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di  Monica Vendrame 

Stop ai quiz a crocette e addio al vecchio numero chiuso all’ingresso. La Camera ha approvato in via definitiva, con 149 voti a favore e 63 contrari, la riforma dell’accesso ai corsi di laurea in Medicina, Odontoiatria e Veterinaria. La legge cancella i test di ammissione precedenti all’iscrizione e delega il governo a definire, entro un anno, i decreti attuativi per la revisione delle modalità di accesso. La ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, ha annunciato che “da settembre si volta finalmente pagina”, promettendo una rivoluzione che partirà già dal prossimo anno accademico.

 

di Massimo Reina

Dunque, lo scopriamo oggi: il Presidente degli Stati Uniti, teoricamente l’uomo più potente del mondo, in realtà non firmava i decreti, non prendeva decisioni e, forse, neppure sapeva cosa stesse accadendo nello Studio Ovale. Un caso di autopen-gate, degno di una puntata di House of Cards in salsa geriatrica.

 

 

Censura e coraggio: quando dire la verità diventa un atto rivoluzionario

 

di  Monica Vendrame 

«La forza è la via della pace». Quando queste parole sono uscite dalla bocca di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, il mondo sembra essersi fermato per un attimo. Un paradosso che riecheggia le pagine distopiche di Orwell, dove la guerra diventa pace e l'ignoranza si trasforma in forza. Ma questa non è fantascienza: è la realtà che stiamo vivendo.

 

di  Monica Vendrame

C’è una forza che non si vede, ma che tiene in piedi il mondo. È una forza fatta di mani che lavorano, di occhi che piangono in silenzio, di voci che cantano anche quando fuori è buio. È una forza che non ha bisogno di monumenti, perché si costruisce ogni giorno, mattone dopo mattone, nelle case, nelle strade, nei luoghi dove la vita scorre e spesso si dimentica di guardare indietro.

 

di  Massimo Reina 

Vi ricordate quando l’Europa era la “culla della diplomazia”? Sì, proprio quell’entità che si vantava di risolvere conflitti con la forza della parola. Ebbene, oggi di diplomatico resta giusto il nome sulle targhe di qualche auto blu: la verità è che ci siamo trascinati in una guerra insensata contro la Russia (sì, era così complicato tentare di mediare prima?), ci siamo giocati la faccia, il portafoglio e, per completare il disastro, finiamo pure tagliati fuori da qualunque trattativa di pace.

 

di  Massimo Reina

La paura non solo vende, ma è il carburante di una macchina propagandistica che serve interessi ben precisi. Non parliamo di interessi nobili, come la difesa dei diritti umani o della democrazia, ma di agenda economiche, geopolitiche e militari. E non è un caso che questa narrativa, perfettamente orchestrata di solito da Washington quando alla guida ci sono i DEM, e quindi dalla NATO, torni utile anche a quei governi europei che arrancano, incapaci di risolvere problemi concreti e sempre più schiacciati dal peso della propria incompetenza.

La paura come alibi per l’immobilismo

Quando non hai risposte per la crisi economica, il caro vita, la disoccupazione e il malcontento sociale, qual è il miglior modo per distogliere l’attenzione? Creare un nemico esterno. La minaccia russa, confezionata su misura dai media occidentali, diventa così il pretesto ideale per giustificare politiche fallimentari. Non c’è tempo per parlare di salari, sanità pubblica o welfare: c’è una guerra alle porte! E se il popolo vive nella paura, difficilmente si ribellerà. Al contrario, accetterà sacrifici economici, spese militari spropositate e tagli ai servizi essenziali, convinto che tutto sia necessario per proteggersi dal "nuovo Hitler".

 E qui emerge la vera utilità della paura: mantenere il potere. In un’epoca in cui molti governi sono in crisi di legittimità, la minaccia esterna diventa una scusa perfetta per rimandare elezioni o soffocare il dissenso. Chi osa criticare viene etichettato come "filorusso" o "nemico della democrazia". Si alimenta una narrativa emergenziale che consente a chi è al comando di restarci, nonostante l’incapacità di affrontare i problemi reali.

La paura come strategia per il potere

In Italia, ad esempio, parlare di riforme economiche serie è troppo complicato; molto meglio concentrarsi su scenari apocalittici di invasione, descritti con un fervore quasi cinematografico. La Polonia fa lo stesso: anziché risolvere tensioni sociali interne e scandali politici, si presenta come il baluardo della civiltà contro il barbaro orientale. In tutto questo, i cittadini sono ridotti a spettatori impauriti, costretti a subire scelte politiche che arricchiscono solo l’élite e impoveriscono tutti gli altri.

La paura non è solo propaganda, è manipolazione

L’Europa, in perenne ricerca di giustificazioni per la sua incapacità di risolvere i problemi dei suoi cittadini e sempre più distaccata dalla realtà che essi vivono quotidianamente, hanno trovato nella "minaccia russa" il pretesto perfetto per rimbambire le genti e giustificare la loro inutile presenza a Bruxelles. Accetta sanzioni che colpiscono più i cittadini europei che quelli russi, investe miliardi in armamenti e si aliena il proprio ruolo di mediatore diplomatico. Il tutto mentre l’industria bellica statunitense conta i profitti.

La NATO, ormai trasformata in braccio armato degli interessi delle lobby americane e di alcune del Vecchio Continente, si è accodata con entusiasmo.

Ogni nuova base militare, ogni missile schierato ai confini della Russia, ogni intervento "umanitario" nasconde in realtà un obiettivo ben preciso: mantenere l’egemonia americana, contrastare la crescita di potenze rivali (Russia e Cina) e garantire il controllo delle risorse strategiche. 

La paura non serve solo a vendere giornali o a giustificare l’immobilismo: è uno strumento di manipolazione collettiva. Quando le persone vivono nell’angoscia di una guerra imminente, perdono la capacità di pensare criticamente. Si affidano a chi promette protezione, anche se il prezzo da pagare è la libertà personale o il benessere economico. Accettano decisioni che, in tempi normali, sarebbero inaccettabili: censure, sorveglianza di massa, aumenti delle spese militari e riduzioni dei diritti civili.

La vera emergenza non è l’invasione russa, ma l’uso sistematico della paura per mantenere il potere. È tempo di smettere di credere a queste narrazioni prefabbricate e di chiedere ai nostri governi di affrontare i problemi reali: disuguaglianze, precarietà, crisi climatica. Perché mentre ci raccontano che Putin è alle porte, il vero nemico è già dentro casa: si chiama propaganda, interessi economici e incompetenza politica.