Indignazione per la fine pena dell'uomo che ammise 150 omicidi, attivò la strage di Capaci e sciolse un bimbo nell'acido

 

di Monica Vendrame

Dopo 25 anni di carcere torna libero Giovanni Brusca. La sua scarcerazione è stata possibile grazie alla normativa sui collaboratori di giustizia, un beneficio legislativo che prevede uno sconto di pena sulla base delle confessioni rese dal soggetto entro sei mesi dall’arresto. Sarà sottoposto a quattro anni di libertà vigilata, come ha deciso la Corte d’Appello di Milano.

Fedelissimo di Totò Riina, il capo assoluto della mafia più sanguinaria, Giovanni Brusca, viene tristemente ricordato per aver azionato il telecomando durante la “Strage di Capaci”, in cui persero la vita il magistrato antimafia Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Ha ucciso, inoltre, il piccolo Di Matteo, figlio di un pentito di mafia, che prima strangolò e, poi, disciolse nell’acido. Ma è anche l’uomo che ha svelato alla magistratura i meccanismi segreti dietro “Cosa nostra”, e il rapporto con il mondo dell’imprenditoria.

La notizia ha provocato tantissime reazioni nel mondo politico.

Parole molto dure sono state espresse da più persone, come quelle di Maria Falcone, sorella del giudice ucciso nel 1992, che ha così dichiarato: «Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge. Una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata. Mi auguro solo che la magistratura e le forze dell’ordine vigilino con estrema attenzione, in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere, visto che stiamo parlando di un soggetto che ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia assai tortuoso. Tortuoso perché, la stessa magistratura, in più occasioni, ha espresso dubbi sulla completezza delle sue rivelazioni, soprattutto quelle relative al patrimonio che, probabilmente, non è stato tutto confiscato. Non è più il tempo di mezze verità - conclude la Falcone - . Sarebbe un insulto che chi si è macchiato di crimini orribili possa tornare libero a godere di ricchezze sporche di sangue».

Anche la vedova del capo scorta di Falcone, Tina Fontinaro, ha commentato amareggiata: «La scarcerazione di Brusca lascia senza parole. Adesso i sapientoni e gli opinionisti andranno in tv a dire la loro, ma io in questo momento provo un grande fastidio. Ho lottato per il cambiamento e per diffondere il sentimento di legalità tra i giovani, ma oggi è più difficile dire che bisogna stare dalla parte dello Stato. Brusca è fuori dal carcere ma noi non sappiamo ancora tutta la verità sulle stragi - prosegue -. Queste sono le risposte che dà lo Stato a chi ha dato la vita per difenderlo. Per quanto mi riguarda continuerò le mie battaglie e continuerò a fare capire ai ragazzi che devono scegliere da che parte stare».

Questa vicenda è sicuramente una botta allo stomaco. Però, è anche vero, che il pentitismo è servito. E’ stato sempre, in realtà, soltanto un baratto di un reale (o presunto) pentimento umano e morale di questa gente. Non è mai stato un problema significativamente risolvibile.

Ora abbiamo un signore di 64 anni a piede libero, non si sa come vivrà, se sarà sovvenzionato dallo Stato, se sfrutterà i proventi da attività criminali nascosti, magari, a cura della famiglia. Il desiderio è di cambiare la legge senza eliminare una corsia preferenziale a favore dei pentiti, per non perderne la collaborazione ma, comunque, tenendola distinta da un ritorno ad una vita normale per chi abbia scontato una pena regolare.

 

Info Autore
Monica Vendrame
Author: Monica Vendrame
Biografia:
Vivo a Pegli (Genova). Sono vicepresidente dell'Associazione culturale "Atlantide - Centro studi nazionale per le arti e la letteratura" e promuovo eventi culturali. Sono redattrice del quotidiano online "La voce agli italiani" e collaboro con il periodico "La voce del Savuto". Amo il teatro e la lettura.
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