Il COMMENTO – A 33 anni da Capaci: commemoriamo, dimenticando
di Massimo Reina
Ventitré maggio. Puntuale come un orologio rotto, che due volte al giorno ci azzecca, lo Stato si veste di lutto. Si tira a lucido, si commuove, si indigna. Sfila. Fa il pieno di parole. Alcune vere, altre talmente riciclate da puzzare di naftalina retorica. Falcone. Borsellino. Morvillo. Gli uomini della scorta. I fiori. Le corone. Gli slogan. E poi? Poi, come ogni anno, torniamo ad accarezzare il cratere di Capaci con la pala dell’oblio.