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di Virginia Murru

Quando rifletti alla perfezione dell’organismo umano, ti sembra che il pensiero non sia adeguato a scandagliare in questi versanti tempestati di mistero. Il pensiero però è nato libero, senza vincoli, e non di rado s’inoltra in direzioni interdette alla conoscenza. Così non si può evitare di pensare all’intelligenza autonoma di un organismo complesso qual è quello umano, e a tutti quei ‘congegni’ biochimici che lo governano.

Come fa il nostro corpo (per esempio) a dosare tutti quei mediatori chimici con precisione inaudita, senza che la nostra volontà sovraintenda al silenzioso processo che attiva il metabolismo dei vari sistemi?

Com’è possibile che tutto questo traffico di molecole, o neurotrasmettitori, entrino in circolo secondo ‘comandi’ a nostra insaputa, verso i quali siamo in qualche modo spettatori passivi, inermi, mentre il mistero compie i suoi riti con effetti fisiologici precisi? ‘Non solo’, si fa per dire.. Perché quest’orda di molecole disciplinate come soldatini resta ‘sveglia e vigile’, anche mentre noi ci pieghiamo in obbedienza all’oscurità, e ci abbandoniamo al sonno, per rigenerare le nostre energie.

Ci ‘abbandoniamo’ al sonno? Non esattamente, il nostro è uno stato di acquiescenza verso i richiami dell’orologio biologico che gestisce il sistema endocrino, (ma anche quello linfatico, circolatorio, respiratorio, immunitario e tanti altri), ossia il complesso di una sinergia stupefacente, perfettamente sintonizzata sulla medesima lunghezza d’onda: l’assetto e l’equilibrio biofisiologico dell’organismo nel suo insieme.

Certo che quel Tale, chiamiamolo pure Ente Supremo che ha inventato e ‘brevettato’ la Vita, la sapeva proprio lunga in termini di creazione esclusiva. Sì, esclusiva, perché gli esseri umani porteranno ancora lontano il progresso della conoscenza, ma non riusciranno mai a farsi artefici di simili prodigi.

Il sonno, quello naturale, non ce lo imponiamo e non lo comandiamo, l’induzione al sonno dunque avviene perché la nostra bussola interna così decide. Il che significa che solo apparentemente il corpo ci appartiene. Non illudiamoci di appartenerci, sia chiaro.

A chi rispondono questi mediatori chimici, chi li ha resi così micidiali da compiere ‘scelte’ a volte nostro malgrado, chi c’è dietro questa intelligenza autonoma?

Risposte razionali non ne esistono, e non possiamo inventarcele di nostro arbitrio. Ma nemmeno l’alternanza dell’Yin e Yang, luce/oscurità, è un processo scontato, e il Taoismo al riguardo, ossia la Filosofia cinese, non ha inferto un grande colpo al mistero del ritmo sonno-veglia, legato certamente a precise esigenze dell’organismo, al raggiungimento del cosiddetto equilibrio omeostatico, verso il quale tende tramite l’autoregolazione. Misteriosamente..

Ma dovremmo stupirci anche di un semplice insetto, per noi tutto ciò che vegeta o si muove nei tre Regni della natura è scontato; li osserviamo con indifferenza, quasi. Ma invece dovremmo stupirci anche di un filo d’erba, un fiore, un’ape, per tutta quella vita che pulsa e vibra frenetica in terra e in mare, negli oceani, nell’atmosfera. Ci sembra normale che un rapace, ad un km di distanza dal suolo possa individuare la preda, e compiere incursioni acrobatiche a diverse centinaia di km/h. Ma non è per nulla normale.

Se pensiamo al lavoro indefesso di un’ape e all’impressionante precisione di un’arnia, è ovvio domandarsi come sia possibile che un insetto di un cm possa esprimere in modo ineccepibile tanta bellezza. Ci rifugiamo nell’istinto, noi umani, tanto per creare alibi e ozio al pensiero, che solitamente non ama poi tanto inoltrarsi su vie sommerse non convenzionali, tempestate d’insidie come mine, cioè veti.

Ma tant’è: anche scervellandoci giorno e notte non potremmo avere risposte. L’istinto non c’entra, lo abbiamo inventato noi, troppo comodo risolvere nell’indefinito ogni controversia col mistero, sono solo vie non accessibili alla nostra imperfezione.

Tanto per ficcarci bene in mente il fatto che siamo davvero piccoli al cospetto di una gerarchia di interdipendenze che ci sfugge di mano. Perché in fin dei conti la materia è proprio una fregatura quando non vieni a capo delle sue leggi, del suo sussistere e corrispondere ad un equilibrio che ha una linea di confine ben demarcata, dalla quale, inesorabilmente, siamo destinati a stare lontani, perché ci esclude dal ‘gioco’. Insomma da queste parti ancora buio pesto, che ci piaccia o no.

Il corpo umano è simile ad una macchina le cui molteplici funzioni sono coordinate da impulsi e stimoli autonomi che hanno sempre sfidato la scienza, perché col passare dei millenni tanto si è scoperto sul funzionamento degli organi, e con i progressi della microbiologia si è arrivati fino ai misteri più reconditi dell’attività cellulare. Al micron della materia, al quark, ai quanti. Eppure siamo ancora qui immersi nell’ignoto. L’intelligenza umana è la realtà più stupefacente e misteriosa a se stessa, il suo perenne vagare nel buio è la rivoluzione silenziosa dell’Universo: un piccolo asterisco di fronte a tanta grandezza, comunque un portento che ha saputo viaggiare lontano, scalando vertici che sembravano irraggiungibili.

Ma non è giunta alla verità ultima di quella ‘mano nascosta’ che regola in modo perfetto ogni processo metabolico dell’organismo, ogni dosaggio ormonale che, entrando in circolo per via endocrina, si lega ai recettori giusti, e non sbaglia una mossa. E’ inevitabile fermarsi con stupore a riflettere, anche se l’essere umano, dà troppe verità per scontate, e tutto ciò che lo circonda, con tutte le sue variabili, connessioni, e i sistemi perfettamente comunicanti siano dati di fatto invalsi, atti dovuti all’intelligenza e all’ingegno che può permettersi di sorvolare su questioni che sovrastano.

Se ci si ostina ad andare oltre col pensiero, ineluttabilmente questo viene scaraventato nel buio da quell’Ente che tutto comprende in sé e tutto governa: quando si azzardano certi percorsi che sconfinano nel filo spinato dell’immenso, bisogna attendersi la resa. L’intelletto umano, anche quando ha le caratteristiche del genio, deve rassegnarsi al relativo di un assoluto che non può essere scavalcato, nonostante secolo dopo secolo abbia strappato tanti veli ai versanti oscuri del nostro essere ed esistere.

Fin dall’alba si potrebbe constatare l’impotenza, quando la luce illumina ogni cosa creata, e filtra ovunque, perché conosciamo la fonte della luce, ma non il perché e il percome di ogni suo ruolo nell’amministrare la vita e i suoi infiniti sistemi, legati, sia pure ad ‘anni luce’ di distanza, a quello universale, al Cosmo.

L’intraprendenza umana e la smania di conoscenza, di sfida al mistero, in questi dintorni della Fisica, nel volgere di alcuni secoli ha compiuto passi davvero incredibili, ma sull’origine della Vita, sui suoi tanti enigmi, siamo ancora ben lontani dalla soluzione dell’incognita.

E allora, come una dannazione, il pensiero s’inoltra ancora e sempre in regioni del sapere troppo remote, ed è inevitabile chiedersi: chi ha disposto l’Universo in modo così ordinato, creando connessioni di ruoli e allineamenti così perfetti, tanto da stabilire orbite circolari ed ellittiche in cui tutto procede secondo una disciplina e un ordine che dovrebbero lasciarci attoniti, se solo ne acquisissimo coscienza? Chi ha predisposto tutto questo scenario primordiale e lo ha reso compatibile con le vita? Chi?
Eh no, perché si può essere agnostici quanto si vuole, ma il pensiero produce attriti come cortocircuiti quando se ne va a spasso in questi orizzonti del Cosmo. E tanto per cambiare, da Euclide a Einstein, di strada la Scienza ne ha percorsa, ma quando si tratta di arrivare al capolinea del mistero, siamo ancora sulla via di Damasco. C’è poco da stare allegri: quello che manca alla ruota del progresso e della conoscenza è tutto quel vortice di vuoto che ci stordisce, allorché con arroganza e presunzione ci convinciamo d’essere arrivati alla.. meta.

Sembra che, il buio fitto intorno a noi si celi proprio nella luce che ci avvolge e ci irride. Per fortuna il desiderio di sapere e d’infrangere le porte blindate dell’ignoto ci scaraventa sempre avanti: siamo inesorabilmente proiettati verso il progresso, come se l’Umanità in questo imperscrutabile percorso, generazione dopo generazione detenesse la staffetta del prossimo salto. Fino a quando? Ci sarà mai in queste vie interdette un traguardo possibile, o la verità ultima della Vita è una porta a prova di scasso che il genere umano non potrà mai violare?

Purtroppo gli interrogativi sono come numeri periodici, perché le risposte sono materia intrattabile, inaccessibile ai mortali. Proprio come il concetto di assoluto. In spiccioli la dannazione di vivere con la luce accesa, ma con le diottrie di un pensiero assediato dal buio, dal limite, che come un funambolo sfida l’equilibrio del possibile, se stesso, con l’ostinazione che caratterizza l’animo umano e la sua smania di bussare alle porte dell’infinito.