziare 170 miliardi per sostenere l’Ucraina, con la prospettiva di aggiungerne altri 800 per il riarmo. Una disparità che fa riflettere: perché alcune vite valgono più di altre?