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di Lucia Lo Bianco

 

Rinascerò dal basso,

confusa schiuma marina,

morbida sirena di onde flessuose.

Risalirò le assi del tempo

per toccare il cielo

e raggiungerti,

libero gabbiano immobile

sul limite, prima di precipitare,

perduta direzione,

negli antri scoloriti

dell'abisso.                 

(da “Precipitare” di Lucia Lo Bianco – Diritti d’autore riservati)

 

Camminano sicure ma su un terreno incerto, sono autonome e forti, pronte a lottare per la propria libertà ma la strada che percorrono frana sotto i loro piedi. Sono le donne del 2021, colte ed emancipate, certe di avere conquistato ampi spazi per la propria espressione personale ma anche consapevoli che il cammino da percorrere è ancora lungo e pieno di ostacoli. Sono le donne che, alle soglie del 2022, rimangono ancora intrappolate in un vortice di violenza inaudito, colpevoli del proprio aspetto fisico o di una fede nella libertà di parola o semplicemente responsabili d’essere donne.

Il bilancio dei femminicidi in Italia sembra un bollettino di guerra, con oltre 65 donne vittime di delitti avvenuti in ambito familiare o affettivo. Domenica scorsa, 5 settembre, Chiara Ugolino di 27 anni è stata uccisa a Calmasino di Bardolino (Verona). Martedì 7 settembre un uomo di 42 anni di Sennori (Sassari) ha sparato a Piera Muresu, la compagna 48enne, ferendola gravemente. Mercoledì 8 settembre un 47enne di Bronte (Catania) ha ucciso a coltellate la moglie, Ada Rotini, di 46. Due donne uccise e una in fin di vita nel giro di quattro giorni. In tutti e tre i casi gli aggressori erano uomini.

 Al di là delle cause scatenanti impropriamente sottolineate dai quotidiani, oltre i dettagli fisici accuratamente descritti sulle testate giornalistiche, come a voler cercare quasi una giustificazione per l’ennesimo raptus o shock emotivo, rimane la realtà della morte di queste donne che non saranno più figlie, compagne, mogli, madri e non contribuiranno alla crescita di una società in cui l’apporto delle donne è fondamentale.

Ci si chiede perché vada avanti una strage insostenibile in una società come la nostra che si stupisce di fronte alla condizione della donna nella società araba ma non è ancora in grado di scrollarsi di dosso il peso di una emergenza sociale come quella dei femminicidi. Ci domandiamo per quanto ancora gli occhi e le orecchie dovranno sostenere questo scempio ai danni di giovani donne vittime di aguzzini non sempre sconosciuti ma presenti in modo subdolo nella loro vita e pronti a sbucar fuori da una scatola come una brutta ed inaspettata sorpresa.

Il mondo occidentale continua purtroppo a dimostrarsi inadeguato per le conquiste femminili, solo apparentemente condivise dall’universo maschile. Il proliferare di tali fenomeni rivela in realtà un desiderio di rivalsa sopito che scatena reazioni, incontrollabili e non giustificabili, con il ricorso a sindromi psichiatriche: non si conoscono, o sono veramente rarissimi casi, al contrario donne che abusino, violentino o uccidano i propri uomini per mania di controllo. Va anche detto che il giornalismo non è spesso all’altezza di riportare fatti in modo obiettivo e scevro da sensazionalismi. Troppo spesso i giornalisti si soffermano su dettagli come la bellezza della vittima o lo stato in cui è stata sorpresa dall’aggressore, come se tali informazioni potessero giustificare l’accaduto. La “notizia” finisce quindi per attirare l’attenzione e non la gravità del fatto in sé.

Uomini che uccidono le donne, uomini capaci delle peggiori nefandezze per non perdere il possesso delle proprie compagne, uomini che chiudono la bocca della vittima con un panno imbevuto di candeggina per impedirle di gridare. Donne stufe di leggere vicende che addolorano e offendono riuscendo a far vacillare una realtà costruita a fatica e dopo anni di lotte che, al momento, non sono ancora abbastanza.

Non è più consentito attendere che avvenga un cambiamento ormai epocale e che leggi più dure ed efficaci vengano introdotte per prevenire altri crimini perpetrati ai danni delle donne. Stavolta forse possiamo apprendere qualcosa dal mondo arabo e dalle proteste cui molte donne afghane stanno partecipando, in un contesto molto più difficile, per difendere quei pochi diritti faticosamente conquistati. Sull’orlo di un inevitabile precipizio urge pretendere la libertà di volare come gabbiani per non cadere nell’abisso.

 

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Info Autore
Lucia Lo Bianco
Author: Lucia Lo Bianco
Biografia:
Sono una docente di Lingua e Letteratura Inglese in un Liceo Classico di Palermo. Oltre all’insegnamento sono impegnata in tante attività, professionali e personali. Da tre anni collaboro con Eurosofia, un ente coinvolto nella formazione professionale docenti e ho tenuto diversi webinar di aggiornamento e di preparazione per i concorsi a cattedra. Sul piano personale, oltre ad essere una runner, scrivo poesie, racconti e articoli e sto lavorando alla stesura del mio primo romanzo.
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