di Arianna Di Presa

Nel presente articolo ritengo opportuno evidenziare il mistero dell’arte perpetrato nei silenzi salienti dell’anima. Camilla Cedroni è un’artista che riesce ad esprimere in un linguaggio quasi cinematografico la sapienza interiore, avvolta in un’empatia collettiva. Il suo misticismo universale è una miscela di sublimazione suprema, una crisalide d’aria che si sposta lentamente alla ricerca dei dettagli, spesso, all’interno di un solitario soliloquio tra letteratura e teatro. I suoi cromatismi preannunciano una saggezza culturale accompagnata da una capacità illustrativa che si fonde nella materia per viaggiare altrove, verso emblemi più ampi oltre l’estetica raffigurativa.

L’artista vive e lavora a Teramo ha partecipato a numerose esposizioni di carattere locale e internazionale. L’ eleganza risulta un tratto distintivo di ogni sua opera, un soffio di cielo che tocca con maestria la concretezza terrena. Audace e volitiva è l’abbinamento più equo per la Cedroni che in maniera fascinosa si discosta dal pensiero omologante dell’attuale società.

In questo senso, dunque, è opportuno rivelare il modo in cui la sua riflessiva interiorità sia lo specchio consapevole inserito nelle pennellate, tale da rendere la grandezza del mondo una ricerca piena di gratitudine verso “l’invisibilità della vita”, un motore di curiosità avvincente al di là delle possibilità apparenti.

In ultima analisi, la contemplazione sembra un fluido divenire che apre il sipario nella direzione di una primavera che porta addosso la desolazione autunnale, dove la sacralità dell’anima diventa la canzone per addentrarsi ai confini della visione reale.
Camilla Cedroni intende pertanto, creare agli spettatori un invito a volare su orizzonti sconfinati, privilegiando la libertà del sentimento, intesa come uno sfiorarsi perpetuo di mani e ali lungo il filo dell’immanente cosmo.

 

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