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L’indagine storico-documentaristica del recente lavoro di Vincenzo Napolillo, "Cosenza e i suoi tesori d’arte", riguarda chiaramente l’aspetto artistico della Città di Cosenza.

Lo scrittore accompagna il lettore verso un itinerario che, attraverso la memoria artistica del passato, lo conduce alla consapevolezza della luce raffinata del presente con sapiente metodo, pertinenti riferimenti e circostanziata documentazione.

L’uomo, attraverso la rappresentazione e l’ispirazione, esprime il suo essere, la sua storia, i propri sentimenti, i suoi valori; insomma l’espressione artistica, nel tempo e nello spazio, racconta chi siamo e da dove veniamo. Le pregevoli bellezze attraverso cui il professore Napolillo ci guida riservano magnifiche sorprese, oltre a raccontare la storia stessa dell’Atene della Calabria che egli aveva già esposto nella sua monumentale opera," Storia di Cosenza da luogo fatale a città d’arte "(2006).

La presentazione comincia con la Cattedrale dedicata all’Assunta, proseguendo con la Stauroteca custodita nel Museo diocesano della città, l’icona della Madonna del Pilerio, il sarcofago di Enrico VII di Svevia e il monumento d’Isabella d’Aragona situati nel Duomo, la statuetta di Michelangelo Buonarroti (Cristo alla Colonna) posta nel Museo Diocesano.

 

A metà strada tra la parte vecchia e quella nuova della città di Cosenza, c’è la maestosa e severa struttura della Galleria Nazionale di Palazzo Arnone con i suoi inestimabili tesori d’arte realizzati da personalità che hanno maggiormente influito sulla cultura meridionale come Giovan Battista Caracciolo, Pieter Paul Rubens, Jusepe De Ribera, Mattia Preti, Francesco Guarino, Salvator Rosa, Marco Pino, Antonio Vaccaro, Stefano Liguoro, Paolo De Matteis, Sebastiano Conca. A valle s’incontra il Museo all’aperto con le opere della donazione di Carlo Bilotti comprendenti autori come Emilio Greco, Pietro Consagra, Giacomo Manzù, Giorgio De Chirico, Salvador Dalì, Mimmo Rotella, Sacha Sosno, Amedeo Modigliani, Giò Pomodoro, Giuseppe Gallo, Antonietta Mafai Raphael.

Il Museo Civico dei Brettii e degli Enotri è disposto nell’ex Convento di S. Agostino. Un capitolo dal titolo “La luce dell’arte” è dedicato interamente all’analisi delle opere di Pietro Negroni (o Negrone) di San Marco Argentano e di altri autori cospicui. Vincenzo Napolillo è un documentarista che non si perde in inutili orpelli, è chirurgico nella sua descrizione.

 

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