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Ero una bambina a cui piaceva giocare sia con le bambole e sia con le macchinine, soprattutto telecomandate.
Chissà forse in me vi era già il concetto dell’uguaglianza.
Il mio ideale: mia madre.
Bella, forte, intelligente, quell’intelligenza derivante anche dal sacrificio, dalla rinuncia e un’ironia fragorosa.
Avevo un viso vestito da maschio, capelli corti ricci, nessuna vanità, nessuna ambizione sentimentale e nessun trucco.
Un giorno un mio amichetto mi disse:”diventerai una bellissima donna”. Ma a me piaceva stare da sola, con i miei sogni e il mio diario.
La mia felice malinconia ed il mio sentire oltre l’immagine.
Fin da piccola non amavo le spicciole conversazioni del niente, osservavo con lo sguardo trasversale, perché lì vi era l’anima.
Non mi chiedevo i perché... sapevo che non vi era una sola risposta.
Forse in me si designava l’aporia.
Questo giorno giunse... ( quello del mio amichetto). Un mio riverbero mattutino mi rivelò i miei lineamenti, erano niente male, erano adulti e pregni di mia madre e di mio padre.
Si, un fortunato incontro di geni.
Ma non mi prolungai più di tanto, davo più attenzione al mio contorno, perché sapevo che vi erano diverse vie di fuga.
Continuai negli anni a seguirle, a percorrerle ma non trovai mai nessun punto di arrivo.
I miei punti di arrivo sono parallelamente incerti.
La mia natura è osservare...
quella retta che non incontra mai un punto ma nel viaggio nel raggiungerlo diviene adulta.
Le mie certezze sono dubbi!
Chi non si pone domande non avrà risposte, non avrà la possibilità di toccare i contorni, gli orli indefiniti un’emozione o di un’utopia o di una logica serenità. Perché in essi vi è sempre un impalpabile verità. Tra tante verità bugiarde.
Ricordo una citazione:
«L’ingegno di un uomo si giudica meglio dalle sue domande che dalle sue risposte».
Concludo con:
Rivolgo la mia stima ai pochi superstiti che in sé possiedono l'acuità del silenzio nel percepire le domande prive di risposte.
Elogio l’intelligenza taciturna ma capillare, contro la superficialità fragorosa e caotica di bocche sguarnite di pensiero.

 

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