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di  Massimo Reina

 

Quale democrazia arresta i giornalisti perché danno notizie, mentre esalta un individuo ambiguo?

 

Nel mondo dell'ipocrisia politica e delle doppie morale, pochi casi risplendono come esempi lampanti di quanto il concetto di giustizia e libertà possa essere distorto e strumentalizzato per fini politici. Il caso di Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, è un tale esempio, che mette in evidenza l'ipocrisia sfacciata degli Stati Uniti e dell'Occidente quando si tratta di difendere la libertà e il diritto di espressione.

 

Il governo degli Stati Uniti e i suoi alleati occidentali si sono affrettati a condannare altri paesi per violazioni dei diritti umani e dell'ordine giuridico, mentre nel frattempo perpetuano un'ingiustizia sistematica a casa propria. L'esempio lampante di questa ipocrisia è la recente condanna della Russia per la detenzione (e la recente morte in carcere) di Aleksei Navalny, un personaggio controverso con un passato poco chiaro legato a gruppi di estrema destra e legami dubbi con servizi segreti stranieri, spacciato per eroe.

 

Ma mentre il mondo guarda con disapprovazione le azioni della Russia, pochi si prendono la briga di guardarsi allo specchio e confrontarsi con le proprie ipocrisie. Julian Assange, un vero e proprio eroe moderno della libertà di stampa, è stato perseguitato per anni dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna per il suo coraggio nel rivelare i segreti oscuri dei potenti.

 

Assange non è un criminale o un traditore, come vogliono farci credere coloro che temono la verità. È un giornalista che ha messo a nudo le violazioni dei diritti umani, le atrocità di guerra e le macchinazioni politiche dei governi occidentali, in particolare degli Stati Uniti. Il suo unico crimine è stato quello di rivelare la verità, di esporre le bugie e l'ingiustizia, di dare voce ai senza voce. Quale democrazia arresta i giornalisti perché danno notizie e informazioni oggettive?

 

Cosa rende gli occidentali migliori di quelle nazioni dove invece c’è la censura e c’è violenza e incarcerazione per coloro che scrivo o divulgano verità scomode al governo? Eppure, mentre i governi nostrani si ergono a paladini della democrazia e della libertà di stampa, chiudono un occhio di fronte alla persecuzione di Assange. Lo lasciano languire in una prigione britannica, minacciato di estradizione negli Stati Uniti, dove rischia una condanna a vita per aver esercitato il suo diritto di informare e di essere informato.

 

D'altronde questa paraculaggine la vediamo tutti i giorni a proposito della guerra: mentre la NATO o i suoi alleati possono invadere, bombardare, massacrare chi vogliono, perché sono i buoni, e vediamo quindi Israele compiere un genocidio di palestinesi e la Turchia quello dei curdi, gli altri paesi non devono fiatare perché se fanno qualcosa di analogo, anche solo per difendersi, sono brutti e cattivi.

 

Questa doppia morale è disgustosa e indegna di paesi che si vantano di essere custodi della libertà e della giustizia. La libertà di stampa e il diritto alla verità sono i pilastri fondamentali della democrazia e della giustizia. È ora che l'Occidente si impegni a difenderli, anziché tradirli per interessi politici meschini e vendette personali. Solo allora potremo dire di vivere in una società libera e giusta, dove la verità è rispettata e la giustizia è davvero cieca. Julian Assange merita la nostra solidarietà e il nostro sostegno, non la nostra condanna e il nostro silenzio. Più di un tizio probabilmente pagato dalla CIA e per questo arrestato e rinchiuso in carcere, eletto a nuovo emblema dei valori democratici occidentali. Anche se guardando a come chi governa sta riducendo la democrazia dalle nostre parti, in Europa come negli USA, con sempre più limitazioni alle libertà individuali e politiche violente e guerrafondaie, forse stavolta la propaganda NATO ha scelto bene la sua nuova icona.

 

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Info Autore
Massimo Reina
Author: Massimo Reina
Biografia:
Mi chiamo Massimo Reina, classe '72, giornalista regolarmente iscritto all’Ordine che lavora, tra gli altri, per Multiplayer.it, Blazemedia e collabora con diverse altre testate nazionali, alcune anche cartacee. Svolgo infatti da vent'anni la professione, e in questo lungo periodo ho acquisito esperienza nel campo dell'informazione sportiva, di politica internazionale, videoludica e dell'intrattenimento in generale, oltre che nella gestione e nella realizzazione di contenuti per le pagine ufficiali di diverse riviste su Facebook.
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