“Isola”, limitata porzione di terraferma circondata dalle acque. Questa definizione ci dà la cifra esatta di ciò che può significare vivere su un’isola. In special modo se l’isola è di dimensioni ridotte e lontana dalla terraferma. I disagi diventano enormi quando la situazione meteorologica, in inverno innanzitutto, impedisce i collegamenti e si resta isolati. Le più banali esigenze come approvvigionamenti di generi di prima necessità, spostamenti per raggiungere il posto di lavoro, necessità di cure mediche in strutture non presenti in loco, diventano impossibili.
Chi nasce e vive su di un’isola è abituato a tutto ciò e non vi fa caso.

Vivere in un posto che è considerato dai più, il paradiso terrestre per la bellezza unica dei luoghi, per la tranquillità, spesso diventa un onere immenso, sia quando per circa nove mesi viene invaso da una folla di turisti, che spesso eguaglia la densità della popolazione, sia nei tre mesi invernali in cui si spopola e molti decidono di svernare in paesi caldi per riposarsi dalle fatiche della stagione turistica; quindi, si chiudono alberghi, ristoranti, bar, negozi e la vita rallenta, si adegua alla calma del periodo in cui la natura si ferma e gli alberi perdono le foglie.
Una panacea per ritemprare l’anima e prepararsi al risveglio della vita.

Per molti è un toccasana per godere la propria terra in maniera unica e sublime, per tanti una prigione da cui scappare a gambe tese.
All’improvviso la vita viene stravolta da un evento imprevisto che si sviluppa a macchia d’olio, una pandemia violenta, subdola, aggressiva e sconosciuta che travolge il mondo intero e costringe a fermare tutto: non si viaggia più, non si possono svolgere le normali attività lavorative e scolastiche, non vi sono le strutture necessarie per accogliere i malati e curarli, pertanto si rende indispensabile limitare gli spostamenti e isolarsi… isolarsi nell’isola.

Siamo abituati. No, questa volta è diverso, non è una semplice riduzione della vita normale, ma una restrizione obbligatoria e ci si rende conto che cose semplici e scontate, come una passeggiata sulla spiaggia ad ammirare il mare o in campagna, sono dei lussi che non ci sono permessi. Ci viene impedito anche di spostarsi tra i comuni esistenti e ciò crea disagio immenso. Il senso di isolamento e solitudine diventa soffocante e si vorrebbe tornare alle giornate estive in cui la folla invadeva le stradine e impediva lo svolgimento delle attività più semplici, andare a fare la spesa o recarsi al lavoro o al mare.
Vivere in un’isola è uno stato d’animo che non si può comprare, ma solo accettare nel bene e nel male.
