Il maestro che ha fatto la storia di Sanremo e della musica italiana, con garbo, ironia e talento vero

 

di Ettore Zanca

Aveva quell’aria da spinone di un film Disney. Buono e con la voce saggia.
Mai sopra le righe, anche quando per Sanremo non era più arruolabile, per gli organizzatori. Paradossalmente, questo fece di lui un’icona. Era serio, e per questo diventava una figura comica surreale. E lui ci sguazzava.
Ma era un gran professionista. Arrangiatore e direttore d’orchestra per tantissimi artisti italiani. Quando era sconosciuto, a una festa presentò due canzoni a Gino Paoli. Lui era entusiasta di entrambe. Ma quando Peppe gli chiese se avrebbero collaborato, Paoli si alzò e rispose: “No. Non so manco chi sei. Non ti ho nemmeno baciato in bocca”. Poi divenne uno dei suoi più cari amici.
Capace di ammortizzare tutte le mattane degli artisti. Ma li faceva lavorare. Una volta la Vanoni, esasperata dalle sue continue correzioni alle prove, gli lanciò una scarpa. Quando lavorava con lei, alla fine dello spettacolo — che era sempre un successo — scappava, perché sapeva che lei avrebbe cazziato chiunque per fare valere il suo ruolo.
Direttore d’orchestra di Max Pezzali anche in uno dei suoi due Sanremo, nel 2011.
Ci lascia Peppe Vessicchio. Anche se non sembra vero. E da ora in poi, a Sanremo, quando i conduttori annunceranno “dirige l’orchestra…”, diremo con malinconia: “il maestro Peppe Vessicchio”. Sperando di vederlo comparire.

 

 

Si è spento a 69 anni Peppe Vessicchio, il Maestro per antonomasia della musica italiana. Direttore d’orchestra, arrangiatore e volto amatissimo della televisione, Vessicchio è morto all’ospedale San Camillo di Roma, dove era ricoverato per una polmonite interstiziale che si è aggravata improvvisamente. La notizia è stata confermata dall’ospedale in accordo con la famiglia, che ha chiesto il massimo riserbo e ha annunciato che i funerali si terranno in forma strettamente privata.

 

di Omar Falvo

Quella che stiamo per raccontare non è una storia che vede nella sceneggiatura principale la corsa all’oro del Klondike, e nemmeno troviamo il fedele Buck de “Il richiamo della foresta”, quella che stiamo per “narrare” è una vera e propria avventura dei giorni nostri.

 

di Stefano Dentice

Un altro personaggio mitico della musica è venuto a mancare: James Senese non c’è più. Di madre napoletana e padre statunitense afroamericano, la brillante carriera del noto sassofonista è durata oltre sessant’anni. Durante il suo longevo percorso artistico ha stretto collaborazioni particolarmente significative al fianco di vere e proprie stelle come Bob Marley, Gil Evans, Ornette Coleman, Lester Bowie, Don Moye, soltanto per nominarne alcune. Ma è famoso al grande pubblico soprattutto per essere stato, più di trent’anni, il sassofonista dell’immenso Pino Daniele. Tullio De Piscopo ed Enzo Avitabile sono altri due grandi artisti della musica italiana con cui lui ha condiviso il palco, oltre a essere assai conosciuto in quanto antesignano del movimento culturale Neapolitan Power e fondatore della storica band Napoli Centrale.

 

Medico dal cuore grande, ha fatto della professione un atto d’amore verso la sua città e verso chi aveva più bisogno

 

di  Monica Vendrame

Genova - Nel suo studio di Pegli poteva capitare di incontrare Gino Paoli, Ornella Vanoni, Renzo Piano o don Andrea Gallo, ma anche pensionati, migranti, abitanti del Cep che non avevano i mezzi per una visita. Per tutti lo stesso sguardo attento, la stessa mano sicura.

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