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di Anna Maria Stefanini

È un lunedì, quell’11 agosto 1980, il lunedì della settimana di Ferragosto. L’Italia ancora trema per la strage di Bologna. Poca gente è rimasta a Viterbo.

La mattina, nella caserma di via della Pace, tutto sembra tranquillo. I Carabinieri si salutano, si incontrano, prendono il caffè allo “spaccio” prima di iniziare il servizio. Fra loro, ci sono anche mio padre, che oggi ha 89 anni (40 dei quali passati in servizio nell’Arma), e Ippolito Cortellessa, suo caro amico e collega. Hanno quasi la stessa età, 50 anni Cortellessa (nato nel 1930), 48 mio padre (classe 1932). Pietro Cuzzoli, molto più giovane di loro, poco più di 30 anni, è poco distante. “Tra qualche giorno andrò in ferie” dice Ippolito a mio padre, che aveva ripreso servizio dopo le vacanze. "Voglio tornare qualche giorno al mio paese, a Vivaro Romano, per trovare i parenti".

Ippolito Cortellessa e Pietro Cuzzoli partono in servizio sulla loro Alfa 1800. Mio padre va in un’altra direzione con il capitano. Il destino ha voluto così. Ippolito Cortellessa ha due figli, come mio padre, ha già fatto servizio in Toscana, in Sardegna, a Tuscania e a Scauri, poi è passato al Nucleo Radiomobile. Ha anche la qualifica di “autista di mezzi veloci”, come mio padre. È spesso insieme al brigadiere Pietro Cuzzoli, nato nel 1949 a Caprarola, che ha un bambino piccolo e sta per diventare di nuovo padre di una bimba; si è arruolato nell’Arma nel 1967, ha prestato servizio nei Battaglioni “Campania”ed “Emilia Romagna”; poi alla Compagnia di Foligno (PG). Dal 1979 era in servizio presso il Nucleo Radiomobile di Viterbo.

Poco dopo, una tragica chiamata alla radio. Mio padre accorre per primo, con il capitano, a Ponte di Cetti. Ippolito Cortellessa e Pietro Cuzzoli sono a terra, sull'asfalto rovente, uccisi dai terroristi.

“Il mio nipotino ha il nome del nonno” dice sempre con orgoglio la vedova di Pietro Cuzzoli. Spesso i carabinieri si sentono parte di un’unica famiglia. Nello stesso giorno in cui venivano uccisi i due valorosi carabinieri, morì anche il maresciallo di Montefiascone, Antonio Rubuano (medaglia d’oro al valore civile per aver salvato molte persone durante il terremoto del Belice in Sicilia), inseguendo un’auto alla cui guida pare vi fossero i terroristi che poco prima avevano sparato a Cuzzoli e Cortellessa.

C’è stata una rapina alla filiale della Banca del Cimino del Pilastro, l’11 luglio 1980. Viene diffuso un identikit. Pietro Cuzzoli e Ippolito Cortellessa controllano i documenti ad alcune persone alla fermata dell'autobus, a Ponte dei Cetti e vengono brutalmente assassinati. I due militari, come si legge nella motivazione, si sono spinti con assoluta dedizione al dovere "fino all’estremo sacrificio" e sono stati insigniti della Medaglia d’Oro al Valor Militare. Oggi, mio padre, 89 anni, ha voluto essere presente, come sempre in questi 41 anni trascorsi, alla cerimonia di commemorazione.

Il ricordo ancora lo commuove. Commuove tutti noi, ma tiene vivo il desiderio di tenere alti i valori e lo spirito di sacrificio che l'Arma rappresenta, dei quali Cuzzoli, Cortellessa, Rubuano, sono gli esempi da seguire e onorare. Ci uniamo all'abbraccio alle loro famiglie.