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di Sergio Melchiorre

Franca Donà è nata e risiede a Cigliano (Vercelli), da anni opera nell’ambito della psichiatria riabilitativa. Alcune sue opere sono inserite in numerose antologie collettive ed altre sono apparse su “La Repubblica” di Torino nella rubrica “La bottega della poesia” di Gian Luca Favetto.

Ha conseguito numerosi premi: Autore dell’anno 2015 a Torino, per tre volte 1a classificata al Premio Internazionale Itinerante “Dal Tirreno allo Jonio”, 1a classificata a Rende al Premio Internazionale di Poesia “Memorial Guerino Cittadino”, 1a classificata a Potenza con il Concorso Internazionale di Poesia “Universum Basilicata, a Milano vincitrice assoluta alla quarta edizione del Premio Internazionale “Sulle orme di Leopold Sedar Senghor”.

Attualmente fa parte della Giuria del Premio Letterario di Poesia e Narrativa Città di Arcore.

L’artista piemontese ha pubblicato i seguenti libri di poesie: ”E non mi basta il cielo”, Edizioni Santoro, Galatina (Lecce), 2015,“Fil Rouge”, Edizioni Kanaga, Arcore, 2018 e “La verità degli anni”, Edizioni Kanaga, Arcore, 2021.

lLeggendo l’opera dell’ultima pubblicazione letteraria di Franca Donà, il coinvolgimento sentimentale ed emotivo da parte del lettore, avviene grazie alla mediazione dei colori (l’azzurro, il blu, il bianco, il verde, il rosso…) che impreziosiscono ogni singola poesia, perché, come scrive Pablo Picasso, «i colori (…) seguono i cambiamenti delle emozioni».

L’artista, attraverso i suoi versi, esprime con straordinaria maestria letteraria, l’indignazione che prova nei confronti degli stupri perpetrati dall’ignoranza fallocrate, radicalizzata soprattutto nella nostra società maschilista egli innumerevoli femminicidi che insanguinano la nostra penisola, senza tralasciare temi storici ed attuali come la vergogna della Shoah, soprattutto, lo strazio dei migranti.

 

(Hevrin Khalaf)

In “Ridatemi la vita”, dedicata a Hevrin Khalaf, la poetessa lamenta il tormento dei migranti, che hanno lasciato il loro paese d’origine per raggiungere la “terra promessa: «Si legge ancora la tua impronta/la polvere nel vivo del tuo sangue/gli occhi sbarrati a cercare il cielo/ma quel cielo amico non ha visto./nessuno ha visto, fermato quel massacro./Facile sentirsi uomini cosi/nascosti dietro una divisa/un calcio di fucile e i pantaloni giù/e ridere (meschini) di una donna a terra/nel gesto vano di coprirsi il seno/le lacrime incrostate dalla polvere./il sangue a fiotti… macabre all’asfalto/la bocca aperta non ha suono/ma urla forte il grido di una donna…/Ridatemi la testa, ridatemi l’onore».

 (Lucia Annibali)

L’autrice, nella lirica “Un volto nuovo per il mondo” sottolinea, con una lucidità impressionante, la violenza subita da Lucia Annibali, la donna sfregiata con l'acido da due uomini mandati dal suo ex-fidanzato.

Particolarmente coinvolgenti sono i versi in cui la protagonista sembra quasi affrontare gli uomini mettendo a nudo il suo coraggio, la sua forza e la sua voglia di rinascita «… e voi, voi che vi chiamate uomini/guardatemi, guardate bene il viso/questo volto nuovo che ora mi appartiene/la pelle lucida d’orgoglio e di ferite/io ho ricucito i lembi e aperto gli occhi/ed ora con coraggio mi mostro al mondo intero».

Le liriche dedicate alla madre meritano un approccio diverso, particolarmente delicato e rispettoso, in quanto l’artista elabora il lutto per la dipartita della mamma, raggiungendo l’apoteosi lirica soprattutto in alcuni versi «…il tempo che non muore mai…»,«…l’orgoglio di averti avuta madre…», «…in questa valle di lacrime e abbandoni/qui dove s’acquieta il tempo/al tramonto nella luce dei respiri».

Franca Donà omaggia l’indimenticabile ricordo della madre, scrivendo versi autenticamente commossi che entrano in armonia con le mille sfaccettature del dolore: «Ho il naso dentro la tua vita/se fosse tua la tua vita/se fosse ancora adesso il tuo respiro/non la memoria di un profumo».

In merito a queste poesie la stessa autrice  scrive:“…il nostro viaggio insieme in questa vita, dalla diagnosi della grave malattia fino alla sua scomparsa, in un percorso doloroso e difficile in cui la scrittura era insieme rifugio e sfogo, un incontro intimo in cui potevo rivivere tutti i ricordi, i momenti più emozionanti e porla in uno stato di "immortalità" , un luogo che solo la poesia può donare. Da questa grande sofferenza è nata una consapevolezza nuova, la conferma dell'amore che va oltre le distanze, e poi l'arrivo di un nuovo nipotino, primogenito di mia figlia, ha rappresentato non solo la nascita, ma una vera rinascita, dopo tante avversità».

L’artista piemontese, a conclusione delle liriche dedicate alla donna che l’ha messa al mondo, nella poesia “Tempo verrà” svela il desiderio custodito nella sua anima, quello di poter tornare a «guardare insieme il lago dalla rupe/dissotterrare i fiori del silenzio/e poi brillare, diamanti sotto il sole».

«La galleria degli affetti - scrive Angela Ambrosini nella prefazione del libro -non può non attraversare i versi di un poeta e le immagini dei figli, dei nipotini, il ricordo del padre, affiorano con serena commozione, ma è l’imperativo del lutto per la madre, recentemente scomparsa, che occupa uno spazio sacrale nelle pagine della Donà, senza tuttavia mai indulgere in scorie di pianto scomposto».

 

Requiem per una madre

 

Si riparano gli occhi nell’ombra

(un caffe al banco a vedere il mattino)

nel rintocco di ore che spacca la piazza

si potrebbe quasi cantare alla luce

brividi d’organo, alte le braccia

·       Gloria nell’alto dei cieli –

(questo cielo dipinto di santi)

 

veli corvini di vergini spose

prostrate sul legno a tossire preghiere

i ginocchi dolenti in aria d’attesa

quasi ad aprire improvviso il soffitto

al gutturale amoreggio di vecchi piccioni

 

Tremano lucciole elettriche accese a gettoni

rimpiango l’odore di cera, il puzzo del fumo

e piango mia madre, il suo nome tra i morti.

 

La dedica e l’immagine del frontespizio sono uno sguardo sereno e felice sul suo futuro di nonna e di madre; infatti, il libro è dedicato ai suoi nipoti Lavinia, Gioele e Giosuè Naoki, simbolo della sua rinascita, mentre l’immagine che illustra la copertina è della figlia Romina Rezza.

 

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Info Autore
Sergio Melchiorre
Author: Sergio Melchiorre
Biografia:
Sergio Melchiorre (poeta, sceneggiatore cinematografico, scrittore di racconti brevi e paroliere), ha scritto cinque sceneggiature cinematografiche. Ha pubblicato tre raccolte di poesie e «Uno di noi», «Rosso purpureo» e «Occhi autunnali». 2015, «Il cacciatore di mosche» vince il 1° posto al Premio Internazionale di Letteratura «Per troppa vita che ho nel sangue – Antonia pozzi», Arese, 2017. 15 ottobre 2017, la lirica «Non cercarmi» ottiene il 1° posto al XXVIII Premio Nazionale «Città di Pinerolo 2017». Il 18 luglio 2019, gli viene conferito dal Comune di Vernole il Premio alla Carriera. Il 06 ottobre 2019, il suo libro «Occhi autunnali» ottiene il 1° posto al Premio Letterario «Città di Pinerolo».
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