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di  Monica Vendrame 

 

Liguria, terra di mare, di bellezze paesaggistiche e di buon cibo. Leggiamo cinque leggende di questa splendida regione.

 - L’albero d’oro

Nel quartiere di San Fruttuoso, a Genova, c’è una strada chiamata “Via dell’albero d’oro”.  Si dice che, molto tempo fa, quella zona fosse piena di boschi e di frutteti, molto diversa da ora. Quasi tutti i terreni appartenevano ad un signorotto che amava giocare a dadi. Il giovane perse quasi tutto con il gioco d’azzardo e nella sua ultima partita giocò l’ultima cosa che aveva da offrire: un albero. Riuscì a vincere e da quel momento la fortuna fu dalla sua parte. Capì che quell’albero lo aveva salvato e che era la rappresentazione del coraggio e delle responsabilità. Smise di giocare a dadi e la pianta venne soprannominata “l’albero d’oro”. Purtroppo, negli anni 80  l’albero fu abbattuto ma ne venne piantato un altro, proprio nello stesso punto per onorare la leggenda.

Albero di gelso (Van Gogh)

 

 - La Demone di Moneglia

Si narra che a Moneglia (Ge), nel lontano 7 gennaio  del 1950, scoppiò una tempesta talmente violenta che sembrava volesse distruggere tutto il paese. Venne danneggiata la croce del campanile della Chiesa di San Giorgio e al suo posto apparve un demone nero, nato da una saetta.

Gli abitanti cercarono di scacciare il demone che, nel frattempo,  per la paura  si era tramutato in una bestia scura.  Quella strana figura si rifugiò nella chiesa,  rimanendo, però, intrappolato nel dipinto, vicino ai  piedi di Sant’Antonio abate (protettore degli animali) che, riconoscendolo, lo immobilizzò con il suo lungo bastone.  Pare che sia ancora lì dentro e che tremi dalla paura.

 - La Madonna bianca

Si dice che nel 1204 a Portovenere (SP) gli abitanti videro un tronco d’albero avvicinarsi a riva. Sopra il tronco vi era un quadro con la raffigurazione della Madonna. Esso venne portato in chiesa ma con il tempo il dipinto sbiadì e scomparve quasi del tutto. Un giorno, però, nel 1399 il quadro cambiò, mostrando la Madonna in tutto il suo splendore, come se fosse stato appena dipinto.

 - La leggenda di Tellaro

Pare che nel 1660  il borgo di Tellaro (SP) fu assaltato dai pirati durante una notte di tempesta. Gli abitanti non si aspettavano certo un’incursione in quel momento, ma i corsari riuscirono ad avvicinarsi pericolosamente. Un enorme polpo uscì dal mare e tirò la fune del campanile, in modo da dare l’allarme suonando le campane. Gli abitanti riuscirono a respingere i pirati ed il polpo divenne una raffigurazione nello stemma del borgo. Lo si può trovare, infatti, rappresentato in molti angoli del paesino: sui portoni delle case, sulle insegne dei locali, disegnato sui muri delle case.

- La leggenda dell’isola Palmaria

Sulla nascita dell’isola di Palmaria si racconta una leggenda: si narra che un bambino venne abbandonato dalla madre poiché troppo gracile di costituzione. Il piccolo fu adottato da un parente che, per renderlo più robusto,  lo appese al soffitto in modo da temprarlo con aria calda e fumo. L’assurda cura riuscì a dare i suoi frutti e il giovane crebbe forte. I fratelli del ragazzo erano molto gelosi di lui,  soprattutto perchè dimostrava di essere molto più intelligente: riuscì, infatti, ad ideare strabilianti invenzioni per pescare.  Essi decisero così di negargli ami, esche, lenze, ed anche  la barca per pescare. Il giovane riuscì lo stesso ad ingegnarsi e costruì un amo legato ad una fune che dal promontorio di Portovenere gettò in acqua. Il suo stupore fu grande quando si accorse  di aver fatto abboccare, non un pesce, ma un’intera isola: l’isola Palmaria.

 

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Info Autore
Monica Vendrame
Author: Monica Vendrame
Biografia:
Vivo a Pegli (Genova). Sono vicepresidente dell'Associazione culturale "Atlantide - Centro studi nazionale per le arti e la letteratura" e promuovo eventi culturali. Sono redattrice del quotidiano online "La voce agli italiani" e collaboro con il periodico "La voce del Savuto". Amo il teatro e la lettura.
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