Oggi vi voglio parlare di nuovo dei danni provocati dalla burocrazia. In questi tempi di pandemia da coronavirus tutti si lamentano della burocrazia e dei danni che i burocrati provocano rallentando o impedendo le procedure. Ma nessuno parla della soluzione: licenziare i burocrati.
Infatti i burocrati sono troppi, si intralciano a vicenda, sono inutili, e, rendendosi conto della loro inutilità, per far veder che lavorano, si inventano continuamente riforme e riformicchie, provocando danni.
I burocrati, per loro natura, non stanno in mezzo alla gente, ma stanno negli uffici, e non conoscono la realtà; più sono in alto e meno capiscono delle cose che dovrebbero gestire. Quindi i peggiori sono i burocrati dei ministeri romani, che sono quelli che fanno più danni, sia perché sono i più lontani dai cittadini, sia perché la loro opera malefica si espande su tutto il territorio nazionale. Peggio dei burocrati romani ci sono solo i burocrati dell’Europa, ancora più lontani dalle realtà locali. Ad esempio quando si tratta della regolamentazione della pesca credono che la pesca riguardi solo il Mare del Nord o l’Oceano Atlantico, dimenticandosi che esiste anche il mare Mediterraneo. Quando si tratta della cura delle foreste credono di avere a che fare solo con le foreste della Norvegia. Ma anche i piccoli burocrati dei comuni si danno da fare, per procurare danni nel loro piccolo ambito comunale. Tempo fa mi capitò di leggere un bando per la fornitura di alimentari per la mensa scolastica di un comune: c’erano elencati solo prodotti di marche che facevano pubblicità in televisione. Una lista che avrebbe fatto inorridire qualunque casalinga.
Ma torniamo ai nostri burocrati “nazionali”. Certamente ricorderete che negli uffici postali c’era un vetro che separava il pubblico dagli impiegati. Poi qualche ignoto burocrate di qualche ministero romano decise di “umanizzare” il rapporto tra i clienti e il personale, di avvicinare il pubblico agli impiegati, e per fare questo fece togliere i vetri.
Adesso, per evitare il contagio da coronavirus hanno dovuto rimettere i vetri in tutta fretta, con conseguente doppia spesa per i cittadini: prima per togliere i vetri, poi per ricomprarli.
Qualcuno potrebbe dire: “Quando hanno tolto i vetri non c’era il coronavirus, e non era nemmeno prevedibile”.
E’ vero.
Però c’erano in circolazione altri virus, come quello dell’influenza stagionale, e gli uffici postali erano comunque affollati da persone anziane che andavano a ritirare la pensione.

Salvatore Cutellè

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Info Autore
Salvatore Cutellè
Author: Salvatore Cutellè
Biografia:
Ho 64 anni, provengo da Reggio Calabria e abito a Cosenza da oltre 40 anni. Insegnante di scuola superiore, precedentemente ho lavorato all'Università della Calabria. Collaboro con il periodico "La Voce del Savuto" dal febbraio 2001, dove curo le rubriche "J'Accuse" e "Consigli per gli Acquisti". Ho scritto anche sul giornale degli studenti universitari "Unical puntoX" e su "La Provincia Cosentina". Occasionalmente ho pubblicato qualcosa su "La Riviera" di Siderno.
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