di Arianna Di Presa
Maria Rosaria Iacobucci vive e lavora a Pescara. La sua Arte rappresenta perfettamente i moti celesti, in un’avvincente aggregazione metafisica, dove ogni atomo combacia con il richiamo del Cielo. I nuovi mondi della Iacobucci conducono i fruitori dentro un viaggio astronomico e talvolta tassonomico per l’indiscutibile precisione delle particelle stellari, che sembrano coinvolgere i fruitori all’interno di un tappeto di desideri da realizzare.
La dialogica universalità si dipana dunque, come la caratteristica più lineare e irraggiungibile di ogni opera che annuncia un osservatorio di pianeti convulsi, lontani e vicini, secondo una precisa prospettica ottica. Astronomia e Arte pertanto, si uniscono lungo lo stesso filone che costituisce per la pittrice uno straordinario binomio al fine di avvertire insieme agli spettatori la sospensione universale. I tempi e i luoghi entrano nell’alveo di una dissolvenza fugace e sfuggente, in cui l’uomo percepisce la sua essenza a livelli minimi rispetto alla grandezza esponenziale tra le braccia del Cosmo. In secondo luogo, nello stile della Iacobucci, si avverte un’originalità mai vista, che consente di avvicinare attraverso una potenza graduale l’energia sinergica dei pianeti alla quotidianità, dentro ad un’evasione ricercata e vissuta nel profumo plateale di substrati terreni, tramutati in polvere ultraterrena.
In realtà, questa manifestazione pittorica, tramanda un atavico trapassato inciso di entità primordiali appese e sublimate al flusso aereo, ossigenato dal brillio di nebule appena visibili sullo sguardo umano, ma rese eterne in un rispecchiarsi costante di splendenti comete. Uno scenario proteso al sospiro del Cielo è quello della Iacobucci, una sospensione eterea narrata a bassa voce, dal sussurrare lento delle stelle in corsa verso l’attesa dell’infinto.
