Siamo all’ennesimo caso di libertà individuale che inficia l’educazione sia morale e sia comportamentale verso chi è in apprendimento di immagini, di parole, di sguardi, di messaggi veicolati anche implicitamente attraverso l’esempio, per chi svolge un ruolo pubblico come un insegnante.
Oggi, nella Giornata Mondiale del Gelato Artigianale, debutta la creazione ufficiale del Giubileo 2025
di Monica Vendrame
Oggi, 24 marzo, accade un piccolo miracolo gastronomico. In perfetta sincronia con la Giornata Mondiale del Gelato Artigianale, debutta ufficialmente "Hallelujah", il gelato ufficiale del Giubileo 2025. Una creazione divina che ha già fatto parlare di sé.
La storia inizia al SIGEP di Rimini, dove 30 maestri gelatieri europei si sono sfidati a colpi di spatola. A vincere è stato Vincenzo Squatrito, artigiano siciliano, con la sua ricetta perfetta: una base cremosa di gianduia, arricchita da nocciole piemontesi croccanti e una generosa variegatura di cioccolato fondente. Un equilibrio così sublime da meritarsi addirittura il doppio patrocinio del Vaticano e del Ministero dell'Agricoltura.
Ieri l'anteprima benefica in Piazza Pio XII ha attirato centinaia di curiosi. Da oggi, il "Hallelujah" è disponibile in tutte le gelaterie aderenti al progetto, con una particolarità: ogni artigiano potrà reinterpretarlo con un tocco locale.
"Volevamo creare qualcosa che unisse le persone. Mentre il mondo cerca ponti, questo gelato ne costruisce uno di gianduia e cioccolato", scherzano gli organizzatori". E a giudicare dall'entusiasmo, ci sono riusciti: tra pellegrini e golosi, questo gelato sta già scrivendo una pagina dolce della storia del Giubileo.
C'è chi cerca miracoli nelle apparizioni e chi li trova in una spatolata di gianduia perfetta. 'Hallelujah' non cambierà il mondo, ma di certo lo rende più dolce - almeno per un giorno, almeno per un assaggio. In tempi come questi, potrebbe essere già una piccola grazia. E se qualcuno dubitasse che un gelato possa avere un'anima, beh... questa ricetta sembra proprio la prova del contrario.
LA RICETTA DEL MIRACOLO
Ingredienti sacri:
1 dose di gianduia da brividi
Nocciole croccanti(preferibilmente "benedette" dal Piemonte)
Variegatura al cioccolato fondente70% (l'equivalente gustativo di un'esperienza mistica)
1 spatola magica (fornita solo ai gelatieri eletti)
Eccoli, gli italiani. Quelli veri, non quelli da baraccone dipinti dai giornaloni e dai talk-show con il pilota automatico. Un sondaggio ISPOS – che nessuno si affretterà a commentare a Palazzo Chigi o nei salotti televisivi – dice una cosa chiara: la maggioranza assoluta (57%) degli elettori italiani non parteggia né per l’Ucraina né per la Russia.
C’era polvere nell’aria, il sole era una lama affilata sopra Mogadiscio, e l’auto su cui viaggiavano Ilaria Alpi e Miran Hrovatin si fermò in una strada sbagliata, in un giorno sbagliato. Forse. Perché il 20 marzo 1994 non fu un caso, non fu una coincidenza, e di certo non fu solo un agguato. Fu un’esecuzione.
Andrius Kubilius, per chi non lo sapesse, è l’ex primo ministro della Lituania ed è attualmente Commissario europeo alla difesa, nominato da Ursula von der Leyen. Ebbene, ieri ha dichiarato: “Entro il 2030 intraprenderemo azioni [militari] su vasta scala contro la Russia”. Un’affermazione che lascia sgomenti.
C’era una volta un giovane cantante che scriveva "Il mio nome è mai più", un inno contro la guerra firmato insieme a Ligabue e Piero Pelù. C’era una volta un artista che si prendeva gioco di Oriana Fallaci, definendola una guerrafondaia nostalgica con la sua "passione per la guerra che le ricordava quando era giovane e bella". C’era una volta, appunto.
«Difendere l’Ucraina», dicono. «Preservare la democrazia europea dalle grinfie russe». Bello slogan, peccato che la realtà, come sempre, sia più torbida, più sporca e soprattutto meno eroica. Sotto il vestito lucido della propaganda occidentale, Kiev è diventata negli anni un crocevia inquietante di criminalità, neonazismo e affari illeciti, talmente ben documentati che perfino le istituzioni internazionali – quelle che oggi inneggiano al “martirio” ucraino – fino a ieri puntavano il dito.