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di  Massimo Reina 

Eccoli, gli italiani. Quelli veri, non quelli da baraccone dipinti dai giornaloni e dai talk-show con il pilota automatico. Un sondaggio ISPOS – che nessuno si affretterà a commentare a Palazzo Chigi o nei salotti televisivi – dice una cosa chiara: la maggioranza assoluta (57%) degli elettori italiani non parteggia né per l’Ucraina né per la Russia.

 

di  Massimo Reina

C’era polvere nell’aria, il sole era una lama affilata sopra Mogadiscio, e l’auto su cui viaggiavano Ilaria Alpi e Miran Hrovatin si fermò in una strada sbagliata, in un giorno sbagliato. Forse. Perché il 20 marzo 1994 non fu un caso, non fu una coincidenza, e di certo non fu solo un agguato. Fu un’esecuzione.

 

di  Filipppo Vagli

Mentre nella Serie A 2024/2025 la corsa per il titolo sta coinvolgendo tre squadre, la situazione relativa alla lotta per la salvezza è ben diversa. Dalla dodicesima posizione (Genoa, 35 punti) fino alla ventesima (Monza, 14 punti), ci sono nove squadre che sono più o meno coinvolte nella lotta per evitare la retrocessione.

 

di  Paolo Di Mizio

Andrius Kubilius, per chi non lo sapesse, è l’ex primo ministro della Lituania ed è attualmente Commissario europeo alla difesa, nominato da Ursula von der Leyen. Ebbene, ieri ha dichiarato: “Entro il 2030 intraprenderemo azioni [militari] su vasta scala contro la Russia”. Un’affermazione che lascia sgomenti.

 

di  Massimo Reina

C’era una volta un giovane cantante che scriveva "Il mio nome è mai più", un inno contro la guerra firmato insieme a Ligabue e Piero Pelù. C’era una volta un artista che si prendeva gioco di Oriana Fallaci, definendola una guerrafondaia nostalgica con la sua "passione per la guerra che le ricordava quando era giovane e bella". C’era una volta, appunto.

 

di  Massimo Reina 

«Difendere l’Ucraina», dicono. «Preservare la democrazia europea dalle grinfie russe». Bello slogan, peccato che la realtà, come sempre, sia più torbida, più sporca e soprattutto meno eroica. Sotto il vestito lucido della propaganda occidentale, Kiev è diventata negli anni un crocevia inquietante di criminalità, neonazismo e affari illeciti, talmente ben documentati che perfino le istituzioni internazionali – quelle che oggi inneggiano al “martirio” ucraino – fino a ieri puntavano il dito.