di Roberto Marsico
Attilio ed Emilio Bandiera furono due patrioti italiani, figure simboliche del Risorgimento, legati tragicamente alla città di Cosenza.
Nella prima metà dell’Ottocento, l’Italia era frammentata in numerosi stati, ma un crescente sentimento nazionale spingeva verso l’unificazione e la liberazione dal dominio straniero.
I fratelli Bandiera, di origine veneziana e ufficiali della marina austriaca, furono profondamente influenzati dalle idee di Giuseppe Mazzini. Animati dal desiderio di vedere un’Italia unita e libera, decisero di agire.
Convinti che in Calabria vi fosse un fermento rivoluzionario pronto a insorgere contro il Regno delle Due Sicilie, guidato da Ferdinando II, organizzarono una spedizione.
Il 16 giugno 1844 sbarcarono con una ventina di compagni nei pressi di Crotone, diretti verso Cosenza per avviare l’insurrezione. Tuttavia, la popolazione locale, ignara delle loro intenzioni, li scambiò per briganti e non li sostenne.
Traditi da uno dei loro stessi compagni, furono denunciati e catturati nei pressi di San Giovanni in Fiore. Condotti a Cosenza, vennero imprigionati nelle carceri di Palazzo Arnone.
Subirono un processo sommario dinanzi alla corte marziale borbonica. Nonostante la difesa di avvocati cosentini, furono condannati a morte per cospirazione e attentato all’ordine pubblico.
Il 25 luglio 1844, Attilio ed Emilio Bandiera, insieme a sette compagni (Domenico Moro, Luigi Ricciotti, Anacarsi Nardi, Giovanni Venerucci, Francesco Rocca, Giuseppe Pacchioni e Domenico Lupatelli), furono fucilati nel Vallone di Rovito, alle porte di Cosenza.
Il loro sacrificio divenne simbolo della lotta per l’Unità d’Italia e monito contro la tirannia.
Il luogo dell’esecuzione, il Vallone di Rovito, è oggi un luogo della memoria. Nel 1937 vi fu eretta un’ara commemorativa.
Cosenza fu il teatro del tragico epilogo della spedizione dei Fratelli Bandiera, ma è anche la città che ne custodisce la memoria, rendendoli eroi immortali del Risorgimento italiano.