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di Ivana Orlando

La parola “uxoricidio” da uxor (moglie) indicava una violenza, uccisione ristretta solo al coniuge. 

Poi venne sostituita con “femminicidio” in quanto donna.
Il termine femminicidio è un concetto molto più vasto.
Una subordinazione sia fisica e sia psicologica.
Mi soffermo, con un range più ampio, al fattore psicologico.
Perché penso che gli stereotipi, possano innescare comportamenti distruttivi con epiloghi anche drammatici.
Lo stereotipo di genere, i ruoli tra maschio e femmina, è stato sempre diviso tra potere patriarcale, successivamente anche politico e pubblico, con quello prettamente subordinato della donna.
Dedita alla cura della prole.
Il corpo della donna come punto di partenza di ciascuno essere umano.
La peculiarità della donna è il suo eclettismo. Capace di svolgere più funzioni e più concetti contemporaneamente.
Un multitasking a tutti gli effetti.
L’ uomo in questo senso lo definisco come un imbuto o un contagocce.
(concedetemelo). Una cosa per volta, diversamente va in cortocircuito.
Non vi sono termini che possano rappresentare la differenza fra uomo e donna, perché è intrinseco nelle loro radici, nella loro natura.
Termini come femminismo o maschilismo, a mio parere, sono da escludere. Non vi sono estremismi sia da una parte che dall’altra ma solo equilibri e complementarietà.

La diversità è stata sempre oggetto di derisione o razzismo, tutt’oggi abbiamo episodi di becera radice.
Non è mai stata considerata la diversità, per quello che realmente rappresenta; un valore aggiunto, un talento, una conoscenza da acquisire e non da sminuire.
Potrei pensare che l’uomo, anzi mi correggo, taluni uomini, ma ahimè... purtroppo non vi è abbondanza numerica nel termine “taluni”,
in quanto consapevoli per primi di tal diversità, intesa come capacità cerebrali come: intuizione, empatia, memoria… passino all’attacco attraverso stereotipi e maneggiando un potere determinato dalle loro insicurezze.
Come spesso dico:
La mia compiuta consapevolezza accerta il mio errore.

Ma a volte l’errore più grande viene, purtroppo, protratto ed ereditato culturalmente dalle stesse donne.
Donne maschiliste.
Mi capita di ascoltare delle frasi sferzanti, osservare comportamenti, nell’ambito familiare, alquanto viziati.
Apparentemente innocue ma se replicate quotidianamente forgiano la loro inferiorità giorno dopo giorno. Quelle stesse donne (non tutte) che indossano o espongono le scarpette rosse sui loro davanzali di casa, nelle piazze o partecipanti ad eventi contro la violenza alle donne.

Donne asservite ai loro compagni.
Credo che il punto d’inizio sia questo, il punto da scardinare, da educare, da non far divenire un burqa comportamentale ma un drastico mutamento nelle prospettive dei legami tra uomini e donne.
Educhiamo sia uomini che donne.

E mentre sto scrivendo queste righe, una donna e un’altra donna ancora e ancora... sta morendo.

Vi lascio con una mia poesia.
Un po’ cruda ma purtroppo vicina al reale.

Per quelle donne che
vengono picchiate e stuprate
nel silenzio delle loro lenzuola e
nell'ombra del loro grembiule.
Per quelle donne che
stringono la pelle
per non far uscire le lacrime.
Per quelle donne che partoriscono
i loro sacrifici sui figli.
Apparecchiano le tavole
ricompongono il letto
svuotano la vagina
chiudono le porte
finché la chiave ritorna ad aprire.