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I barbari, descritti talvolta come la soluzione ma molto più spesso come il pericolo assoluto in una narrazione sociale e politica decadente che ha sempre e solo bisogno di un nemico, di un diverso che ci metterà in pericolo, alla fine, non sono arrivati. 

Non sono arrivati gli "stranieri" a distruggere le civiltà altrui. 

Certo ci hanno provato: con l'Isis, e con Al qaeda prima e con le forniture d'armi occidentali alle fazioni contrapposte in Siria, con la potenza economica del neo capitalismo cinese che ha invaso i mercati e con le multinazionali occidentali dello sfruttamento delle materie prime in Africa e America Latina, con le organizzazioni criminali che operano in modo transnazionale e che, quando non uccidono, impediscono la sopravvivenza degli onesti.

Ma no, nonostante tutti questi tentativi, alcuni dei quali ancora in essere e dei molti altri - che per elencarli tutti non basta una vita - i barbari non sono arrivati.

L'aveva detto bene il poeta Kostantinos Kafavis nella sua "Aspettando i barbari" che potreste riascoltare nell'interpretazione di Vittorio Gassman. https://youtu.be/_ulPjQSiR3Q

Non sono arrivati, nonostante si sappia che quando una civiltà è in decadenza l'unica soluzione/prospettiva di futuro siano proprio loro: i barbari, come descritto meravigliosamente ne Le Invasioni Barbariche del regista Denys Arcand del 2003.

E che le nostre siano società in decadenza lo dimostrano i balbettanti proclami mai seguiti da atti rapidi e concreti, fatti dai politici in ogni dove, in relazione alla tremenda ed esplosiva criticità climatica. Lo dimostrano le "guerre per la pace", gli omicidi politici metaforici e non, il concetto di profitto prima di tutto nella gestione dell'attuale emergenza, la strategia della paura messa in atto, spesso camuffata, dai produttori di fake news e dagli opinionisti del tutto, per accaparrarsi pochi pugni di like in più nell'universo dei social.

No, non sono arrivati i barbari. Non sono arrivati trent'anni fa con lo sbarco degli albanesi, non arrivano con le navi soccorso delle ONG né con le carrette del mare. Quella è tutta propaganda. Non sono barbari. I barbari non esistono più: sono esseri umani, siamo esseri umani.

Con la fantascienza ci avevano raccontato che l'invasione sarebbe arrivata dal cielo e avrebbe unito l'umanità contro il nemico sanguinario (sempre la stessa narrazione, avete notato?) trasformandola, rendendola diversa da prima. 

Eppure l'invasione c'è, anche se è invisibile e microscopica, l'opportunità che abbiamo è la stessa. Come nella narrazione fantascientifica, però, ci sono quelli che continuano solo a difendere la propria vecchia grandezza, la propria supremazia, che tardano a leggere la realtà e cioè che, come dopo ogni invasione, indietro non si torna, che nulla può essere come prima. 

E non si tratta del dover portare le mascherine per chissà quanto altro tempo, non è quello. 

Si tratta di dover scegliere tra "io" e "noi", tra il modello fallimentare dei brevetti, delle egemonie economiche, dello sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali e umane, tra il modello "contabile" capitalistico e socialista, tra il modello attuale ormai in fase terminale e una prospettiva olistica, o Ubuntu se preferite, in cui ognuno nella propria individualità conta, sopravvive e vive della crescita e della salute collettiva, senza supremazie di temi, porzioni sociali o argomenti dominanti. 

Una prospettiva in cui "io sono perché noi siamo". Una prospettiva di responsabilità.

 

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