di Stefano Dentice
O Rei (Il Re) ha deposto la corona, ha lasciato per sempre questa Terra. Edson Arantes do Nascimento, noto al mondo intero semplicemente come Pelé, si è spento alla veneranda età di 82 anni dopo aver lottato strenuamente, con il sorriso sulle labbra, contro un tumore al colon che lo costrinse a un intervento chirurgico il 4 settembre 2021.
Inoltre, purtroppo, le disfunzioni renali e cardiache hanno ulteriormente aggravato il suo stato di salute già assai compromesso proprio a causa del cancro.
Tutti gli appassionati di calcio sono in lacrime per la dipartita di un artista del pallone, il “Giotto del Calcio”, un genio assoluto che ha fatto vibrare i cuori di coloro che hanno potuto ammirarlo dal vivo o dalla TV. Gli anziani hanno avuto la fortuna, l’onore e il privilegio di assistere in prima persona alle indimenticabili prodezze del campione brasiliano, i bambini o i più giovani lo hanno conosciuto attraverso i racconti dei propri nonni, quasi come fossero delle vere e proprie favole.
O Rei, questo il suo soprannome più celebre, ha dedicato la sua vita calcistica quasi interamente al Santos, squadra brasiliana a cui è stato legato dal 1957 al 1974 e con cui ha alzato al cielo, fra competizioni nazionali e internazionali, ben trentuno trofei. Poi, dal 1975 al 1977, la parentesi statunitense ai New York Cosmos, al termine della sua carriera, club con cui ha vinto la North American Soccer League nel 1977. Ma è con la nazionale verdeoro che ha letteralmente mandato in visibilio milioni di calciofili di ogni angolo del globo terracqueo.
Ha vestito la casacca della Seleção (nazionale brasiliana) dal 1957 al 1971, conquistando tre mondiali (record assoluto), due Copa Roca, tre coppe Oswaldo Cruz, una Coppa Bernardo O’Higgins e una Coppa dell’Atlantico. A livello individuale, invece, è “Calciatore del Secolo” per la FIFA, per il Comitato Olimpico Internazionale e per la IFFHS (International Federation of Football History & Statistics), Pallone d’Oro FIFA del secolo votato dai precedenti vincitori del Pallone d’Oro e, successivamente, ha ricevuto (unico calciatore al mondo) il Pallone d’Oro FIFA onorario.
Nel corso della sua ventennale attività la FIFA ha conteggiato 1281 gol in 1363 partite disputate, mentre in match ufficiali il suo personale palmares recita 757 reti in 816 gare. Come se non bastasse, fa parte della National Soccer Hall of Fame, è stato inserito dal settimanale statunitense Time nel “Time 100 Heroes & Icons” del XX secolo, dichiarato “Tesoro Nazionale” dal presidente del Brasile Jânio Quadros e, nel luglio 2011, “Patrimonio Storico-Sportivo dell’Umanità”. Una carriera, dunque, costellata di indelebili successi come solo un giocatore con le stigmate dell’indiscutibile fuoriclasse può ottenere. Il suo infinito bagaglio tecnico ha fatto perdutamente innamorare i calciofili degli ultimi sessant’anni.
Pelé era uno dei pochissimi calciatori al mondo in grado di dare del “tu” al pallone, accarezzandolo come se avesse il velluto sugli scarpini. Lui era il calcio con la “C” maiuscola: tiro potente e preciso dalla distanza, Killer Instinct davanti al portiere avversario, dribbling ubriacanti che frastornavano i suoi diretti marcatori, stacco di testa imperioso con cui svettava in cielo con la levità di una libellula, rovesciate e sforbiciate acrobatiche da Standing Ovation e poi una classe cristallina, abbacinante, con cui ha donato indescrivibili emozioni a tutti coloro che lo hanno profondamente amato. Pelé è l’esempio paradigmatico di come il calcio sia molto più di uno sport. Il suo talento e la sua genialità erano arte allo stato puro, un’ode alla bellezza, come una sorta di sindrome di Stendhal.
Oggi il “poeta del cuoio” è “volato” via - pronto a indossare - da lassù - la sua corona da Re del football deposta su questa Terra – e già smanioso – con il trascinante entusiasmo di un eterno bambino - di estasiare gli angeli con la sua inimitabile grazia calcistica.
Foto dalla pagina Facebook ufficiale di Pelé