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In questo anno, così difficile per tutti noi, l’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma è stato spesso protagonista e primo attore nella lotta al virus covid-19. Era il due Febbraio del 2020 quando i virologi dell’Istituto, a meno di 48 h dalla diagnosi di positività per i primi due pazienti in Italia, due turisti cinesi, riuscirono ad isolare il virus; eravamo tra i primi in Europa a raggiungere questo importante risultato. A distanza di quasi un anno da quella data che ci appare ora così lontana, il 27 Dicembre, proprio tra le mura di questo storico ospedale, è partita quella che si preannuncia essere una delle più imponenti campagne vaccinali della storia. Sembra la chiusura di un cerchio, e noi, speranzosi, vogliamo crederlo anche se ancora di strada da fare ce ne sarà molta. Ma qual è la storia di questo Istituto che rappresenta un fiore all’occhiello della sanità italiana?

La nascita del primo complesso ospedaliero risale al 1903 quando Roma ed i suoi abitanti necessitano di un nuovo ospedale polivalente. Fu il sindaco Ernesto Nathan a predisporre un progetto rilevando dal Vaticano, ad un prezzo quasi simbolico, i terreni dove far sorgere il nuovo nosocomio. Le solite lentezze burocratiche rallentarono a dismisura l’avanzamento dei lavori che subirono però una brusca accelerazione a causa dell’epidemia da influenza spagnola che permise nel breve volgere di due anni l’inaugurazione della struttura nel 1929 come Ospedale del Littorio, cambiato poi come Ospedale Ernesto Nathan e nel 1945 come San Camillo De Lellis, in memoria del protettore della sanità militare. Passato poi sotto al Pio Istituto Ospedali Riuniti di Roma, che gestiva tutti gli ospedali romani, ci rimase fino alla nascita delle Aziende Sanitarie. Inizialmente una azienda unica San Camillo Forlanini Spallanzani fino al 1996, quando l’Istituto Spallanzani si distaccò divenendo autonomo. 

Lo scienziato, Lazzaro Spallanzani

L’Ospedale Lazzaro Spallanzani con questo nome venne inaugurato nel 1936 come quella parte del complesso più grande destinato alla prevenzione diagnosi e cura delle malattie infettive. Fin da subito fu una struttura importante, 15 padiglioni e 296 posti letto. Nel corso degli anni l’Istituto si trasformò cercando di rispondere nel modo più puntuale possibile alle malattie infettive del momento. Negli anni 30 fu centro d’eccellenza per la cura e riabilitazione della poliomielite, nel 1970 fu il periodo del colera e delle salmonellosi, subito dopo quello della lotta all’epatite B. Dal 1980 l’ospedale Spallanzani diviene centro di eccellenza per la cura e ricerca sulla Hiv e AIDS. Nel tempo la struttura iniziale ha subito degli ampiamenti uno dei più importanti è quello del 1991 dove un nuovo complesso progettato in conformità avanzate per l’isolamento delle persone prende vita. Avvicinandoci ai giorni nostri il personale della struttura ha dovuto contrastare l’avanzata della Sars (Sindrome Respiratoria Acuta Grave) ed ora quella dell’ultimo arrivato, un virus per molti aspetti simile, il Covid 19.
Fiore all’occhiello dell’Istituto sono i suoi laboratori. Qui c’è l’unico laboratorio italiano di biosicurezza livello 4 e ben cinque laboratori di livello 3, una banca criogenetica che può ospitare diverse sezioni ad azoto liquido e altre a – 80 C.

Ma chi era Lazzaro Spallanzani? Scienziato italiano nato nel 1729 a Scandiano, è uno dei fondatori della biologia sperimentale. Dopo studi in legge dirige i suoi interessi verso la fisica e la matematica, diviene professore di fisica all’università di Modena e Pavia dove realizza la maggior parte dei suoi esperimenti.
Fin dall’antichità era diffusa la tesi secondo la quale anche dalla materia non vivente potessero nascere spontaneamente altre forme di vita. Nel 1745, l’inglese John Needham, cercando di dare sostegno a questa teoria, propose un esperimento. Fece bollire del brodo di carne e poi lo raccolse in recipienti sigillati. Dopo qualche tempo, si poté notare la presenza di microorganismi. Lazzaro Spallanzani, non fu convinto da questo studio affermando che i germi erano penetrati nel brodo dall’aria, dopo e non prima dell’ebollizione.
Riuscì a dimostrare che aveva ragione ripetendo un esperimento nel quale il brodo veniva mantenuto sempre sottovuoto. La teoria della generazione spontanea fu poi definitivamente accantonata, nel 1859, per merito del francese Louis Pasteur. Lazzaro Spallanzani è oggi considerato il primo microbiologo dell’era moderna.