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di  Monica Vendrame 

La risposta israeliana c’è stata: questa notte sono stati lanciati dei droni sul territorio iraniano, più in particolare nella città di Isfahan, abitata da quasi 3 milioni di persone, dove c’è un sito militare ed uno per la produzione di energia nucleare.

In questo centro abitato sono stati abbattuti tre droni di piccole dimensioni; un attacco, quindi, molto tenue e contenuto da parte israeliana e rivendicato solo dagli Stati Uniti. Fortunatamente non ci sono stati morti, non ci sono stati danni, la città oggi si è svegliata normalmente e al suo interno le persone stanno conducendo la solita vita quotidiana.

A questo punto si parla di possibili scenari: Israele potrebbe aver  fatto un attacco preparatorio, in attesa di un altro molto più consistente con missili, altri droni ecc. o, molto semplicemente ha voluto attaccare in modo contenuto l’Iran per evitare un’escalation. Quest’ultima opzione potrebbe essere stata suggerita dagli Stati Uniti che non hanno alcuna intenzione di entrare  in conflitto in prima persona.

Si verrebbe a scatenare un conflitto troppo importante: l’Iran è un Paese immenso, pressoché montuoso e con tante foreste. Pensare a un’operazione tradizionale sarebbe folle, senza considerare il rischio delle armi atomiche. Sono per ora salvi anche gli impianti nucleari, in particolar modo quello di Natanz, uno dei più vicini alla città di Isfahan.

Gli Stati Uniti vogliono concentrarsi in particolar modo sull’Estremo Oriente: la Cina è l’avversario di oggi e di domani, non possono sperperare risorse umane ed equipaggiamento in un contesto dove hanno già perso tantissimo (basti pensare all’Iraq, all’Afghanistan e via dicendo). In questi giorni c’è stata anche la proposta di annettere all’Onu la Palestina come stato membro, ma proprio ieri gli Stati Uniti hanno posto il loro veto contro questa richiesta. Il che lascia la Palestina come membro osservatore, ben lontana dalla soluzione a due stati, l’unica plausibile per arrivare ad una pacificazione almeno nell’area tra Israele, Striscia di Gaza e Cisgiordania.

Gli israeliani hanno anche attaccato la Siria buttando benzina sul fuoco perché, mentre prima avevano attaccato l’ambasciata iraniana a Damasco, - quindi facendo un danno diretto - adesso hanno coinvolto anche questo Paese nel conflitto medio orientale, che tende sempre più ad allargarsi.

Siamo in una situazione critica, ma bisogna capire quanti Stati, e chi starà con chi, in quel difficile contesto che è il Medio Oriente. La speranza è che risulti improbabile il verificarsi di un’escalation drammatica semplicemente perché  non conviene a nessuno.

 

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Info Autore
Monica Vendrame
Author: Monica Vendrame
Biografia:
Vivo a Pegli (Genova). Sono vicepresidente dell'Associazione culturale "Atlantide - Centro studi nazionale per le arti e la letteratura" e promuovo eventi culturali. Sono redattrice del quotidiano online "La voce agli italiani" e collaboro con il periodico "La voce del Savuto". Amo il teatro e la lettura.
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