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di Anna Maria Stefanini

«Me sventurato, mi è capitato questo». Niente affatto! Semmai: «Me fortunato, perché anche se mi è capitato questo resisto senza provar dolore, senza farmi spezzare dal presente e senza temere il futuro». 

Marcus Aurelius Antoninus Augustus nasce a Roma il 26 aprile 121; esattamente 1900 anni fa. Quella di Marco Aurelio era un’importante famiglia romana, vissuta per molto tempo in Spagna, in una località vicina all’attuale Cordoba. Suo bisnonno fu senatore e suo padre aveva sposato la discendente di una ricchissima famiglia che si potrebbe definire di “industriali”, essendo proprietaria, fra l’altro, di un’importante fabbrica di mattoni a Roma, proprio nel periodo in cui l’Urbe conosceva una grande espansione urbana. Una famiglia che la storiografia qualifica “di rango consolare”.

Quando Marco Aurelio nasce, la famiglia si trovava a Roma; la residenza di Marco Aurelio era nella zona del Celio, un quartiere allora molto importante, ricca di molte “domus” nobiliari.

Il padre Annio Vero muore giovane, secondo alcune fonti nel 124, quando aveva appena 3 anni. Anche se il rapporto tra padre e figlio fu breve Marco Aurelio conserverà sempre del genitore un grande e riconoscente ricordo e ne scrive in una delle sue opere: “Meditazioni”. Come era in usa nelle casate nobili della Roma imperiale la madre Lucilla affidò l’educazione del figlio alle domestiche e a maestri opportunamente selezionati. Malgrado questo Marco Aurelio ricorderà sempre la madre come fonte di cura e di insegnamenti morali, tra cui il sentimento della “pietà”, “la semplicità nel mangiare” e come non seguire “le vie dei ricchi”. Alla formazione del giovane Marco Aurelio concorre anche il nonno paterno, Marco Annio Vero. Del nonno scriverà come di colui che gli insegnò “a tener lontano il brutto carattere”. 

Tra i maestri scelti per l’istruzione di Marco Aurelio spiccano Diogneto, che lo introdusse alla filosofia, il grammatico e letterato Alessandro di Cotieno, il maestro di retorica Erode Attico e lo scrittore e oratore Marco Cornelio Frontone.

Nel periodo della giovinezza di Marco Aurelio era imperatore Adriano il quale, come era allora in uso, nel 138 scelse il suo successore; la scelta cadde su Aurelio Antonino, un’importante figura imparentata con la famiglia di Marco Aurelio.

A sua volta Aurelio Antonino adottò Marco Aurelio, allora 17-enne e Lucio Commodo. Si racconta che lo stesso Marco Aurelio rimase sorpreso per la scelta. Da quel momento la carriera politica di Marco Aurelio conobbe un’accelerazione: divenne Questore nel 139, a 18 anni, prima quindi di aver compiuto i 25 anni, età allora richiesta per questa carica; per questo ottenne una speciale dispensa dal senato.

Sempre all’età di 18 anni divenne console e titolare di altri importanti incarichi. I biografi raccontano tuttavia che, malgrado questa rapida ascesa, Marco Aurelio si mantenne sempre fedele agli insegnamenti filosofici osservando costantemente comportamenti e atteggiamenti semplici e sobri. 

Alla morte di Adriano, Antonino divenne imperatore e mantenne sempre Marco Aurelio nella cerchia dei suoi collaboratori. I rapporti con il neo-imperatore si fecero più stretti quando Marco Aurelio si fidanzò con la bella figlia di lui: Faustina minore, che sposerà nel 145; dal matrimonio nasceranno 14 figli.

Malgrado il successo politico, Marco Aurelio continuò a coltivare la passione per i suoi studi filosofici, per lo scrivere, l’arte oratoria e per il greco, lingua che utilizzerà nella scrittura delle sue opere.

Il 7 marzo 161, all’età di 75 anni, Antonino muore appena dopo aver designato Marco Aurelio suo successore.

È così che Marco Aurelio diviene imperatore romano; le biografie raccontano che Marco Aurelio fosse riluttante ad assumere la carica ma venne di fatto costretto dal senato.

Marco Aurelio fu un “princeps” illuminato, rispettoso degli altri poteri dell’impero, introdusse il criterio meritocratico nelle cariche pubbliche, abolì la tortura e diede molto spazio a colti ed eruditi.

Muore il 17 marzo 180 in una località incerta: Sirmio, nell’attuale Serbia oppure Vindobona, l’attuale Vienna.

Tra le opere si ricordano i “Colloqui con se stesso”; più che un’opera un esercizio di auto-educazione e alcuni storici dubitano che avesse intenzione di pubblicarla; tuttavia è unanimemente considerata come un capolavoro filosofico. Altre opere sono “I ricordi” e “Meditazioni”.

“Quello che giova all’alveare giova anche all’ape”.