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Sartano - Il paese dove resistono ancora "I casi i mattunazzi" (case di terra)

Su una collina circondata da ulivi, fichi e vigneti, sorge il paese di Sartano (Calabria), paese antico e ricco di tradizioni, che custodisce ancora adesso quasi intatte "i casi i mattunazzi", le case di creta e paglia, dette anche case di terra.

Dall'anno mille in avanti, l'abitato di Sartano era costituito principalmente da casette basse costruite con mattoni crudi di creta e pagli detti "mattunazzi", che non raggiungevano i due metri e settanta di altezza nella parte superiore.

 

Viviamo in un'epoca dove parlare di fede significa confrontarsi con molti aspetti della nostra società. L'esasperazione dell'individualismo crea forti insofferenze nelle nuove generazioni e raccontare di un libro excursus su contenuti teologici e spirituali è davvero una piacevole novità. Due fratelli, la fede e la modernità del vivere attraverso i media e i nuovi mezzi di comunicazione incuriosiscono e attirano verso un nuovo panorama dove tutti possono attingere energia e incoraggiamento.

La presenza degli Armeni in Calabria è databile tra il V ed il IX secolo d.C. I segni del loro passaggio sono evidenti tra Bruzzano con resti di un castello ROCCA ARMENIA, Brancaleone con le chiese rupestri con pavoni e croce armene incise, Staiti con croci dislocate nel territorio; chiese rupestri in grotte dove sono evidenti delle croci e pavoni incisi di stile armeno. In tutto il territorio allargato tra Bova e Bovalino i toponimi e gli stessi cognomi ricordano la loro presenza. Armeno, Armeni e Trebisonda, sono sicuramente nomi che ricordano provenienza.

Nel silenzio della natura lo scorrere dell’acqua sembra dire: ciao, mi chiamo FIUME, di nome CHIESE, ti va di fare una passeggiata con me?
Senza batter ciglio lo seguo in silenzio e ascolto la sua voce.

Sono nato dal massiccio dell’Adamello, ho raccolto la mia linfa vitale dai perenni ghiacciai che piano piano mi hanno nutrito e dato la forza per correre veloce e a tratti profondo per 160 km.
I Miei tutori sono la Val Di Fumo e la Valle di Daone.

 

La meravigliosa Sacra di San Michele o Abbazia, è un complesso architettonico arroccato sul monte Pirchirano, nel cuore della val di Susa, vicino Torino. Visse il suo massimo splendore storico dal XII al XV secolo come centro principale della spiritualità benedettina in Italia. Quello che in genere attrae e incuriosisce è l’ aria di mistero, di pace e di spiritualità che infonde nel visitatore che la contempla e soprattutto il fatto che l’Abbazia è spesso associata a termini quali: esoterismo, misteri e leggende incredibili. Non a caso il suo scenario monastico ha ispirato Umberto Eco per l’elaborazione del suo famoso libro: “Il nome della rosa”. Ed è proprio su questi aspetti che focalizzerò la mia attenzione nel descrivervi e nel parlarvi di questo posto meraviglioso, che consiglio a tutti di visitare.
Perché un luogo misterioso?
Quali miti e leggende nasconde l‘Abbazia?
Il primo e irrisolto mistero, riguarda la data di costruzione dell 'Abbazia. Nessuno sa di preciso quando sia stata eretta. La leggenda narra che nel secolo X, l’allora vescovo di Ravenna, San Giovanni Vincenzo, arrivato in Piemonte, per condurre una vita da eremita, decise di costruire un’Abbazia sul monte Caprasio. Ma, iniziati, i lavori non riuscivano ad andare avanti per un evento singolare: ogni mattina il materiale per la costruzione dell’Abbazia, spariva. Insospettito, il vescovo rimase sveglio tutta la notte e scopri che i ladri del materiale erano due Angeli che lo portavano sul monte Pirchirano. Interpretando tale evento come segno divino, lo stesso vescovo decise di far costruire l'Eremo sul monte Pirchirano.
Il secondo mistero riguarda la cosiddetta “linea Michelita”, lunga 2000 km, che unisce 7 importanti luoghi di culto dall’Irlanda a Israele, Gran Bretagna, Francia, Piemonte, Puglia e Grecia. La cosa straordinaria è che tale linea è perfettamente allineata e collega i più importanti centri di culto dedicati all’arcangelo Michele. 

 

Viene spontaneo chiedersi perché proprio S. Michele. Perché secondo la leggenda è proprio San Michele a cacciare il demonio all’inferno con un colpo di spada la cui traiettoria avrebbe dato origine a questa “energetica “linea immaginaria, proveniente dal centro della terra. Questo punto energetico si troverebbe sotto una piccola piastrella, all’ingresso del Santuario, e si distingue, in quanto di colore più chiaro rispetto alle altre. Ma, attenzione... non bisogna sostare più di 7 minuti... perché?
Il terzo punto riguarda la leggenda della bella Alda, la fanciulla che recatasi in Abbazia per pregare, per sfuggire all’aggressione di soldati mercenari, preferì lanciarsi dalla torre del monastero, rimanendo miracolosamente illesa, a quanto pare, perché salvata da due angeli. Raccontato l’accaduto, ovviamente nessuno le credette e convinta che gli Angeli l’avrebbero nuovamente presa tra le loro braccia, la bella Alda rifece il gesto, ma questa volta, ahimè, non si salvò! Oltre a ciò, all’ interno dell’Abbazia si trovano numerosi simboli esoterici, individuabili già sul Portale dello Zodiaco dove si possono osservare costellazioni, soggetti biblici, donne che allattano serpenti, busti umani con code di pesce, ecc., ognuno con significati esoterici ben precisi.
La Sacra di San Michele è, e rimarrà sempre una delle Abbazie più suggestive d’ Europa. Un luogo ameno dove la spiritualità, che le vette su cui si erge infondono in coloro che riescono ad elevarsi a tale grado, provocano una sensazione di estraneazione dal mondo e di contatto con il divino, spiritualità assoluta verso l’infinito.
Tutto ciò che cos’è?
Un altro mistero? 

 

 

 

di Alessandro Porri

Roma, si sa, ha una infinità di gioielli nascosti, sconosciuti anche agli stessi romani, ma qui non stiamo parlando di una lapide, una statua, una fontana ma di un castello inglobato nella arzigogolata e spesso confusa architettura di questa favolosa città troppo spesso violentata da piani regolatori indiscriminati e abusivismi senza scrupoli.

UN PO' DI STORIA...
Il complesso, come lo vediamo oggi, è il risultato di diverse epoche costruttive accompagnate da numerose modifiche. C'è un periodo romano bel riconoscibile nel basamento della torre principale e nelle mura, mura che inglobano al loro interno materiali riciclati da altri edifici del periodo, probabilmente recuperati dalla vicina via Ardeatina, troppo spesso depredata nei secoli ed usata come vera e propria cava a cielo aperto. Sono evidenziabili poi altre parti che ci riportano dal periodo medioevale al periodo barocco fino ad arrivare alle ultime modifiche risalenti al XIX secolo.
L'edificio è cresciuto attorno a due ampie corti delimitate dal casale, dalla torre e dalle aggiunte ottocentesche. Di estremo pregio è una chiesetta che affaccia sulla corte più esterna, (cappella di Paolo V) la facciata, ornata da elementi barocchi e le decorazioni neoclassiche interne ne fanno un vero gioiello.

L'imponente torre, alta oltre 40 metri, vero elemento di punta della struttura, ci permette di osservare sul medesimo manufatto i diversi periodi e le relative tecniche di costruzione. La base è romana, gli speroni di rinforzo medievali in un misto costituito da tufo e selce. La parte centrale che si eleva è medioevale, i tufelli sono tipici del XIII secolo e le imbotti delle finestre hanno cornici in marmo bianco di chiaro riuso romano. La parte più alta, probabilmente aggiunta tra il XVIII e il XIX secolo, è costituita da massi in tufo ben squadrati che si allargano a formare delle mensole in peperino ispirate verosimilmente alla torre del Mangia di Siena. Sopra a tutto trova accoglienza una cisterna inglobata in mattoni giallastri risalente al 1891. La data della costruzione della cisterna è ricavabile da alcune ceramiche murate nello spazio sopra le porte più alte. Tutta la struttura un tempo si presentava circondata da imponenti mura di cui alcuni merli sono ancora ben visibili, si alternavano sulle stesse delle torrette di vedetta conservate in parte a rendere il tutto un sistema difensivo davvero imponente rapportato alle dimensioni del castello.


La prima testimonianza dell'esistenza del maniero risale ad una bolla del 1217 di Onorio III Savelli, in cui viene riportato il nome “Cicomola”, bolla che ne attribuisce la proprietà al monastero di Sant’Alessio sull’Aventino. Il termine Cicomola nel tempo si trasformerà in Cicognola e dal XVI sec. muterà nell’attuale toponimo di Cecchignola. Nel 1458 la tenuta fu acquistata dal cardinale Bessarione che qualche anno dopo, nel 1467, sottoscriveva un testamento a favore della cappella di Sant’Eugenio nella basilica dei Dodici Apostoli di Roma. Dopo la morte del cardinale, il castello fu venduto quasi immediatamente alla famiglia Margani che lo gestì per oltre cento anni. Negli anni a venire divenne proprietà di alcune delle famiglie più importanti di Roma, tra tutte spiccarono i Barberini ed i Caffarelli Borghese. Fu proprio grazie alla famiglia Borghese che agli inizi del '600 vennero realizzati importanti restauri che salvarono la struttura dall'incuria sempre maggiore. Lavori imponenti trasformarono letteralmente la zona, opere di bonifica, creazione di un grande parco con addirittura la creazine di una peschiera. Dopo decine di anni in cui il castello non aveva subito più opere di restauro e conservazione proprio in questo ultimo periodo, al termine di un intenso lavoro durato tre anni, il castello della Cecchignola è stato riportato agli antichi splendori mantenendone inalterate le caratteristiche che lo avevano "forgiato" in questo modo così particolare.

 LA BIBLIOTECA


Dal 2006 il castello ospita una bellissima biblioteca di storia dell'arte, specializzata in materiali lapidei, composta oggi da oltre 5000 volumi. L'ingresso è consentito esclusivamente a studiosi e ricercatori del settore. Purtroppo, come per altri luoghi della cultura, in questo momento, a causa dell'emergenza corona virus, l'ingresso al pubblico non è permesso è possibile però la consultazione on line dei cataloghi per effettuare ricerche bibliografiche. Sono previste visite guidate al castello su prenotazione con un piccolo contributo di soli 5 euro, anche queste però sono giustamente soggette ai rigidi protocolli di sicurezza.

È notizia recente che il castello sia stato messo di nuovo in vendita, quale sarà il futuro di questo gioiello che sembra non trovare pace? La speranza è che i nuovi proprietari continuino a mantenere questo "libro di storia" come un luogo della cultura aperto al pubblico e non ne facciano un mero affare economico residenziale.

 

 

Ci sono castelli e castelli! Queste strutture grandiose, nate con lo scopo di fortificare e difendere cittadini e popolazioni tra il IX e il X secolo, nel tempo hanno lasciato traccia della loro imponenza donandoci, oggi, scenari suggestivi che scatenano la fantasia e spesso ci rendono partecipi di fenomeni anomali, misteri e anche apparizioni.
A tal proposito vorrei consigliarvi una visita notturna al castello visconteo di Trezzo sull'Adda (Milano) situato a nord del promontorio a formare un'ansa dell'Adda.
Il castello fu edificato intorno al 1160 da Barbarossa, da sempre conteso sul suolo milanese dapprima tra Federico Barbarossa e la città di Milano e poi tra i Visconti e i Torriani. 


Nel 1360 Bernabo' Visconti ricostruì sui resti dell'antica fortificazione ed oggi rimangono intatti la torre alta 42 metri, con pietra a forma di diamante incastonata senza malta, il pozzo dove si narra che Bernabò gettasse le fanciulle dopo aver passato la notte con loro, e i sotterranei, grotte scavate direttamente nella roccia e che sono in corrispondenza del fiume Adda.
Il castello ha suscitato l'interesse del Crop, (Centro di ricerca sul paranormale) che ha avviato studi relativi alla presenza di alcuni cori di voci che sembrano allietare le notti brave del castello e ad alcuni fenomeni di trasudamento rosso delle pareti dei sotterranei, così come la curiosa presenza di una sagoma antropomorfa su una foto scattata nel 2004 risultata non contraffatta.
Invito chiunque a calarsi in questo immaginario fantastico per vivere emozioni forti e, perché no, da brividi!

 

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