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di  Monica Vendrame

 

Questa é Marina Abramovic, un'artista serba naturalizzata statunitense, che ha reso il suo corpo la più grande forma d'arte.

La donna, attiva sin dagli anni '60, si è autodefinita la «nonna della performance art». Il suo lavoro esplora le reazioni tra l'artista e il pubblico che guarda appunto l'opera, cioè lei stessa. Il suo obiettivo è far leva tra i limiti del corpo e la possibilità della mente.

In una delle sue performance più famose, chiamata "Rhythm 0", é rimasta immobile per 6 ore ed ha dichiarato che non si sarebbe mossa a prescindere da ciò che gli spettatori le avrebbero fatto. Ma in che cosa consisteva l'opera? Diciamo subito che in  una stanza della galleria del teatro di Napoli erano stati appoggiati, sopra un tavolo,  ben 72 strumenti di dolore o di piacere: parliamo di una rosa, del pane, di un profumo, di una bottiglia di vino, etc., oltre che oggetti di offesa come coltelli, falci e qualsiasi altra tipologia di arma che potesse fare del male all'artista. Incredibile a dirsi, ma vi era anche una pistola carica. 

Lei si è presentata così: "Bene, questi sono i 72 oggetti che potete utilizzare su di me in qualsiasi modo. Io starò immobile dalle ore 20 alle ore due di notte. Sono mentalmente pronta a morire". Le prime ore di questo esperimento passarono in maniera abbastanza tranquilla: le persone si avvicinavano a Marina accarezzandole addirittura il viso; alcune le diedero la rosa, quindi un oggetto presente nel tavolo. Insomma, sembravano tutte molto carine e naturalmente benevoli. Con il passare, però, delle ore il pubblico ha iniziato a capire che lei fosse realmente accondiscendente a qualsiasi cosa quella notte. Il suo essersi posta, senza remore alla volontà di quella gente, fece si che qualcuno decidesse di afferrare le forbici, tra il gelo dei presenti, e tagliarle via i vestiti. 

All'assenza di un'opposizione dell'artista, iniziarono anche le prime spinte, le strattonate. Una persona le conficcò con forza le spine delle rose dentro la pelle, ma lei rimase immobile, impassibile. Le lacrime, però, le rigavano il volto perchè sentiva tutto il disprezzo del genere umano. Con il passare del tempo quasi gli istinti più violenti furono scagliati su Marina: venne legata, palpata, quasi violentata. Qualcuno arrivò addirittura al punto di consegnarle quella famosa pistola carica tra le mani. Dopo ben sei ore Marina era ancora in piedi, era ancora viva.  Il suo corpo era gravemente segnato da questa performance, ma lei reagì ricomponendosi e camminando orgogliosamente per la sala. Queste le sue parole :"Prima sono stati pacifici e timidi ma poi rapidamente sono arrivati alla violenza! Quello che ho imparato é che se lasci la decisione al pubblico, possono ucciderti. Mi sono sentita davvero violentata, mi hanno tagliato i vestiti, piantato spine di rosa nel ventre, un uomo mi ha puntato la pistola alla testa e un altro gliel'ha dovuta strappare dalle mani. Hanno creato un'atmosfera di aggressività. Dopo 6 ore mi sono alzata e ho iniziato a camminare tra l pubblico. La gente se ne andava, non riuscivano a guardarmi in faccia, scappavano al confronto."

Testimonia così gli istinti più brutali dell'uomo che, una volta che hanno vinto la barriera della formalità, prevalgono. Dimostra quanto velocemente una persona possa arrivare a fare del male in circostanze favorevoli. Dimostra che é facile disumanizzare una persona che non combatte, che non si difende. Dimostra che se viene fornito lo scenario, la maggior parte delle persone, apparentemente normali, non avrà coscienza della crudeltà inflitta da altri pochi individui anch'essi considerati normali.

 

 

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Info Autore
Monica Vendrame
Author: Monica Vendrame
Biografia:
Vivo a Pegli (Genova). Sono vicepresidente dell'Associazione culturale "Atlantide - Centro studi nazionale per le arti e la letteratura" e promuovo eventi culturali. Sono redattrice del quotidiano online "La voce agli italiani" e collaboro con il periodico "La voce del Savuto". Amo il teatro e la lettura.
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