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di  Vittorio Feltri

 E ci risiamo con il 25 aprile, anche quest'anno la solita solfa.

D'altra parte, è abbastanza giusto, diciamo così, festeggiare la fine di un regime, la fine della guerra. la fine di un'Italia che era diventata una specie di caserma con il fascismo. Tutto questo esiste più, siamo tutti contenti, d'accordo. Però oggi, festeggiare ancora il 25 aprile, dando la caccia al fascista che non c'è più, mi sembra addiritttura incredibile. Il fascismo è morto esattamente 80 anni fa (che sono tanti), per cui non può esserci in giro neanche un fascista che non sia un bulletto isolato.

Quindi, è giusto festeggiare, ma festeggiare non significa andare addosso a un fascismo inesistente. I fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti. Quest'ultimi hanno proprio preso il posto dei fascisti, anche nei modi, nei comportamenti. A me rimproverano di non essere un antifascista, cosa che non è, dato che, come ho detto prima, il ventennio nero è terminato, le camicie nere sono andate tutte al cimitero e il duce l'hanno fatto secco. Questo è il motivo per cui io non posso essere nemico di un nemico che non ho, un nemico del nulla. Pertanto, il 25 aprile è per me una rimembranza, una rimembranza anche gioiosa, ma non vivo sulla pelle un totalirismo finito. 

Quindi, basta con questa retorica dell'antifascismo, teste di rapa!  

 

 

 

 

 

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