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Dopo vent’anni di lotta contro la sclerosi multipla, Martina Oppelli chiede il diritto di morire con dignità. Tre dinieghi dal sistema sanitario e un’ultima estate da affrontare: lo Stato continua a non voler ascoltare la sua voce

 

di  Monica Vendrame

Da vent’anni Martina Oppelli convive con la sclerosi multipla. Oggi, a 49 anni, è tetraplegica e dipende totalmente da assistenza continua, farmaci salvavita e presidi medici come la macchina della tosse. Vive a Trieste, dove da mesi, ormai da anni, combatte un’altra battaglia: quella per il diritto a porre fine alla propria esistenza in modo consapevole, legale e assistito.

 

di  Fiore Sansalone

Liste d’attesa gestite come se fossero un’agenda privata. È quanto avrebbe accertato la Guardia di Finanza all’interno del reparto di Oculistica dell’ospedale “Renato Dulbecco” di Catanzaro. Un’indagine che ha portato agli arresti domiciliari il primario, Vincenzo Scorcia, e la segretaria di uno studio medico privato, Maria Battaglia. Ma i nomi coinvolti sono ben dodici, tra medici e personale sanitario.

 

di  Monica Vendrame 

Un boato nel cuore della notte ha squarciato il silenzio del quartiere Lingotto a Torino. Intorno alle 3.15, un'esplosione devastante ha colpito un appartamento all’ultimo piano di un edificio in via Nizza 389, provocando un incendio che si è propagato ad altre abitazioni e causato il crollo del tetto.

 

Dopo la morte del piccolo Michael, si è tolto la vita. La comunità di Chiari lo piange in silenzio

 

di  Fiore Sansalone

Chiari (Brescia) – Un pomeriggio grigio e carico di dolore ha accompagnato l’ultimo saluto a Matteo Formenti, il bagnino 37enne che si è tolto la vita pochi giorni dopo la tragedia avvenuta nell’acquapark “Tintarella di Luna” di Castrezzato, dove ha perso la vita un bambino di quattro anni. Le esequie si sono svolte nel Duomo dei Santi Faustino e Giovita, alla presenza di centinaia di persone e con il lutto cittadino proclamato dal sindaco Gabriele Zotti.

 

di  Monica Vendrame

TRAPANI – Sarebbe dovuto essere un semplice volo serale, un'ultima tappa di rientro verso casa dopo le vacanze. Invece, per circa 150 passeggeri – tra cui anziani e bambini – quello decollato con molto ritardo da Trapani verso Roma si è trasformato in un’esperienza angosciante, a tratti disumana.

Tutto ha inizio all’imbarco del volo Ryanair delle 19:10. I viaggiatori prendono posto regolarmente sull’aereo, ma qualcosa non va. Dopo pochi minuti, il portellone si chiude, i motori tacciono, l’aria condizionata non parte. E il tempo si ferma.

Secondo la testimonianza di uno dei passeggeri, l'equipaggio avrebbe comunicato la necessità di attendere un pezzo mancante per il decollo, assicurando che l’attesa sarebbe stata breve. Ma il tempo passa, l’aria diventa sempre più irrespirabile, e a bordo inizia il panico.

«Era come stare in una scatola di metallo sotto il sole. Gente che piangeva, chi vomitava, chi implorava di poter scendere. È stato un incubo», racconta un uomo romano, visibilmente provato.

Nessuna bottiglietta d’acqua, nessuna possibilità di uscire: solo sudore, urla e un senso crescente di impotenza. Una madre stringe il suo bambino in lacrime, un anziano cerca sollievo sventolandosi con una rivista. Le scene riportate dai passeggeri parlano di persone "ammassate come sardine", costrette in una condizione di disagio estremo.

Alla fine, dopo quasi un’ora a terra, arriva il via libera per il decollo. Ma la paura non è passata. Alcuni si rifiutano di risalire a bordo, altri – pur salendo – restano in uno stato di allerta costante. Durante il volo, la tensione è palpabile. All’atterraggio a Fiumicino, l’aereo non ha neppure il tempo di fermarsi che diversi passeggeri si alzano di scatto per scendere, pur con l’aereo ancora in movimento.

«Quando siamo usciti c’era chi piangeva, chi vomitava. Nessuno dovrebbe vivere una situazione del genere solo per aver preso un aereo», aggiunge un'altra testimone.

Il silenzio della compagnia aerea su quanto accaduto ha lasciato molti passeggeri con una sensazione di abbandono, alimentando una rabbia che va ben oltre il semplice disservizio. Non si tratta solo di un ritardo o di una cattiva gestione logistica: si parla di dignità, di sicurezza, di rispetto umano. Episodi come questo accendono i riflettori su un problema sempre più diffuso nei voli low-cost, dove il risparmio sembra talvolta avere la meglio sulla tutela dei diritti dei viaggiatori. E mentre si moltiplicano le denunce sui social e nelle sedi opportune, una domanda resta sospesa nell’aria: quanto ancora dovranno sopportare i passeggeri prima che vengano stabilite – e soprattutto fatte rispettare – regole più severe in nome della civiltà?

 

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