Colors: Red Color

 

...... Arrivammo sul luogo del disastro in autocarro, lungo strade ombreggiate da pioppi e fiancheggiate da fossi formicolanti di animaletti che non potei osservare chiaramente a causa delle grandi nuvole di polvere sollevate dai camion. Arrivando nel luogo dove sorgeva lo stabilimento, alcuni di noi furono messi a piantonare quei grossi depositi di munizioni che, chissà perché, non erano saltati in aria, mentre altri venivano mandati a spegnere un incendio divampato in mezzo all’erba di un campo adiacente; una volta conclusa tale operazione ci ordinarono di perlustrare gli immediati dintorni e i campi circostanti per vedere se ci fossero dei corpi. Ne trovammo parecchi e li portammo in una camera mortuaria improvvisata e, devo ammetterlo francamente, la sorpresa fu di scoprire che questi morti non erano uomini ma donne... Ricordo che dopo aver frugato molto attentamente dappertutto per trovare i corpi rimasti interi ci mettemmo a raccogliere i brandelli. Molti di questi furono staccati da un fitto recinto di filo spinato che circondava l’area dove prima sorgeva la fabbrica e dalle parti di edificio ancora esistenti, da cui raccogliemmo molti di questi pezzi staccati che illustravano fin troppo bene la tremenda energia dell’alto esplosivo. Trovammo molti di questi brandelli nei campi, a una distanza considerevole, dove erano stati portati dal loro stesso peso."

Da "Una storia naturale dei morti" - Ernest Hemingwey

In questo racconto inserito nel volume "I quarantanove racconti", lo scrittore Premio Nobel per la letteratura narra - molti anni dopo l'accaduto - l'incrociarsi del suo destino con quello delle giovani donne che persero la vita in un tragico incidente avvenuto nella fabbrica Svizzera di armi "Sutter & Thèvenot" sita a Castellazzo di Bollate a nord di Milano (mimetizzata in un ambiente boschivo per l'attività bellica svolta) in cui ci fu un'esplosione che devastò il reparto spedizioni della ditta stessa, causando la morte di 59 persone, la maggior parte donne, tra i 16 ed i 30 anni impiegate in questa fabbrica che garantiva munizioni all'esercito ed in cui ci lavoravano circa 1.500 persone.
Heminguey arrivò per caso a Milano il giorno stesso dell'accaduto, 7 giugno 1918 provenendo da Parigi e - quale volontario diciannovenne della Croce Rossa Americana - fu inviato immeditamente a prestare soccorso sul luogo dell'accaduto.Quello che vivrà in quei momenti resterà indelebile nella sua memoria tanto da volerlo immortalare nel racconto.
L'incidente occorso ebbe scarsa risonanza, pochi trafiletti sui giornali, nonostante l'esplosione si sentì fino a 30 km di distanza ed accorsero da ogni paese limitrofo per prestarvi soccorso e fu una tragedia immane.
Ci fu una forte censura governativa al fine di nascondere quanto disastrosa fosse la macchina bellica e le conseguenze anche sui civili e nel mondo del lavoro,di conseguenza la strage fu dimenticata per quasi cento anni , tanto è vero che il racconto di Hemingwey- che non cita il luogo dell'esplosione nè il nome della fabbrica- non fu subito collegato alla strage accaduta a Castellazzo , in quanto la fabbrica fu chiusa e smantellata nel 1919 al termine della guerra ; troppi gli anni trascorsero tra l'evento e la pubblicazione del racconto per tracciare un collegamento.


Hemingwey unico testimone narrante quindi , come pure Luca Comerio lo fu per la testimonianza fotografica.
Incaricato dalla Sutter & Thèvenot di documentare il lavoro svolto nella fabbrica,un anno prima della strage, Comerio fa un notevole reportage sia per la qualità delle fotografie che per l'importanza che ebbero le stesse nel documentare la manovalanza ,gli interni e le attività svolte nel polverificio.Tale materiale fotografico ora è custodito nell'archivio di Stato di Perugia .
Su queste testimonianze e grazie all'impegno del Parroco di Castellazzo e di storici locali, con le loro personali ricerche e ritrovamenti si riannodano il fili della storia ,tant'è che nel 2018 il Comune di Bollate da vita ad una commemorazione ricordo"Quell'Esplosione cent'anni fa" per riportare alla memoria questo tragico episodio storico con una importante mostra fotografica delle immagini di Luca Comerio che consentirono una visita virtuale alla fabbrica per non dimenticare.
Tante le iniziative e le associazioni coinvolte in tale ricorrenza nella quale inoltre si inaugurò un murale di Ale Senso dedicato alle donne. "....E' stato l' marzo italiano..-sottolinea il sindaco-...... queste donne sono state un pezzo della storia dell'emancipazione femminile e vogliamo ricordarle cosi".Questo anniversario verà riconosciuto fra gli anniversari di interesse Nazionale dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il Murale, con una targa commemorativa è stato eseguito sulla cabina elettrica di quell'epoca sopravvissuta alla demolizione del luogo ed è attualmente visibile quale "Sito della Memoria " raggiungibile con un sentiero da percorrere nella brughiera delle Parco delle Groane .
Simonetta Sarchi

Documentazione:
1) Estratto del racconto " Una Storia Naturale dei morenti ",
racconto inserito nel volume i quarantanove racconti di E.Hemingwey;
2)Lombardia Quotidiano - maggio 2018;
3)foto in allegato diS.SARCHI effettuato sul luogo della memoria di Castellazzo;
4)Corriere della Sera -28-5-2018 "Milano,Operaie nella trappola di fuoco :100 anni fa la strage dimenticata (Giovanna Fagnani )
5)Il Giorno 23-5-2018 Monica Guercini

 

 

Ci sono due forme di azoospermia, ossia assenza di spermatozoi nel liquido seminale. La azoospermia secretiva dove gli spermatozoi non vengono affatto prodotti dal testicolo e la azoospermia ostruttiva dove gli spermatozoi vengono prodotti ma trovano “ostacolo” lungo il loro percorso.
Nella forma ostruttiva si può tentare il recupero con tecniche mininvasive, nelle secretive chiaramente la possibilità di recupero è molto minore.
Ma la scienza sta studiando nuovi marcatori predittivi.

 

Dare una definizione di “giustizia” è estremamente difficile, essendo diverse le accezioni di giustizia.
È possibile concepire la giustizia in termini meramente formalistici, cioè come conformità alle norme, senza interrogarsi sull’intrinseca bontà delle leggi, ma asserendo che si fa giustizia quando le leggi, qualunque esse siano, vengono applicate.
Si può intendere la giustizia in termini puramente ideali: la giustizia sarebbe l’ideale a cui devono tendere le norme di diritto.
È possibile pensare alla giustizia come a una virtù o a una virtù privata, ciò che informa la condotta quotidiana del singolo.
Si può ritenere conforme a giustizia la condotta capace di garantire la convivenza pacifica.
La giustizia può essere intesa come la felicità per il maggior numero di persone (anche se, poi, ci si dovrebbe chiedere se sia giusto che una minoranza non sia felice) o come aspirazione all’uguaglianza o all’equità.
Probabilmente, non si può dare una definizione di giustizia, perché la giustizia può essere determinata solo in relazione a qualche altro ordine di valori. Occorre sempre un quadro culturale di riferimento all’interno del quale poter dire cosa è giusto e cosa non è giusto.
Nel nostro ordinamento, il quadro di valori è rappresentato dalla Costituzione e, quindi, è possibile valutare che cosa è giusto e cosa è ingiusto all’interno dei principi che informano il nostro ordinamento giuridico e che sono stati costituzionalizzati.

 

L’Associazione Giustizia e Democrazia (A.G.eD.) di Como, anche per l’anno 2021, così come oramai avviene da circa un quindicennio, promuove numerosi incontri pubblici e gratuiti, organizzati e presentati dall’avvocato comasco Marcello Iantorno, coordinatore responsabile dell’Associazione. Tali eventi sono riconosciuti, nell’ambito delle attività di formazione e di aggiornamento, dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Como.
Gli incontri, della durata di tre ore, che si terranno, tranne uno, presso la Biblioteca civica di Como, Piazzetta Lucati n.1, tratterranno importanti e attuali argomenti e vedranno la presenza di relatori ed esperti di spessore e personaggi protagonisti di eventi di rilievo nazionale. Sono anche previsti incontri e rappresentazioni musicali e teatrali aventi ad oggetto ambiti culturali che spaziano dal diritto alla musica e a rappresentazioni sceniche teatrali.

Il 18 marzo, alle ore 15, si terrà l’incontro “CONDIZIONE DEI DETENUTI E LEGALITA’ COSTITUZIONALE: LA CORTE COSTITUZIONALE NELLE CARCERI (CON PROIEZIONE DI DOCUFILM)”. Interverranno la Prof.ssa Grazia Mannozzi, Ordinario di Diritto penale e Giustizia riparativa presso l’Università degli studi dell’Insubria e Fabrizio Fogliato, critico cinematografico, saggista e curatore di cineforum presso la Casa circondariale.

Il 25 marzo, alle ore 17, è previsto l’evento “IL RUOLO E LA FUNZIONE DEI COLLABORATORI DI GIUSTIZIA NEI PROCESSI ALLA MAFIA” con la Dott.ssa Alessandra Cerreti, Sostituto procuratore DDA – Procura della Repubblica di Milano e Lirio Abbate, Vice Direttore di “L’ESPRESSO”.

Il 9 aprile, alle ore 20, appuntamento su “LEGGE E LETTERATURA.RIFLESSIONI SUI RAPPORTI TRA DIRITTO E MUSICA. LA COMUNICAZIONE TRA DIMENSIONE ESTETICA E NORMATIVA: MONDI DISTINTI O COMUNICANTI?” con l’Avv. Gerardo Carmine Gargiulo, cantante, compositore e avvocato, Marco Belcastro, musicista e cantautore e il Dott. Adelfo Maurizio Forni, manager, scrittore, già dirigente Groupe CEDEC di Bruxelles.

Il 23 aprile, alle ore 20, si parlerà di “COLPA E RESPONSABILITÀ: IL CASO DI EDIPO” (con RIPRODUZIONE DRAMMATURGICA DI TESTI GRECI) con la Prof.ssa Laura Pepe, Docente di Diritto greco presso la Università Statale di Milano e con la LETTURA SCENICA di Christian Poggioni (letture sceniche del testo di Sofocle).

Il 7 maggio, alle ore 20,00, l’evento verterà sul tema “MIGRAZIONI, DIRITTI, ACCOGLIENZA, INCLUSIONE E SVILUPPO LOCALE: L’ESEMPIO DEL MODELLO RIACE” con la presenza del Prof. Mimmo Rizzuti, del coord. Agorà Abitanti della Terra. Interverrano l’On. Lia Quartapelle, membro della Commissione Esteri della Camera dei Deputati e Mimmo Lucano, già Sindaco di RIACE.

Il 20 maggio, alle ore 20, si terrà l’incontro “LA MAFIA NEI PROCESSI E NELLA LETTERATURA DI L. SCIASCIA” con il Prof. Mario Porro e Letture su testi di L. Sciascia di Christian Poggioni, attore e regista teatrale, docente all’Università Cattolica del sacro Cuore.

Il 27 maggio, alle ore 20, si parlerà di “LAICITA’ E CRISTIANESIMO” con il Prof. Francesco Margiotta Broglio, Emerito di Storia e sistemi dei rapporti tra Stato e Chiesa all’Università di Firenze e Don Saverio Xeres, Professore Ordinario di Storia della Chiesa - Facoltà teologica di Milano. Interverrà il Dott. Carlo Cecchetti, Giudice del Tribunale penale di Como.

L’11 giugno, alle ore 15, l’evento verterà su “DELITTI IN MATERIA DI AMBIENTE: TRAFFICO ORGANIZZATO DI RIFIUTI, INQUINAMENTO AMBIENTALE E COMBUSTIONE ILLECITA DI RIFIUTI. IL PUNTO SULLA RECENTE GIURISPRUDENZA DELLA CORTE DI CASSAZIONE”. Interverranno l’On. Chiara Braga, membro della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, la Dott.ssa Silvia Bonardi, Sostituto procuratore DDA – Procura della Repubblica di Milano e il Dott. Emanuele Quadraccia, Giudice del Tribunale penale di Como.

Il 18 giugno, dalle ore 20, si terrà un incontro su “LA MAFIA NEI PROCESSI E NELLA LETTERATURA, RUOLO E FUNZIONI DEL PENTITISMO” con Proiezione del film “Il traditore” di M. Bellocchio (2019), con P. Favino. I relatori saranno il Prof. Pino Arlacchi, Docente universitario, già parlamentare italiano ed europeo, scrittore e Fabrizio Fogliato, critico cinematografico e saggista.

Il 17 settembre, alle ore 15,00, si parlerà di "LE CONDIZIONI DELLA DETENZIONE E LA RIFORMA DELL’ORDINAMENTO PENITENZIARIO” con il Sen. Franco Mirabelli, membro Commissione Giustizia del Senato, la Prof.ssa Grazia Mannozzi, Professore ordinario di Diritto Penale e Giustizia Riparativa presso l’Università degli Studi dell'Insubria e il Dott. Carmelo Musumeci, ergastolano in regime di liberazione condizionale, plurilaureato, scrittore.

Il 14 ottobre, ore 15, si parlerà di “COLPA E RESPONSABILITÀ. DALL'OMICIDIO DI CAINO, IL PRIMO DELLA STORIA, ALL'AFFERMARSI DEL PRINCIPIO DI RESPONSABILITÀ QUALE FONDAMENTO DELLE COMUNITÀ” con la Prof.ssa Laura Pepe, Docente di Diritto greco presso la Università Statale di Milano e il Prof. Massimo Bonelli, Docente presso la Università Cattolica di Milano e presso e la Facoltà teologica “Sacra scrittura”.

Il 21 ottobre, alle ore 15, l’evento tratterà il tema de “LA RESPONSABILITÀ SANITARIA A QUATTRO ANNI (CIRCA) DALLA RIFORMA E LE PRONUNCE DEI GIUDICI”. Interverrà l’Avv. Valentina Sessa, del Foro di Milano, Aggregato di diritto amministrativo e ricercatrice di ruolo presso la Università Telematica E-Campus di Novedrate. Tale evento si terrà presso l’Aula Biblioteca del Tribunale di Como.

Per informazioni e comunicazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale di Genova, è stato minacciato ed insultato sui social, dopo essersi vaccinato contro il Covid-19 ed averne difeso i benefici. L’infettivologo, da sempre un fervente sostenitore del vaccino, nel giorno del Vaccine Day, viene immortalato mentre riceve la prima dose dell’antidoto:
«Mi sento più forte! – queste le sue parole ad inoculazione avvenuta – . E’ iniziata una nuova era, speriamo sia quella del post Covid. È incominciata la nostra controffensiva contro il virus - ha aggiunto - . Il vaccino è un atto d’amore per noi, per le persone che amiamo e per la comunità in cui viviamo».
L’ira dei no-vax , causata dal gesto e dalle parole di Bassetti, non ha tardato a farsi sentire, per poi manifestarsi su facebook con gravi intimidazioni nei suoi confronti. Il medico, per nulla intimorito, ha dichiarato che continuerà la sua attività di informazione senza recedere di un millimetro, e che gli attacchi lo faranno sentire ancora più forte e determinato. Ovviamente, il fatto è stato denunciato alla Digos ed alla Polizia Postale.
Matteo Bassetti, ospite di una trasmissione televisiva, si toglie qualche sassolino dalle scarpe e lancia precise accuse allo Stato: «Bisognerebbe che qui tutti si facessero un esame di coscienza. Il compito di spiegare come funzionano i vaccini, perché sono importanti, non deve ricadere solo sui medici. E’ chiaro che quando si viene lasciati soli si finisce per diventare il bersaglio di tutti”, e - sottolinea - : «Avrei voluto vedere una campagna forte sui vaccini, soprattutto in questi 15 giorni che siamo rimasti a casa, chiusi per le zone rosse. Gli spot dovevano essere continui ed ininterrotti, fatti in maniera scientifica e corretta, in modo tale da spiegare ed insegnare agli italiani come porsi di fronte a questa campagna di massa». Bassetti conclude denunciando – «Purtroppo, questo non l’ho visto e siamo pesantemente in ritardo rispetto agli altri Paesi. Quindi, queste campagne d’odio che colpiscono alcuni di noi, hanno anche una responsabilità di una non guida centrale».
Immediata la solidarietà del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti che ha dichiarato: «Forza Matteo, vaccinandoti hai dato il buon esempio insieme alla nostra task force e a tanti operatori della nostra sanità e sono certo che gli insulti non fermeranno il tuo grande lavoro. In questi giorni più che mai mi chiedo se il vaccino contro la stupidità avrebbe effetto su certa gente».

 

 

Oggi vi voglio parlare di come a volte si danno giudizi affrettati sugli altri e sul loro comportamento. Vi parlerò di una commedia vista in televisione molti anni fa. Allora la televisione era in bianco e nero e c’erano solo i 2 canali della RAI, non c’era molta scelta, per cui si guardava quello che c’era. In televisione c’era anche la prosa, varie commedie, anche americane e russe, che si guardavano ugualmente, anche se non c’era azione e colpi di scena, e avevano un andamento molto lento.
C’erano le commedie di Anton Čechov, di Arthur Miller, di Carlo Goldoni.
Ricordo i titoli di alcune commedie: "Vita col padre", "Casa di bambola", "Morte di un commesso viaggiatore", "Il giardino dei ciliegi".
Ricordo una commedia ambientata in periodo natalizio. Si svolgeva in una famiglia media americana. In questa famiglia si aspettava la visita di uno zio molto ricco, e intanto si chiacchierava. Si criticava questo zio, che nonostante fosse molto ricco, come regalo di Natale portava sempre una semplice cassetta di arance. Si chiedevano cosa ne facesse di tutti i suoi soldi.
Arriva lo zio che porta la solita cassetta di arance e si comincia a chiacchierare.
Ad un certo punto lo zio nota un comportamento che gli sembra strano in uno dei bambini della famiglia. Convince i genitori a farlo visitare da un medico e si scopre che il bambino ha una malattia molto grave, e che ha bisogno di cure molto costose.
Lo zio lo fa curare a sue spese. E il bambino guarisce.
Alla fine della commedia lo zio muore. Una parente che si occupa di sistemare le cose dello zio trova un diario di appunti dello zio e scopre come spendeva i suoi soldi e lo rivela agli altri parenti. Si occupava delle cure mediche di bambini poveri ammalati, spendeva i suoi soldi per curare questi bambini. Nel diario c'erano i nomi di tutti i bambini che aveva fatto curare. Legge i nomi dei bambini e le cure che hanno avuto. L'ultimo è quello del bambino della famiglia. Tocca a lei scrivere su quel diario per l’ultima volta la parola “guarito”.

Salvatore Cutellé
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Esistono luoghi che tu puoi chiamare casa pur essendo sprovvisti di solidi muri e tetti che ti riparano dalla pioggia. Esistono famiglie costituite da persone senza alcun vincolo di parentela, famiglie che si riuniscono alle 9, ogni sabato, in un parco per correre o camminare insieme 5 chilometri, i quali possono essere facilissimi o durissimi da affrontare, e questo a seconda dell’ età, delle capacità o semplicemente dalla voglia e dal tempo che si ha a disposizione quel giorno. Questi luoghi e queste famiglie, composte quest’ultime anche dai tanti volontari che con la loro presenza rendono possibili questi eventi, hanno un nome, ed è un nome inglese scritto rigorosamente in minuscolo: parkun.


Ma procediamo con ordine, dalle origini:
Il 2 ottobre 2004 uno sparuto gruppetto di podisti amatori guidati da Paul Sinton-Hewitt si ritrova a Bushy Park, un parco a Sud Ovest di Londra per dare vita al Bushy Park Time Trial, una corsa gratuita cronometrata della lunghezza di 5 km. Entro breve il nome sarebbe mutato in parkrun e questo evento avrebbe preso prepotentemente piede fino a comprendere quasi 2000 parchi in ventidue paesi sparsi nei 5 continenti ed una comunità costituita da milioni di corridori e volontari, pur mantenendo come segni distintivi l’assoluta gratuità e la non competitività.


Il motivo di questo enorme successo risiede nel senso di comunità e solidarietà che questi eventi riescono a creare; il coinvolgimento emotivo è notevole, la corsa forse solo un dettaglio per i più. In queste corse puoi trovare da campioni del calibro di Paula Radcliffe al vecchietto con nipotini al seguito, alla mamma con la carrozzina. Nessuna gara, solo la voglia di esserci e di godere di una sana attività fisica all’aria aperta e di un’ottima compagnia. Condivisione, questa è la vera ed unica parola d’ordine.


Funziona così: alle 8 di ogni sabato mattina e con qualsiasi tempo atmosferico tre o quattro volontari addetti alla preparazione dell’evento perlustrano il percorso alla ricerca delle eventuali criticità e mentre lo fanno adagiano sul suolo dei piccoli coni di colore arancione, questo per delimitare il percorso, e inoltre piantano delle frecce che permetteranno ai corridori/camminatori di non perdersi. Ritornati al punto di partenza il Run Director, il direttore di corsa nominato dal responsabile fisso dell’intero evento, chiamato Event Director, assegnerà gli altri ruoli ai volontari che nel frattempo sono arrivati. Questi ruoli comprendono tra gli altri: il cronometrista, l’addetto allo scanner e quello ai token, i marshals, il camminatore di coda. Alle 8:55 il Run Director, riconoscibile da un gilet bianco, comincia ad illustrare il percorso e ad impartire delle istruzioni di base in un briefing di un paio di minuti e la cui traduzione in inglese (vista la numerosa presenza di parkrunners stranieri) è spesso affidata ad un volontario madrelingua o ad uno che conosce bene l’idioma. Alle 9 in punto, dopo le foto di rito, i corridori/camminatori si avvicinano alla linea di partenza e aspettano il via che verrà dato dallo stesso direttore. Solo alcuni avranno l’ardire di far partire i loro costosissimi cronografi personali, coloro che hanno una sfida in corso con sé stessi, quelli che vogliono migliorare i loro tempi che, l’organizzazione attenta di parkrun custodisce in un prezioso database aggiornato con puntualità dopo ogni evento. Gli altri, anziani, bambini e coloro che hanno soltanto voglia di farsi una passeggiata cominciano pian piano ad affrontare il percorso sia esso fangoso o arido a seconda del tempo e delle stagioni. Dietro di loro con il convenzionale gilet arancione troviamo il camminatore di coda: colui che chiude le fila e che controlla che tutto si svolga senza intoppi. Durante il percorso i partecipanti ricevono l’applauso e l’incitamento dei marshals posizionati nei vari punti strategici del percorso, punti nei quali vi è la remota possibilità di sbagliare strada. All’arrivo, mentre un cronometrista avrà cura i prendere i tempi, un altro volontario consegnerà a chi man mano arriva un token, una specie di gettone con un numero progressivo che indica la posizione ottenuta. Questo “tokens”, unitamente ad un codice a barre che i partecipanti avranno stampato dopo la necessaria registrazione al sito di parkrun, verrà consegnato ad un altro volontario il quale farà convolare a giuste nozze tempi e posizioni. I parkrunners più esperti o coloro che ne hanno sentito la necessità o il desiderio avranno acquistato un braccialetto con il codice a barre di cui sopra impresso. Di solito tra i primi arrivati e gli ultimi passa oltre un’ora, ma nessuno sembra preoccuparsi dell’attesa poiché, nel frattempo, viene organizzato il cosiddetto “terzo tempo”: forse la parte più bella dell’evento. E’ un momento di condivisione e risa, di bicchieri di prosecco che si susseguono per festeggiare qualsiasi tipo di ricorrenza (anche inventata) e fette di torta dall’apporto calorico doppio rispetto alle energie spese. Poi con calma, con molta calma, dopo aver sistemato il percorso, tutto finisce... ma poi che fai un caffè al bar non te lo vai a prendere? Sono solo le 12…


Queste manifestazioni si sono diffuse in Italia grazie a Giorgio Cambiano, un insegnante palermitano che nel marzo 2014 incontra in un caffè di Windsor Paul Sinton-Hewitt, il vero padre di parkrun I due trovano subito una certa intesa e a Giorgio viene data la possibilità di importare in Italia questa iniziativa: nasce a maggio 2015 Uditore parkrun (dal nome di un parco palermitano dove si terrà il primo evento italiano assoluto), grazie anche al prezioso apporto di Aldo Siragusa, esperto runner ed organizzatore di gare Trail. Da lì il fenomeno ha preso notevolmente piede nella nostra penisola, infatti attualmente gli eventi attivi sono 18 in varie regioni e molti altri sono in attesa del via.


A Roma gli eventi sono due: Caffarella e Pineto, quest’ultimo il primo parkrun inaugurato nella capitale. Il parco del Pineto si trova nella zona nord della capitale ed offre a tutti coloro che lo frequentano una vista mozzafiato sulla cupola della basilica di S. Pietro. I volontari dell’associazione Pineto nel Cuore lo rendono un posto piacevole per una passeggiata, una corsa, quattro chiacchere seduti in una delle numerose panchine da loro amorevolmente dipinte. In questo periodo reso difficile dalla diffusione del virus ovviamente i parkrun sono sospesi in quasi tutto il mondo ed anche il Pineto parkrun è fermo ai blocchi, lasciando un senso di vuoto nei partecipanti abituali e non. Come non rimpiangere i briefings timidi e sbrigativi di Salvatore Vassallo, Event director, che insieme alla moglie Roberta Pastorino costituisce il vero fulcro dell’evento; le avvolgenti e coinvolgenti traduzioni di Jennifer Stripe che, malgrado sia piuttosto giovane, vanta un’ esperienza come parkrunner che risale al 2013 quando cominciò a Walthamstow, zona nord est di Londra, per poi spostarsi a Mile End per dare possibilità al figlioletto Gabriele di prendere parte alle Junior parkrun; le ripetute vittorie di Luigi De Luca, un vero recordman per tempi e presenze, parkrunner italiano dell’anno 2019 per i suoi straordinari risultati e la sua incredibile assiduità. E mancano pure i volti ed i sorrisi dei tanti volontari e partecipanti: Rodrigo, Marco, Fabio, Silvano, Ugo, Andrea, Sabrina, Beatrice, Cristina, Amber, Gilberto, il giovane Riccardo, il fotografo Emanuele Musolino e, naturalmente, tutti gli altri. Il filo però non si è totalmente interrotto: infatti in questo periodo contrassegnato dall’emergenza sanitaria è stata data vita ai (non)parkrun, corse in solitaria sui 5 km fatte durante la settimana con il solo scopo di mantenere accesa almeno la speranza che un giorno ci si possa riabbracciare e correre fianco a fianco. Pineto parkrun detiene il record in Italia per eventi virtuali ed il merito quasi esclusivo va ascritto alla già citata Jenny che non ha mai mollato un centimetro anche quando sarebbe stato molto più facile farlo.
Ah, dimenticavo…. cosa si vince? Nulla. Fatta eccezione per delle maglie che vengono spedite gratuitamente a casa direttamente dall’Inghilterra ai volontari dopo 25 parkrun, ai corridori camminatori dopo 50, 100, 250 e 500 corse e a dei momenti indimenticabili da trascorrere insieme.