di Giovanni Teresi

Benché le sue origini siano molte remote, la tonnara, in Sicilia, si dice sia di origine araba dal nome del capo della tonnara il “Raìs” e da molti altri termini che vengono impiegati in questa attività marinara.

Ma se ci riferiamo a certi usi e costumi segreti, arcaici, dobbiamo convenire che la tonnara e il suo mondo sono molto più antichi del tempo musulmano. Il Raìs, ad esempio, è ben più di un capo pesca; oltre ad organizzare le operazioni in mare ha anche la responsabilità di recitare e far recitare le preghiere necessarie alla riuscita delle battute del tonno.
In molte zone della costa siciliana, già d’inverno si preparano le reti, le barche, le cime e si incaricano pie donne, dotate di particolari qualità magico-religiose, di recarsi in riva al mare e recitare preghiere capaci, secondo la credenza dei pescatori, di chiamare i tonni dai mari più lontani.
A Favignana si narrano molte avventure dei capipesca più leggendari dell’isola; di loro non è difficile ascoltare aneddoti curiosi narrati con gusto allo straniero, che desidera scambiare quattro chiacchiere con i vecchi seduti all’ombra nella piazzetta.
La preghiera d’inverno è così una invocazione per le prede che tutta l’isola aspetta per un anno intero. Trovandosi al centro di queste operazioni, il Raìs è diventato una figura quasi mitica a metà tra il capo popolo e il sacerdote di un culto segreto e dei segreti segni del cielo e del mare.
Egli organizza, in momenti cruciali della pesca, l’apertura della tonnara: la complessa calata in mare delle reti. L’operazione si compie al ritmo di un coro ed è proprio in questo coro che scopriamo un altro aspetto segreto della tonnara. Se ascoltiamo le parole del canto ci accorgiamo che esse parlano di una certa “Signorina Lina” della quale vengono scherzosamente elencate, in rima, le bellezze fisiche. Si tratta di una allegoria solo apparente; l’introduzione dell’elemento femminile durante il lavoro delle reti ha un preciso significato sacrale.
Interpretando le parole del canto si scopre la vera identità della signorina Lina: questa bella ragazza di cui i pescatori cantano tante lodi è in realtà la rete.
La rete è signorina sino al momento della sua calata in mare, poi, fecondata dal mare e dal’ingresso delle prede nel suo grembo, sarà madre. Così, quando la rete è piena di pesci viene considerata dai pescatori come un grembo gravido di figli. Però, non è solo questo l’aspetto sacrale che accomuna la gente delle tonnare, ce ne sono altri, primo fra tutti il dovere quotidiano della preghiera davanti ad una croce di foglie di palma intrecciate che galleggia in alto mare proprio all’ingresso della tonnara, e il dovere di ripetere ogni mattina parole per evocare gli atti di creazione compiuti dal Signore e di alcuni Santi.
Sant’Antonio da Padova è il protettore della tonnara, ma anche il protettore delle spose incinte.
Ogni mattina, quando le barche giungono alla tonnara e si dispongono aspettando l’arrivo dei tonni, il Raìs, assieme ai suoi uomini, dice scoprendosi il capo: “Buongiorno tonnara!” e la ciurma gli risponde in coro: “Buongiorno!” poi cade il silenzio, che può durare ore ed ore.
Quanti saranno i tonni? Quando arriveranno?
Il Raìs ha disposto un servizio continuo di vigilanza fuor d’acqua e sott’acqua. Se i tonni si fanno aspettare può accadere che venga gettata in mare, in una rete tesa fra le barche, una statuetta di S. Antonio come protettore della tonnara. La regola è di aspettare …
Le operazioni dell’arrivo dei tonni sono regolate con ritmo preciso, scandito dal canto della “Scialoma”. La Scialoma è un canto di saluto ai tonni ( scialom, salam in arabo vuol dire benvenuto) e il suo ritmo scandisce il tempo per il ritmato lavoro alle reti.
Una dopo l’altra esse si chiudono a trappola e costringono i branchi di tonni ad avanzare verso il punto ove saranno catturati e poi massacrati.
Quando la rete della camera della morte quasi emerge, ha inizio il momento crudele della mattanza (matar, in spagnolo vuol dire uccidere). Dalle barche, chiuse a quadrilatero, i tonnaroti si sporgono con le loro lunghe pertiche munite d’arpione per infilzare i tonni e tirarli a bordo mentre il mare attorno si tinge di sangue.

 I tonni catturati vengono subito portati negli stabilimenti per la lavorazione o per la conservazione in celle frigorifere per essere esportati.

• Favignana le Tonnare Florio

La distanza dei mercati di vendita ha posto da sempre il problema della conservazione. Nei tempi antichi, per le sardine e le acciughe, il metodo migliore era quello della salatura. Questo metodo, dapprima applicato al pesce, è stato poi esteso ai formaggi, alla carne e alla conservazione delle pelli. Così, il sale è divenuto un elemento essenziale per la vita e la civiltà.

 • L’edificio appena restaurato è visibile appena ci si avvicina al porto. Con i suoi trentaduemila metri quadrati, di cui i trequarti coperti, è una delle tonnare più grandi del Mediterraneo. Oggi dismessa, e adibita a museo, è stata per parecchio tempo luogo di riferimento per l’economia dell’isola, grazie alla lavorazione del tonno. La Tonnara Florio è rimasta chiusa dal 2003 al 2009 per restauro. Oggi ,adibita a museo, ha dato lavoro a più di cinquecento persone fino al 1980.

 

Info Autore
Giovanni Teresi
Author: Giovanni Teresi
Biografia:
Giovanni Teresi (03/11/1951, Marsala) è docente in pensione, poeta e scrittore contemporaneo. Ha pubblicato testi di poesia e racconti in riviste nazionali e internazionali. È scrittore benemerito dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli per le sue liriche in “Nuove Lettere”. Dal 2011 è Membro d’Onore dell’Association Rencontres Européennes Europoésie con sede a Parigi e Presidente della Delegazione francofona in Sicilia Marius Scalési. Ha collaborato con la Rivista Latinitas in Civitate Vaticana. È’ Presidente del Punto Centrum Latinitatis Europae di Marsala, Associazione Culturale con sede ad Aquileia. Dal 12 Novembre 2017 è Accademico di Sicilia per la Letteratura. È membro dell’Ottagono Letterario di Palermo. Il 23 Luglio 2018 gli è stato conferito il Premio Nazionale Liolà – Tributo a Luigi Pirandello.
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