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Si proprio lui. Quel marciatore con i baffi e la canotta arancione della Podistica Solidarietà che in ogni gara esibisce con orgoglio la sua fede calcistica indossando una bandana giallorossa sui capelli inevitabilmente imbiancati dalle 67 primavere trascorse. I suoi record sono davvero invidiabili: oltre cento maratone, cinque 100 km del Passatore e tutte le Maratone di Roma fin qui svolte. In particolare questa sua assidua partecipazione alla più importante corsa della capitale gli è valsa il titolo di Senatore della Maratona di Roma. Oltre a queste corse Romano ha partecipato a oltre 2000 gare in tutta Italia e sulle varie distanze. Nel suo libro di alcuni anni fa “Se le mie scarpe potessero parlare” Romano racconta la sua storia, la storia di un atleta straordinario e stimato. Un escursus interessante e appassionato sul mondo del podismo visto da un’angolazione diversa: dalla coda. Un agonismo anomalo, senza esasperazioni ed ansie da prestazione, dove l’unico obiettivo è quello di arrivare. Tagliare il traguardo diventa l’unica vittoria possibile e questo la gente lo capisce, per questo ama questo marciatore, simbolo positivo e impareggiabile di uno sport dall’anima popolare. Esattamente come quella di Romano Dessì. 

 

di Paolo Russo

Parlare di Roberto Baggio è descrivere un campione che ha fatto sognare un'intera nazione attraverso il suo gioco, la sua sobrietà , la sua sofferenza e la sua forza di volontà.

Baggio è l'uomo con cui ogni italiano si è identificato dentro ogni contesto sociale. Era lui che tirava i rigori quando nessuno voleva calciarli prendendosi la responsabilità di sbagliare un tiro, che è valso un intero mondiale.

Baggio era il campione "umano" che tutti i tifosi amavano, c'era persino chi seguiva il calcio per vederlo giocare.

Un uomo in campo, che ha costruito una carriera brillante sempre con la smorfia di sofferenza in volto, per gli esiti di un infortunio gravissimo che lo hanno accompagnato dagli albori della sua carriera. Era il 5 maggio del 1985, Baggio, giocatore del Vicenza, durante una partita contro il Rimini  scivola  rompendosi crociato anteriore, capsula, menisco e collaterale della gamba destra. "La gamba destra era diventata così piccola che pareva un braccio”, scriverà Baggio successivamente nella sua  autobiografia (Una porta nel cielo).

Baggio riesce a riprendersi dopo un durissimo lavoro di riabilitazione e da lì comincia una carriera indimenticabile, seguita da altri infortuni importanti da cui Roberto si è sempre ripreso.

Di Baggio si sapeva che non era lui a giocare, si è  vero lui ci metteva il talento straordinario ma veniva caricato da un pubblico che sentiva la sua fortissima passione per un gioco che ai suoi tempi era ancora agonismo puro.

Nessuno dei suoi tifosi capì l'esclusione dai mondiali, voluta da Trapattoni che costò tra l'altro l'eliminazione dal mondiale nel 2002.

Parlando di Baggio non si doveva parlare di età, infortuni, razionalità perchè in Baggio era intrisa quella qualità magica dell'animo umano che rende tutto imprevedibile e inaspettato, come d'altronde successe nel mondiale Usa in cui Baggio portò in finale una squadra molto più debole delle antagoniste sbagliando lui stesso però il rigore della finale che avrebbe potuto farci vincere il titolo mondiale.

Baggio era il Brescia che pareggia con la Juventus facendogli perdere lo scudetto. Tutto era possibile quando giocava il divin codino!

Non sentire la fatica, il dolore, la sofferenza nel nome della ricerca di gioie più grandi, nel nome della passione. Baggio era la madre che sopporta il travaglio, la forza di ogni padre di lavorare per mantenere i figli, era la lotta per le proprie idee e per i propri valori.

Era l'aspetto magico dell'animo umano!

Eppure arrivò la fine anche per Baggio che deluso dall'esclusione dal mondiale, due anni dopo lasciò il calcio contattando d'improvviso tutto il peso della sua condizione fisica. “Lasciare mi ha ridato vita e ossigeno, stavo soffocando, stavo troppo male, avevo troppo dolore fisico" e ancora Baggio: "quando da Brescia rientravo a casa, non riuscivo a uscire dall’auto, chiamavo Andreina, mia moglie, che mi aiutava ad aggrapparmi al tetto e poi a far passare il corpo. Ho sempre saputo che il calcio aveva una fine..."

Uscirà il 26 Maggio un film che commemorà questo straordinario personaggio che voglio presentarvi con il testo della canzone di Diodato scritta proprio per lui...

 Più di vent'anni in un pallone/Più di vent'anni ad aspettare quel rigore/Per poi scoprire che la vita/Era tutta la partita/Era nel raggio di sole/Che incendiava i tuoi sogni di bambino/Era nel vento che spostava il tuo codino/Che a noi già quello sembrava un segno divino/Era cercarsi un posto/In mezzo a un campo infinito/E poi trovare la gioia/Quando il tempo ormai sembrava scaduto/Era cadere e rialzarsi ascoltando il dolore/Sentire come un abbraccio arrivarti dal cuore/Di chi ti ha visto incantare il mondo con un pallone/Senza nascondere mai/L'uomo dietro il campione/E poi c'è tutta la passione/E quella cieca e folle determinazione/Che la destinazione/A volte è un'ossessione/Le cicatrici e i trofei/A ricordarti chi sei stato e cosa sei/E maglie stese ad asciugare/Sul filo di un destino che oggi può cambiare/E lì a cercarsi un posto/In mezzo a un campo infinito/Per poi trovare la gioia/Quando il tempo ormai sembrava scaduto/E poi cadere e rialzarsi accettando il dolore/Sentire come un abbraccio arrivarti dal cuore/Di chi ti ha visto incantare il mondo con un pallone/Senza nascondere mai/L'uomo dietro il campione/Che poi Roberto in fondo tutto questo amore è pure figlio del coraggio/(Figlio del coraggio)/Di quel campione che toccava ogni pallone come se fosse la vita/Lo so potrà sembrarti un'esagerazione/Ma pure quel rigore/A me ha insegnato un po' la vita...

 

di Virginia Murru

La storia di questo eccezionale boxeur è una vergogna tutta italiana. Grande pugile, campione dei pesi medi e medio-massimo, nato nei primi anni del Novecento. Le vicende che riguardano Jacovacci hanno rimandi leggendari, nonostante l’epoca in cui è vissuto e la struttura di una società asservita ad un regime autoritario, quale il Fascismo poteva essere tra gli anni ’20 e ‘40.

 

Intervista di Luciano Giovannini

Ci sono degli sport dei quali ci rammentiamo l’esistenza ogni quattro anni ed eroi che ci riempiono di sano orgoglio nazionale dei quali non avevamo sentito prima né il nome né le gesta prima di un trionfo o un buon piazzamento nei Giochi Olimpici. Con il passare del tempo quello che rimane di tanto e troppo breve fragore è solo l’eco lontana di un inno cantato a memoria o l’immagine sfocata di un tricolore agitato dal vento.

 

di Mario Signoretti

Il mondo del calcio internazionale è ad un bivio. Dodici tra i principali club europei per fatturato e titoli sportivi vinti hanno annunciato la creazione di una Super Lega, una sorta di campionato parallelo al campionato nazionale e alla Champions League, la principale manifestazione europea di club, in barba alle Leghe Nazionali, alla Uefa e alla Fifa. Ciò significa che i club più forti si scontreranno tra loro in questa manifestazione e si spartiranno un enorme volume di introiti mentre i rimanenti club dovranno accontentarsi delle briciole, anche se qualcuno di loro di tanto in tanto si fa valere a dispetto del budget (vedi Leicester in Inghilterra o Atalanta in Italia). A questa manifestazione hanno aderito i più titolati club italiani (Juventus, Inter e Milan), spagnoli (Real Madrid, Barcellona e Atletico Madrid) e inglesi (Manchester City, Liverpool, Chelsea, Tottenham, Arsenal e Manchester United). Mancano per ora all’appello i due principali club tedeschi (Bayern Monaco e Borussia Dortmund) e il più ricco francese (Paris Saint Germain). 

 

Il calcio del XXI secolo non è quello pioneristico e semi-dilettantistico ante guerra, né tanto meno quello professionistico ma ancora seguito alle radioline fin quasi alla fine del secolo scorso. Oggi il calcio è una vera e propria industria, con fatturati milionari, centinaia di dipendenti a libro paga, stadi di proprietà in cui sport, merchandising e tradizione sono un tutt’uno. Il mondo del calcio del XXI secolo è dominato da cinici procuratori, calciatori businessmen, network in spietata concorrenza e sponsor che dettano i loro tempi. Per vincere hai bisogno di comprare i migliori; i migliori costano; i costi te li ripaghi coi proventi dei network televisivi (ma devi avere un grosso seguito nazionale), degli sponsor e del merchandising (e anche qui conta il numero dei tifosi nazionali e internazionali). Solo che se ti capita un ciclo negativo allora gli azionisti non sono disposti a sganciare soldi senza benefici e valide prospettive. Se sei quotato sul mercato i grossi fondi o i risparmiatori non investono su un club che non ha ambizioni. Pure gli sponsor ti abbandonano e ti dovrai accontentare del contributo di qualche azienda minore. Se a tutto ciò si aggiunge il Covid che ha fatto perdere circa un quarto del fatturato ai club e che ha accelerato questo processo di aggregazione già in itinere si capisce il perché di questa scelta di rottura con le Leghe ufficiali e le principali istituzioni sportive internazionali che minacciano di non far partecipare le società ai vari campionati nazionali.
Il rischio sarà quello di vedere due mondi calcistici paralleli: quello dei giganti e quello dei nani, con questi ultimi che prima o poi saranno costretti ad ambire ad entrare nella cerchia dei grandi perché il calcio dei nani rischierà di non avere più appeal e perché i nuovi talenti, a loro volta, riconosceranno come punti di riferimento solo i campioni dei grandi club e le lusinghe dei procuratori.
Aspettiamo con curiosità l’evolversi di questa morte annunciata, ma le grandi sfide stracittadine e festeggiamenti per l’arrivo dei grandi club negli stadi delle piccole città rischieranno di diventare uno sbiadito ricordo. Di questo passo non ci rimarranno che telecomando e pay tv.

 

 

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del referente regionale karting Basilicata e Calabria. Al via il Campionato Regionale Aci karting e il Campionato Regionale Club Zona 8 - Basilicata / Calabria Sabato 10 e Domenica 11 Aprile sulla Pista 2 Mari di Amato in provincia di Catanzaro ha preso il via, a porte chiuse, nel rispetto del protocollo emanato da ACI Sport la 1ª Prova del Campionato Regionale Aci Karting e la 1ª Prova del Campionato Regionale Club 2021 Zona 8 - Basilicata / Calabria.