di Massimo Reina
Sui media si continua a identificare erroneamente il popolo palestinese con Hamas.
Sempre più erroneamente si associa la figura di Hamas a quella del popolo palestinese, di cui di certo l’organizzazione può essere considerata in parte un’espressione e, per taluni palestinesi, anche un rappresentante. Ma non si può assolutamente asserire che tutta la Palestina sia. Non rendersi conto di tutto questo, fare di tutta un’erba un fascio e continuare a insistere su questo argomento significa o non conoscere a fondo le dinamiche di un territorio estremamente complesso e sfaccettato come quello palestinese, o voler fare propaganda, falsando la realtà dei fatti per criminalizzare un intero popolo.
La Palestina non è Hamas: l’OLP e le altre fazioni
Ci sono numerosi gruppi minori e fazioni all'interno dei territori palestinesi con obiettivi e ideologie varie. Il partito di maggior rappresentanza in Palestina è quello di Fatah, un movimento politico fondato da Yasser Arafat, che governa in Cisgiordania. Da anni è il partito di maggior potere all’interno dell’OLP, che è l'acronimo dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina
Fondata nel 1964 con l'obiettivo di rappresentare i diritti del popolo palestinese e la sua lotta per l'indipendenza e l'autodeterminazione, e dalla necessità di un'organizzazione centralizzata per ottenere questo obiettivo, l’OLP è una coalizione di partiti riconosciuta come la rappresentante legittima del popolo palestinese dalla Lega Araba e da un gran numero di Paesi internazionali, e ha ottenuto l'assegnazione dello status di osservatore non membro all'ONU nel 2012.
Dell’OLP fanno parte diverse fazioni, come per esempio Al-Jabha al-Dimuqratiya li-Tahrir Filistin (Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina), Al-Jabha al-Sha'biya li-Tahrir Filistin (Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, gruppo di sinistra guidato da Ahmad Sa'adat), Al-Sa'iqa e altre, oltre alla già citata Fatah il cui leader, Mahmoud Abbas meglio conosciuto dalle nostre parti come Abu Mazen è anche il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese (ANP).
L’Autorità Palestinese
L'Autorità Palestinese è un'entità amministrativa semi-autonoma che opera in parti della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. Guidata da un presidente e da un Consiglio legislativo palestinese ha il mandato di amministrare gli affari civili nei territori palestinesi occupati da Israele e di rappresentare. E’ stata istituita nel 1994 in seguito agli Accordi di Oslo tra Israele e l'OLP. L’Organizzazione per la Liberazione della Palestina ha una visione più moderata dei rapporti con Israele, nonostante spesso in passato abbia imbracciato le armi contro lo stato ebraico. Il suo obiettivo (come del resto quello dell’ANP che sostiene) è, come accennato qualche riga sopra, quello di creare uno Stato palestinese indipendente attraverso vari mezzi, tra cui la diplomazia e i negoziati, con la resistenza armata da utilizzare ormai solo in caso di aggressione e per difesa della popolazione. Ma senza l’intenzione di annientare Israele. Due popoli, due Stati è stato per anni il motto dei negoziati di pace con Israele. Negoziati spesso fatti saltare poi proprio dalle azioni terroristiche di Hamas.
Hamas è un gruppo terroristico
Hamas è l'acronimo di Harakat al-Muqawamah al-Islamiyya, che si traduce in "Movimento di Resistenza Islamica" in italiano. E’ considerata un'organizzazione terroristica da Israele, dagli Stati Uniti, dall'Unione Europea e da altri paesi a causa della sua storia di violenza e del suo obiettivo dichiarato proprio di eliminare lo stato di Israele con quasiasi mezzo fin dalla sua fondazione, nel 1987, durante la Prima Intifada, a opera dello sceicco Ahmad Yassin e con i finanziamenti dei Fratelli Musulmani. Nel 2006, Hamas ha vinto le elezioni legislative palestinesi e successivamente ha preso il controllo della Striscia di Gaza con un colpo di Stato. Nel 2007 ha poi completato l’opera prendendo il definitivo controllo dlel’area espellendo con la violenza le forze di sicurezza di Fatah, evento che ha portato a una rottura tra Gaza e la Cisgiordania, complicando ulteriormente gli sforzi di pace.
Il rifiuto di Hamas di riconoscere lo Stato di Israele e la sua continua inclusione di riferimenti antisemiti, ma soprattutto gli attacchi lanciati a comando dalla sua ala militare, denominata brigate Izz-al-Din al Qassam, verso il territorio israeliano, hanno minato molte volte accordi raggiunti dallo stato ebraico con l’OLP. Col risultato di scatenare poi rappresaglie e conflitti militari tra Israele e Gaza, come l'Operazione Piombo Fuso nel 2008-2009 e l'Operazione Margine Protettivo nel 2014. Hamas inneggia all’odio razziale e all’eliminazione fisica di ogni ebreo dal territorio. Il popolo ebraico viene indicato come responsabile di tutti mali del mondo, della Rivoluzione francese, del colonialismo, delle due guerre mondiali. Hamas nega che sia esistito un Olocausto e afferma che le famose farneticazione dei Protocolli dei savi di Sion siano autentiche.
Hamas combatte per la libertà dei palestinesi?
Nella carta costitutiva del movimento compaiono poi affermazioni terrificanti, dove in acuni passaggi si legge che “non esiste soluzione alla questione palestinese se non nella jihad”, che “non un solo figlio di Israele può sfuggire alla “guerra santa", né i civili e neppure i bambini”. E ancora: “Il Profeta dichiarò: l'ultimo giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei e li uccideranno e fino a quando gli ebrei si nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra o l'albero diranno: o musulmano, c'è un ebreo nascosto dietro di me, vieni e uccidilo”.
Con questo obiettivo in questi anni il movimento Harakat al-Muqawamah al-Islamiyya non si è fermato di fronte a nulla: attentati su spiagge e autobus, bombe umane (anche numerose donne e alcuni bambini) che si sono fatte saltare nei supermercati mentre alle famiglie di ciascun “martire”, rigorosamente non appartenente all’elite di Hamas, andavano 5000 dollari di premio. E non ha guardato troppo in faccia nemmeno i suoi compatrioti. Più volte il gruppo ha infatti adottato tattiche criminali anche nei confronti dei cittadini palestinesi, obbligando intere famiglie a “ospitare” armi e munizioni in casa, o posizionando depositi e batterie anti aeree e anti missili su edifici sensibili quali ospedali, centri di raccolta, scuole e aree residenziali. Così quando Israele risponde ai loro attacchi distruggendo e isolando, volente (come sta facendo in questi giorni) o nolente centra obiettivi civili. E tra i morti innocenti e le macerie aumentano la rabbia e i bisogni dei sopravvissuti. In questo contesto, l'estremismo islamico che ha provocato l’attacco, fronteggia questi bisogni e dunque acquista nuovi consensi. In una spirale che sembra funzionare, purtroppo, ancora oggi sulla pelle di migliaia di incolpevoli civili palestinesi.