di Gabriella Paci
Sconvolge l’opinione pubblica l’uccisione di bambini da parte dei propri genitori, specie se a compiere l’omicidio è proprio la madre.
In circa 20 anni sono 480 i bambini morti in Italia perché uccisi dai genitori e il numero maggiore è attribuibile alla madre.
Un tipo di delitto che appare atrocemente inspiegabile, per il legame privilegiato che lega una donna al figlio che ha tenuto in seno per nove mesi.
Uno sguardo parziale agli infanticidi degli ultimi anni
Eppure è accaduto: basta pensare ad Annamaria Franzoni, che pur non avendo mai confessato, è stata ritenuta colpevole di aver ucciso il figlioletto Samuele Lorenzi di soli 3 anni con ripetuti colpi alla testa (forse una roncola, mai però ritrovata) o a Veronica Panarello che ha strangolato con una fascetta il figlio Loris Stival che di anni ne aveva otto.
I primi di giugno 2022 una baby sitter senza alcun movente lancia nel vuoto dall’appartamento il bimbo di neanche due anni che le era stato affidato mesi prima.
L’ultimo in ordine di tempo è quello della piccola Elena Del Pozzo, di neppure 5 anni, uccisa a coltellate dalla madre rea confessa che ne ha anche indicato il punto della sepoltura.
Fa rabbrividire l’elenco sommario dei casi che seguono quali, nel 2002, la piccola Vittoria di 11 mesi uccisa dalla madre Loretta Zen nel cestello della lavatrice messa in funzione a Valfurva o Giuseppina Bitonto che a Vieste uccise i figlioletti di 2 e 4 anni soffocandoli con del nastro adesivo prima di togliersi la vita nello stesso modo.
In provincia di Lecco nel 2005 Mery Patrizio confessò di aver annegato il suo bimbo di 5 anni mentre prima aveva dichiarato di aver subito una aggressione e che il piccolo era scivolato nella vasca.
Sempre in quell’anno a Merate un piccolo di 4 anni viene accoltellato a morte dalla sua mamma che poi tenterà il suicidio.
Nel 2009 in provincia di Milano una mamma strangola con un cavo elettrico il suo bimbo di 4 anni. A Venezia un’altra madre soffoca nel suo letto il suo bambino di 6 anni e a Cosenza un’altra nel 2013 uccide il suo di 11 anni, sgozzandolo con delle forbici.
Nel 2010 un’altra madre, Laura Pettenello, in provincia di Grosseto, lancia in mare dal pedalò il suo piccolino di 16 mesi e ne dichiara l’incidente che poi verrà smentito dagli accertamenti.
L’ultimo efferato delitto che ci riporta alla mente altri casi, oltre a quelli elencati è quello della piccola Elena, colpevole di voler bene al papà dal quale la madre era separata e alla nuova compagna di lui. La donna ha infierito con 11 coltellate sul corpicino della bimba che ha poi sepolto in una buca precedentemente scavata adducendo poi un rapimento da parte di personaggi incappucciati per spiegarne la sparizione.
Il parere dell’Eures
L’Eures, la società per le ricerche economiche e sociali (European Employment Services) ha tentato di dare una comune e a tanti delitti, alcuni dei quali ancora irrisolti in quanto non è stata accertata la responsabilità genitoriale e che potrebbero far aumentare il numero.
Ci dice che è la frustrazione del sé che si identifica nel bambino che è in noi e che si materializza nel figlio, ad essere la causa principe dell’azione delittuosa, a cui si somma la mancanza dell’accettazione del ruolo genitoriale e la conflittualità tra coniugi, che userebbero il figlio come oggetto di punizione per l’altro.
Qualunque sia il possibile movente, che finora nessuno ha chiarito se non attribuendolo a motivazioni talora di carattere psicotico, ci sembra opportuno commentare che ci pare una perdita di umanità e di valori primordiali, che perfino le più sanguinarie tra le belve sanno riconoscere e rispettare.