di Massimo Reina
Altro che droni russi.
In Polonia, ormai, basta che cada una tegola e subito scatta l’allarme mondiale: “Mosca ci attacca”. Peccato che quel tetto distrutto qualche mese fa, secondo Varsavia colpito da un drone di Putin, fosse in realtà stato scoperchiato dal maltempo. Il nemico invisibile si chiamava vento, ma evidentemente faceva meno comodo.
E i droni rinvenuti qua e là? Civili, innocui, poco più di giocattoli. Ma trasformati dalla propaganda in armi del Cremlino. Con un dettaglio imbarazzante: lo stesso governo USA e la sua intelligence ammettono che erano stati presi e riprogrammati dagli ucraini per insinuare sospetti e accendere paure. Un capolavoro di disinformazione a orologeria: lo usi, lo lanci, fai scoppiare il panico e poi butti la colpa addosso a Mosca.
E così arriviamo al missile polacco caduto a Lublino: all’inizio raccontato come l’ennesimo attacco russo, salvo poi scoprire che era stato Varsavia a sparare sul proprio piede. Un déjà-vu tragicomico: un Paese Nato che grida al lupo e un’alleanza intera che ci casca, pronta a gridare “casus belli” come fosse una parola magica capace di trasformare la realtà.
Adesso tocca all’Estonia. Due aerei russi avrebbero sconfinato nel loro spazio aereo, subito “difeso” da due caccia italiani pronti a sventolare la bandierina della Nato. La notizia fa il giro delle agenzie, i titoli si sprecano, l’allarme rosso è servito. Eppure la domanda resta: ma davvero?
Perché guarda caso tutto questo avviene proprio da quando Trump e Putin si sono incontrati e hanno messo nero su bianco accordi privati su Ucraina e non solo. Guarda caso mentre i russi avanzano, conquistano territori e Kiev è ormai con l’acqua alla gola. E guarda caso quando Mosca, pur potendo radere al suolo la capitale in due settimane, ha scelto scientemente di non farlo, evitando l’uso della forza bruta che avrebbe garantito sì la vittoria, ma al prezzo di un disastro umanitario irreparabile.
E allora, viene da chiedersi: dopo aver resistito alle provocazioni inglesi e francesi, agli attentati terroristici in casa propria, all’esplosione del Nord Stream, ai sabotaggi vari, i russi sarebbero improvvisamente impazziti? Avrebbero deciso di rovinare tutto con due “giochini” aerei senza alcun valore strategico, militare o economico? Ma davvero pensano che siamo tutti idioti, a parte quei quattro imbecilli che ci credono e li spalleggiano in tv e nei talk show del prime time?
È la solita commedia dell’assurdo. Francia, Germania, UK, Finlandia e i paesi baltici recitano il copione perfetto: alzare la tensione, boicottare ogni spiraglio di trattativa, sabotare qualunque accordo di distensione. Non perché ci sia un reale pericolo, ma perché hanno bisogno di tenerlo in vita artificialmente. L’obiettivo? Trascinare la Nato in un conflitto mondiale, col rischio che a catena entrino anche Cina, Corea del Nord, India e gli altri alleati di Mosca.
Peccato che quella sia una partita persa in partenza: la potenza nucleare congiunta di Russia, Cina e soci è tale che l’Europa, anche mettendo insieme arsenali per cento anni, non riuscirebbe a reggere. Ma intanto a Bruxelles e Varsavia recitano il teatrino, convinti che l’opinione pubblica abbocchi come sempre. E mentre gli strateghi da salotto disegnano la Terza Guerra Mondiale sulla mappa, a pagare sono come sempre i popoli: russi, americani, europei. Tutti contrari alla guerra, ma tutti ostaggio di governi che sanno solo giocare con il fiammifero sopra il barile di benzina.

