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di  Imma Pontecorvo

C’è un luogo, appena fuori Caserta, che sembra uscito dalle pagine di un romanzo illuminista.

Un luogo dove la bellezza dell’architettura si intreccia con la visione sociale di un re, dove la seta brilla ancora oggi come una promessa di futuro nata secoli fa.
È San Leucio, borgo incastonato tra le colline, che domina la Reggia e ne condivide l’anima ambiziosa. Ma qui, invece degli sfarzi di corte, si respira un’aria diversa: quella del lavoro, della dignità e dell’utopia che per un momento fu quasi realtà.
Visitare San Leucio non significa soltanto scoprire la storia della seta, ma immergersi in quello che è un progetto sociale e culturale unico nel suo genere, che ancora oggi continua a stupire tantissima gente.
Passeggiando tra le sue stradine ordinate e luminose, sembra quasi di udire il suono ritmico dei telai, il fruscio delle stoffe preziose, le voci delle donne al lavoro. Il passato non è mai del tutto lontano, qui: è una presenza gentile, che si intreccia con le persone, i palazzi, le chiese e le botteghe che ancora raccontano una storia di orgoglio e raffinatezza.
Tutto inizia con un’idea: quella di Ferdinando IV di Borbone, che nel XVIII secolo immagina di trasformare una semplice tenuta di caccia, sulle colline a nord di Caserta, in una colonia produttiva fondata su valori di uguaglianza, istruzione e lavoro.
Nasce così San Leucio, la Real Colonia Serica, un esperimento sociale rivoluzionario per l’epoca, dove uomini e donne, nobili e operai, vivono fianco a fianco con pari diritti, all’interno di una comunità autosufficiente.
La seta è il cuore pulsante di tutto questo. Il re non vuole solo produrre tessuti: vuole creare una società modello, ispirata ai principi dell’Illuminismo. Ed ecco che sorgono case per gli operai, scuole gratuite per i bambini, un codice di leggi progressista (Statuto della Real Colonia di San Leucio) e soprattutto un complesso manifatturiero d’avanguardia, che ancora oggi domina il paesaggio con la sua imponenza sobria e geometrica.
Quando si entra in questo nucleo storico, si è subito colpiti dall’ordine urbanistico, dalle linee armoniche e dalla sensazione di trovarsi in un luogo pensato non solo per produrre, ma per vivere con dignità.
Ancora oggi, la comunità locale conserva un forte senso di appartenenza a questo passato così singolare, sentito non solo come eredità storica, ma come parte viva della propria identità quotidiana.

Complesso monumentale del Belvedere di San Leucio 

 

È un legame profondo, che si riflette nell’orgoglio con cui gli abitanti raccontano la storia del loro territorio, nelle tradizioni che resistono al tempo, nelle botteghe che ancora tramandano antichi mestieri.
Il fulcro del percorso è certamente il Museo della Seta, all’interno del complesso monumentale del Belvedere di San Leucio. Appena si varca la soglia, si viene accolti da un’atmosfera sospesa, dove ogni oggetto racconta un frammento della vita di allora.
Ci sono i telai originali del Settecento, ancora funzionanti, che sanno di legno vissuto e mani operose. Ci sono le stoffe – damaschi, broccati, velluti – conservate con cura come piccoli tesori. Ogni sala è una finestra aperta sul lavoro paziente degli artigiani, sulle tecniche di tessitura tramandate per secoli e sull’ingegno di chi trasformava un filo in arte.

Telai del Museo della Seta di San Leucio

 

 

 

Attraverso un itinerario illustrativo fatto di immagini e di macchinari è possibile apprendere le varie fasi di realizzazione della seta, dal bozzolo alla filatura per poi passare dalla torcitura alla tintura, e infine, la tessitura. Tra i macchinari esposti ci sono due torcitoi circolari che funzionano mediante una ruota idraulica. L’acqua dell’Acquedotto carolino metteva in moto l’albero motore che faceva girare i torcitoi.

Torcitoio


Non è difficile immaginare il silenzio solenne delle sale durante la produzione, il movimento preciso dei tessitori ma anche quella che è la concentrazione necessaria per creare disegni complessi.
Tra i documenti visibili, si trovano gli antichi registri, i campionari, le lettere di commesse nobiliari provenienti da tutta Europa: un patrimonio immenso che testimonia quanto la seta di San Leucio fosse ambita, raffinata, prestigiosa.
Il percorso museale conduce anche alla Residenza reale, una dimora semplice ma elegante, dove Ferdinando IV soggiornava durante le visite. Gli ambienti sono sobri, funzionali, coerenti con l’idea di comunità egualitaria che il re voleva incarnare.
Tra le diverse sale, il visitatore può contemplare la Sala da Pranzo e la Camera da Letto, entrambe decorate con affreschi e stucchi per, poi, entrare in una ”stanza con piscina “, un ambiente di grandi dimensioni con una vasca centrale di forma ovale della lunghezza di sette metri, con tre gradoni interni : il bagno di Maria Carolina. La vasca è realizzata in pietra di Mondragone, arricchita da decorazioni realizzate con la tecnica dell’encausto dal pittore tedesco Philipp Hackert . Per diversi anni è rimasta nascosta sotto un pavimento e soltando nel 1979, in circostanze del tutto fortuite, alcuni giovani di San Leucio riuscirono a trovarla.

SALA DA PRANZO - RESIDENZA REALE

STANZA DA BAGNO DELLA REGINA MARIA CAROLINA 

Affacciandosi da una delle finestre delle stanze, lo sguardo abbraccia il paesaggio vesuviano, il golfo lontano e la distesa verde che scende verso la Reggia di Caserta. È una vista che racconta potere, bellezza e visione.
Accanto alla fabbrica Ferdinando IV fece costruire la Casa del Tessitore, abitazioni storiche riservate ai tessitori. Il Re premiava il lavoratore con generosità se lavorava con impegno donando alle famiglie dei lavoratori un appartamento con l’arredo ed il corredo necessario. In questa maniera i genitori di figlie da marito non dovevano preoccuparsi per la dote.
Ad oggi queste abitazioni, sono proprietà del comune di Caserta e possono essere visitate. 

CASA DEL TESSITORE

 

Passeggiando poco oltre il nucleo centrale della colonia, si raggiunge la Chiesa di San Ferdinando Re, edificata proprio per servire spiritualmente la comunità della Real Colonia. Anche qui si avverte la volontà di creare un luogo non sfarzoso, ma armonioso, dove la fede si potesse vivere come parte della quotidianità.
L’esterno è sobrio, quasi austero, mentre l’interno accoglie con una luce calda e discreta. Le decorazioni non sono eccessive, ma curate nei dettagli: un altare elegante, stucchi leggeri, qualche affresco che racconta episodi della vita del santo e della devozione borbonica.
La chiesa è ancora oggi un punto di riferimento importante per gli abitanti del borgo, non solo come luogo di culto, ma come spazio di incontro, memoria e identità condivisa. È il simbolo tangibile della spiritualità di una comunità che, pur nata attorno a un progetto industriale, ha sempre mantenuto viva una dimensione profondamente umana e solidale.
San Leucio non è rimasta ferma al passato. Oggi è un quartiere vivo, abitato, dove la memoria si intreccia con il presente. Le botteghe artigiane hanno ripreso vita, e alcune ancora producono tessuti secondo le antiche tecniche, venduti in tutto il mondo per la loro qualità e bellezza.
Gli eventi culturali si susseguono: dai festival alle esposizioni d’arte fino ai concerti che animano i cortili e le sale della vecchia fabbrica, riportando tra quelle mura il fermento che le animava nel Settecento.
È commovente vedere come i giovani del posto si riapproprino della loro storia, guidando con passione i visitatori, raccontando storie di famiglie che da generazioni hanno lavorato alla seta, riscoprendo nella loro identità locale una ricchezza che non ha prezzo.
San Leucio, dal 1997 Patrimonio dell’Umanità UNESCO come parte del complesso vanvitelliano, rappresenta un esempio raro di fusione tra utopia sociale, bellezza architettonica e cultura del lavoro.

 

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Info Autore
Imma Pontecorvo
Author: Imma Pontecorvo
Biografia:
Imma Pontecorvo vive a Piano di Sorrento, sulla Costiera Sorrentina. Consegue la Laurea in Scienze dell’Educazione presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Nel corso del tempo ha svolto il Corso di scrittura creativa e il Corso di Giornalismo e Web journalism. Accanto alla sua professione come docente non ha mai smesso di coltivare quella che è la sua più grande passione: la scrittura. Ama scrivere fin dai tempi dell’adolescenza e partecipando a concorsi letterari, sia a livello nazionale che internazionale, si è aggiudicata diversi premi e riconoscimenti. Tra i più recenti sono da annoverare il primo posto nella sezione favole al quarto Concorso Artistico Letterario Nazionale “Perdersi nell'amore” con la favola ecologica "Nico e il fantastico mondo del mare", 2022. Prima classificata al quarto Concorso Artistico Letterario Nazionale “La favola d’oro” con la favola educativa "Nico e i cibi della salute", 2023 e "Premio cultura 2024" al terzo Concorso artistico letterario nazionale “Autori italiani 2024”, con la poesia "L’azzurro". Ha al suo attivo svariate pubblicazioni che abbracciano diversi generi, dalle sillogi di poesie ai romanzi rosa, dalle favole ai racconti di formazione per ragazzi.
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