di Sergio Melchiorre 

Domenico Turchi, il contastorie gessano, da giovane, subito dopo il diploma, ha lavorato per un’industria chimica di Pescara.

Ben presto però, nel 1984 ha preferito lasciare l’impiego e tornare a vivere in contrada Valloni, a Gessopalena (CH), tra la sua gente, in campagna, ad allevare conigli assieme alla moglie. Nella sua vita però hanno sempre convissuto, come due binari paralleli, da una parte la sua quotidianità di marito e lavoratore e dall’altra la sua arte attorica e letteraria.

Ed è proprio grazie a questa sua poliedrica vena artistica che abbiamo potuto apprezzare la sua comicità che, nel tempo, si è manifestata sotto molteplici aspetti.

Nei suoi spettacoli di “cabaret etnico” Domenico descrive con minuziosa ironia i personaggi “tipici” del suo paese, con l’intento di esprimere e ricostruire l’identità di una classe contadina, caratterizzata da una vita semplice e da valori in via di estinzione: onestà, generosità, abnegazione alla fatica e, a volte, ingenuità.

Con lo spettacolo «Noi della Bassa» si è aggiudicato nel 1998 il concorso nazionale «Cabaret Amore Mio» di Grottammare. Nello stesso anno ha partecipato alla trasmissione satirica «Gnu» andata in onda su RAI 3.

Domenico, nella sua lunga carriera, è stato anche regista e direttore artistico dell’associazione teatrale «Nusemmnu» di San Vito Chietino, con la quale ha prodotto gli spettacoli «La coccie di San Donato» e «Io sto bene così spero di te». È stato anche regista di tre edizioni della «Notte delle streghe» di Castel del Monte. Attualmente collabora con la compagnia teatrale «Pretalucente» di Gessopalena.

 Alla sua attività di cabarettista si affianca anche quella di attore cinematografico. Domenico infatti è stato tra gli interpreti del film «Sottovoce» del regista italo-belga Claudio Pazienza; film pluripremiato a Sulmona nel 1993 e a Bruxelles sia nel 1993 che nel 1994. Da segnalare anche la sua partecipazione alla fiction abruzzese «Lo scontrino alla cassa» dell’associazione Adriatica Cabaret di Lanciano nel 2009 e al film «La Palestra» del regista Francesco Calandra nel 2010.



 (Domenico Turchi in compagnia di Valentino Picone)

 

Oltre alla sua straordinaria attività attorica e cabarettistica, che richiama continuamente a ogni suo spettacolo moltissimi spettatori, l’attore abruzzese ha recentemente pubblicato due libri di racconti brevi: «La mia vita è un mosaico», Streetlib Editore, Loreto 2021 e «Vallonia», Youcanprint 2022.

Nel suo primo libro «La mia vita è un mosaico», Domenico Turchi afferma: «Scrivo perché non ci sono più palchi da calcare!».

Il libro raccoglie cinquantanove racconti brevi «sagaci, pungenti, arguti, gradevolmente irriverenti che raccontano episodi di vita quotidiana familiare, politica, sociale, tutti immersi nella solida cultura di una piccola realtà di paese ben più apprezzabile di quella metropolitana».

Domenico ha scritto il libro con una dovizia di particolari esilaranti, come se stesse recitando i suoi ricordi in mezzo a una platea particolarmente motivata, partecipe e entusiasta.

Leggendo l’interessante libro, si ha l’impressione di respirare l’«aria frizzante» dell’Abruzzo, il profumo del vino nostrano, l’effluvio mielato delle ginestre e l’odore degli arrosticini che impregnano l’aria briosa delle feste campestri, sotto lo sguardo severo della Majella.

«La mia non è una grammatica corretta, uso i puntini più che una virgola perché quando scrivo recito», puntualizza Domenico Turchi.


 Nel suo secondo libro, «Vallonia», dedicato alla moglie e ai figli Angelo e Feliciano, e su cui mi voglio maggiormente soffermare, Domenico Turchi usa la «lingua parlata della realtà» per descrivere, in modo lodevole, l’ambiente contadino vallonese dove ha trascorso gli anni della sua giovinezza.

Ogni racconto, scritto con il pennello del cuore, è ingioiellato di poesia, di ironia e di una nostalgia recondita nei confronti di un passato ormai lontano, ma sempre presente nella memoria dello scrittore abruzzese.

In alcuni racconti, come «Dall’alba al tramonto», «Vallonia» e soprattutto «Il carro», le gags sembrano essere ispirate ai film comici muti in bianco e nero realizzati negli USA negli Anni ‘20.

Esilarante, inoltre, è la battuta del nonno dello scrittore quando afferma, nel racconto «Dall’alba al tramonto», che «il latte dell’asina facesse diventare le persone intelligenti».

Nel racconto «Il carro», il narratore scrive che Sabatino «imprecava tre santi alla volta!» e che zio Antonio di Buco, che soffriva di cinofobia, quando tornò da Montenerodomo senza aver portato a termine la sua missione, per giustificarsi, riferì al suo datore di lavoro: «Sai che fa la gente di Montenerodomo? Attacca le pietre e libera i cani!».

Nel racconto «Fine anni ’50», particolarmente nostalgica risulta l’affermazione riferita all’epoca dei fatti «c’era la semplicità di una vita legata al nulla! Il vino era il carburante per allegria e spensieratezza!».

Nello stesso racconto, sugellata da una poeticità struggente, lo scrittore ricorda con immane amore il nonno che si recava spesso a Casoli, portando con sé un cesto pieno di uova e due piccioni e tornava sempre con il cesto vuoto e delle caramelle per i nipoti. Un giorno però rientrò senza il solito cesto e con le caramelle in tasca…. Solo a distanza di anni l’autore scopre il vero motivo per il quale il nonno si recava regolarmente a Casoli e perché, da quel fatidico giorno in cui era tornato senza cesto, non si era più recato nel paesello limitrofo con i preziosi viveri…

Come scrive Jean Leon Jaurès «del passato dovremmo riprendere i fuochi, e non le sue ceneri». Domenico Turchi fa suo questo insegnamento e afferra e fa rivivere con la forza del suo entusiasmo le scene più divertenti che succedevano a Vallonia, soprattutto quando non c’era la televisione in casa e le persone riuscivano a comunicare attorno a un focolare acceso, nei campi o sulla strada.

Nel racconto «Il sesso», che può apparire irriverente agli occhi dei benpensanti, l’attore-scrittore ci svela con una schiettezza sorprendente e ironica che ha scoperto il sesso grazie alle cavalcate in groppa a una pecora.

Nella sequela dei ricordi dedicati all’emigrazione, all’avvento della radio e della televisione, l’autore raggiunge l’acme della scrittura narrativa, usando l’ironia dissacratoria e un brio effervescente per raccontare storie, a volte inverosimili,

che potrebbero scandalizzare i lettori più puritani.

«Vallonia» è un libro piacevole e divertente, nello stesso tempo l’autore riesce a farci riflettere, con il sorriso sulle labbra, anche quando tratta degli argomenti più spinosi della nostra società.

Il racconto «La televisione», a mio avviso è, dal punto di vista narrativo, particolarmente intrigante. Domenico descrive con una comicità piacevolmente spassosa uno spaccato autentico della società abruzzese e italiana durante gli anni Cinquanta e Sessanta, nella quale convivevano, anche se in modo contraddittorio, la religione, la politica e… la televisione.

«Sono un antropologo comico, così mi definì un autore RAI. Sono uno scrittore? - afferma il versatile artista gessano - No! Sono solo un contastorie».

 «Vallonia» è un libro da leggere con particolare attenzione, per comprendere l’essenzialità della vita che conducevano i nostri avi e poter trarre, oltre a delle rilassanti risate, anche i giusti insegnamenti da quei valori fondamentali che animavano il loro spirito spontaneo e verace.

La scorrevolezza della lettura viene impreziosita da alcune espressioni dialettali, perché esse si presentano come una specie di grammelot, per cui pienamente comprensibili da parte del lettore.

 

Info Autore
Sergio Melchiorre
Author: Sergio Melchiorre
Biografia:
Sergio Melchiorre (poeta, sceneggiatore cinematografico, scrittore di racconti brevi e paroliere), ha scritto cinque sceneggiature cinematografiche. Ha pubblicato tre raccolte di poesie e «Uno di noi», «Rosso purpureo» e «Occhi autunnali». 2015, «Il cacciatore di mosche» vince il 1° posto al Premio Internazionale di Letteratura «Per troppa vita che ho nel sangue – Antonia pozzi», Arese, 2017. 15 ottobre 2017, la lirica «Non cercarmi» ottiene il 1° posto al XXVIII Premio Nazionale «Città di Pinerolo 2017». Il 18 luglio 2019, gli viene conferito dal Comune di Vernole il Premio alla Carriera. Il 06 ottobre 2019, il suo libro «Occhi autunnali» ottiene il 1° posto al Premio Letterario «Città di Pinerolo».
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