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Ecco il comunicato stampa congiunto delle ConfCommercio di Messina, Enna e Caltanissetta:

“Dalle dichiarazioni sin qui rilasciate da alcuni esponenti siciliani di Confcommercio, sul tema del riassetto delle Camere di commercio isolane, potrebbe sembrare che vi sia una posizione unica e condivisa.
Invece, così non è.

Su nessuna delle questioni che hanno provocato l’azzeramento della Super Camera di commercio del Sud-Est, vi è stato all’interno di Confcommercio Sicilia un dibattito; anzi, su questo tema, si confrontano ottiche assai diverse.
Il Presidente di Confcommercio Catania, che è anche il Presidente della Super Camera, non ha gradito l’intervento del Parlamento. Lo ha temuto e ha cercato di contrastarlo, ma non è riuscito nello scopo.
Il Presidente di Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti, si è subito mosso nella scia dettata da Piero Agen. Manenti e Agen sono liberi di rappresentare la propria opinione, ma devono farlo a titolo personale.
Noi, invece, Presidenti provinciali di Confcommercio Messina e di Confcommercio Caltanissetta Enna, pensiamo che si debba prendere atto del fatto che le Camere di commercio in Sicilia sono avvolte in una crisi dalla quale non si vedeva alcuna via d’uscita.
Le Camere di commercio, private del loro fondo pensionistico, sono state costrette a pagare tanto gli stipendi quanto le pensioni, finanziandosi con la sola entrata del tributo camerale pagato dalle imprese. Spesso hanno dovuto fare debiti e con difficoltà hanno potuto far quadrare i bilanci.
In vista della prossima primavera, in cui ci saranno i primi bandi del Pnrr, questo ‘scossone’ potrebbe rappresentare una svolta utile e, per certi aspetti, necessaria.
Chi ha visto con ostilità l’intervento dell’on. Stefania Prestigiacomo e degli altri firmatari dell’emendamento, difende le proprie attribuzioni e un sistema di potere dai contorni non proprio trasparenti.
Probabilmente, come ha osservato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, l’intervento su sei Camere di commercio siciliane era inserito nel contesto del Decreto Sostegni bis e sembrava in contrasto con il contenuto del Disegno di legge.
Forse non è proprio così.
Noi l’abbiamo invece apprezzato, perché toglie il tappo ad un deposito di acqua stagnante e pone le premesse giuridiche per una importante riforma che giudichiamo assolutamente utile e necessaria, proprio in favore dello sviluppo economico in Sicilia e degli interessi veri delle imprese che nell’isola intendono lavorare e investire.
Partono da quell’emendamento due misure, entrambe obbligatorie e necessarie: i commissariamenti immediati e la delega al Governo regionale per una completa revisione del sistema camerale in Sicilia.
Dietro l’intervento parlamentare c’è la grande questione dell’Aeroporto Fontanarossa di Catania.
La vendita a privati di una quota maggioritaria della società di gestione dell’aeroporto, decisa dalla Super Camera del Sud Est, si era spinta talmente avanti, da richiedere una strategia che togliesse subito dalle mani degli attuali vertici della Super Camera la possibilità di agire.
C’era da aspettarsi una forte reazione del mondo di Confcommercio, che presidia con forza l’ente camerale di Catania.
Ma aldilà delle giustificazioni francamente debolissime, che Agen ha sempre declinato, sulle straordinarie opportunità che la privatizzazione dell’aeroporto Fontanarossa comporterebbe, resta un forte dubbio sui vantaggi che la comunità siciliana otterrebbe dalla vendita della sua più importante aerostazione.
In Sicilia, le persone di buon senso, si interrogano sulle vere ragioni per le quali una struttura di proprietà pubblica, che non ha prodotto perdite, che è straordinariamente potenziabile, che può garantire ai governi della Città Metropolitana di Catania e della Regione, un importante strumento di attuazione delle politiche di rilancio turistico dell’Isola, debba essere venduta.
Venduta a chi? Ad un ipotetico migliore offerente, forse cinese, giapponese, russo, tedesco……?!!!
E perché dovremmo rinunciare al controllo della struttura più importante per il traffico passeggeri e merci, da e per la Sicilia?
Solo per ripianare i debiti delle Camere di Commercio? Francamente non siamo d’accordo.
Sembrava che l’aeroporto non volesse venderlo neanche il Presidente della Regione Musumeci, che fra le tante piroette degli ultimi anni, si è esibito anche in questa. Si dice che abbia cambiato parere e che l’aeroporto di Catania lo voglia vendere anche lui.
Non erano d’accordo molti parlamentari del Movimento 5 Stelle. Ma le loro battaglie si erano fermate davanti l’ostinazione di Piero Agen.
È così che si è generata questa baraonda, dalla quale non sarà facile uscire. È ovvio che la nomina dei commissari bloccherà nell’immediato la procedura di vendita dell’aeroporto.
Adesso incombe il riordino delle Camere di commercio in Sicilia. Riordino che era necessario perché la situazione delle Camere in Sicilia è stata confusionaria, insostenibile, francamente inutile.
Un riordino affidato alla Regione.
Pochi mesi per immaginare una soluzione che accontenti tutti, per trovare le risorse necessarie a far funzionare le nuove Camere di commercio, per poi riavviare le procedure di nomina degli amministratori ordinari.
Quanto alla questione della Camera di Commercio di Enna, accorpata a quella di Palermo, che era la vera questione sul tappeto, per adesso è rimasta irrisolta.
Le delegazioni di Confcommercio Enna e Confcommercio Palermo hanno abbandonato il Consiglio camerale di Palermo, in netta polemica con la presidenza di Alessandro Albanese.
Enna è stata stritolata nel rapporto con la Città metropolitana di Palermo, molto di più che i territori di Ragusa e Siracusa, i quali avevano avuto comunque qualche ruolo nella Super Camera catanese.
Povera, piccola, Enna! Tre consiglieri su trentatré, nessun componente di Giunta!
La legge votata dal Parlamento cancella i frutti di un accordo scellerato intervenuto, qualche anno fa, tra il Presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante, il Presidente di Confcommercio Sicilia Pietro Agen e pochi altri, i quali avevano definito i confini delle Camere in Sicilia, mettendo anche la Città Metropolitana di Messina dentro la Super Camera di Catania.
Ci furono proteste e dissensi anche allora.
Un’architettura curiosamente funzionale a certe leadership, al solito giochetto del potere per il potere.
Ma chi fu consultato in quell’occasione?
La Città di Messina ingaggiò una lotta senza quartiere per salvare la sua Camera, mobilitando tutta la classe politica. Anche quella volta, fu una improvvisa modifica alla legge a determinare la salvezza della Camera di commercio di Messina, attraverso l’abbassamento della soglia del numero minimo di imprese iscritte nelle Camere di commercio delle Città Metropolitane.
Anche a Ragusa e Siracusa si levarono forti voci di dissenso. Ma fu tutto inutile e la Super Camera divenne realtà.
Adesso ci lascia perplessi l’accusa che questo nuovo accorpamento sia stato imposto per legge, senza preventiva consultazione dei territori.
Evidentemente non c’è l’abitudine di concordare nulla. Semplicemente chi ha il potere, decide!
È tutta una storia di potere: infatti non abbiamo dimenticato la significativa affermazione di Antonello Montante che disse: «Con le Camere di Commercio in mano, in Sicilia, si può fare la terza guerra mondiale».
Da quella storia uscì male Ivan Lo Bello e a Piero Agen, a Catania, fu lasciato il compito di portare avanti un programma bello tosto di privatizzazioni dei servizi.
Il Presidente di Confcommercio Trapani, Pino Pace, in Unioncamere, garantiva il resto: aeroporti, aziende speciali, fiere, formazione, internazionalizzazione.
Ecco la vera questione! L’inciampo dell’Aeroporto pone fine ad una stagione di strapotere di pochi, mette a nudo un sistema privo di contrappesi efficienti, può essere occasione per progettare la riorganizzazione dei servizi camerali in Sicilia, mirando allo sviluppo di tutta l’economia isolana, dando voce alle specificità territoriali, instaurando un proficuo rapporto di reciproco rispetto con il governo e con le amministrazioni del territorio.
Sarebbe bello e utile che si potesse elaborare una proposta condivisa di riordino del sistema camerale in Sicilia prima della fine della legislatura regionale, tenendo nella dovuta considerazione il parere dei sindacati e delle associazioni di categoria dei diversi territori.
Dentro Confcommercio non c’è, in verità, uniformità di vedute. Questa elaborazione non sarebbe stata facile prima dell’intervento parlamentare che ha messo a nudo le contraddizioni del sistema camerale siciliano. Perché chi ha potere difende i propri interessi e salvaguarda il proprio primato.
È eloquente anche il silenzio composto di Confcommercio Siracusa e Confcommercio Palermo.
Adesso è necessario voltare pagina.
Ne abbiano consapevolezza i protagonisti delle scelte prossime venture”. 

 

Nella foto di copertina, il Dott. Carmelo Picciotto, Presidente della ConfCommercio di Messina

 

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