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di Alessandro Porri

Roma, si sa, ha una infinità di gioielli nascosti, sconosciuti anche agli stessi romani, ma qui non stiamo parlando di una lapide, una statua, una fontana ma di un castello inglobato nella arzigogolata e spesso confusa architettura di questa favolosa città troppo spesso violentata da piani regolatori indiscriminati e abusivismi senza scrupoli.

UN PO' DI STORIA...
Il complesso, come lo vediamo oggi, è il risultato di diverse epoche costruttive accompagnate da numerose modifiche. C'è un periodo romano bel riconoscibile nel basamento della torre principale e nelle mura, mura che inglobano al loro interno materiali riciclati da altri edifici del periodo, probabilmente recuperati dalla vicina via Ardeatina, troppo spesso depredata nei secoli ed usata come vera e propria cava a cielo aperto. Sono evidenziabili poi altre parti che ci riportano dal periodo medioevale al periodo barocco fino ad arrivare alle ultime modifiche risalenti al XIX secolo.
L'edificio è cresciuto attorno a due ampie corti delimitate dal casale, dalla torre e dalle aggiunte ottocentesche. Di estremo pregio è una chiesetta che affaccia sulla corte più esterna, (cappella di Paolo V) la facciata, ornata da elementi barocchi e le decorazioni neoclassiche interne ne fanno un vero gioiello.

L'imponente torre, alta oltre 40 metri, vero elemento di punta della struttura, ci permette di osservare sul medesimo manufatto i diversi periodi e le relative tecniche di costruzione. La base è romana, gli speroni di rinforzo medievali in un misto costituito da tufo e selce. La parte centrale che si eleva è medioevale, i tufelli sono tipici del XIII secolo e le imbotti delle finestre hanno cornici in marmo bianco di chiaro riuso romano. La parte più alta, probabilmente aggiunta tra il XVIII e il XIX secolo, è costituita da massi in tufo ben squadrati che si allargano a formare delle mensole in peperino ispirate verosimilmente alla torre del Mangia di Siena. Sopra a tutto trova accoglienza una cisterna inglobata in mattoni giallastri risalente al 1891. La data della costruzione della cisterna è ricavabile da alcune ceramiche murate nello spazio sopra le porte più alte. Tutta la struttura un tempo si presentava circondata da imponenti mura di cui alcuni merli sono ancora ben visibili, si alternavano sulle stesse delle torrette di vedetta conservate in parte a rendere il tutto un sistema difensivo davvero imponente rapportato alle dimensioni del castello.


La prima testimonianza dell'esistenza del maniero risale ad una bolla del 1217 di Onorio III Savelli, in cui viene riportato il nome “Cicomola”, bolla che ne attribuisce la proprietà al monastero di Sant’Alessio sull’Aventino. Il termine Cicomola nel tempo si trasformerà in Cicognola e dal XVI sec. muterà nell’attuale toponimo di Cecchignola. Nel 1458 la tenuta fu acquistata dal cardinale Bessarione che qualche anno dopo, nel 1467, sottoscriveva un testamento a favore della cappella di Sant’Eugenio nella basilica dei Dodici Apostoli di Roma. Dopo la morte del cardinale, il castello fu venduto quasi immediatamente alla famiglia Margani che lo gestì per oltre cento anni. Negli anni a venire divenne proprietà di alcune delle famiglie più importanti di Roma, tra tutte spiccarono i Barberini ed i Caffarelli Borghese. Fu proprio grazie alla famiglia Borghese che agli inizi del '600 vennero realizzati importanti restauri che salvarono la struttura dall'incuria sempre maggiore. Lavori imponenti trasformarono letteralmente la zona, opere di bonifica, creazione di un grande parco con addirittura la creazine di una peschiera. Dopo decine di anni in cui il castello non aveva subito più opere di restauro e conservazione proprio in questo ultimo periodo, al termine di un intenso lavoro durato tre anni, il castello della Cecchignola è stato riportato agli antichi splendori mantenendone inalterate le caratteristiche che lo avevano "forgiato" in questo modo così particolare.

 LA BIBLIOTECA


Dal 2006 il castello ospita una bellissima biblioteca di storia dell'arte, specializzata in materiali lapidei, composta oggi da oltre 5000 volumi. L'ingresso è consentito esclusivamente a studiosi e ricercatori del settore. Purtroppo, come per altri luoghi della cultura, in questo momento, a causa dell'emergenza corona virus, l'ingresso al pubblico non è permesso è possibile però la consultazione on line dei cataloghi per effettuare ricerche bibliografiche. Sono previste visite guidate al castello su prenotazione con un piccolo contributo di soli 5 euro, anche queste però sono giustamente soggette ai rigidi protocolli di sicurezza.

È notizia recente che il castello sia stato messo di nuovo in vendita, quale sarà il futuro di questo gioiello che sembra non trovare pace? La speranza è che i nuovi proprietari continuino a mantenere questo "libro di storia" come un luogo della cultura aperto al pubblico e non ne facciano un mero affare economico residenziale.

 

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