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E dunque si cambia registro, in termini di nomine al Governo, in primis quella che riguarda Mario Draghi. E’ l’ultima ratio di una travagliatissima crisi politica - dopo vari mandati esplorativi - scatenata e monopolizzata dagli umori e il volere di un partito, Italia Viva (fondato da Matteo Renzi, settembre 2019), che in termini di voti rappresenta il 4,5% dell’ultima consultazione elettorale del 2018.
Una forza minima, eppure, come accade in circostanze come queste, in grado di decidere il destino di un esecutivo. Così è stato. Il gruppo di Iv, con il peso di una piuma nella compagine parlamentare, è diventato un discrimine nella diatriba tra i due poli. La destra che invoca le urne da settimane, e la sinistra coesa con il M5S, che ha strenuamente lottato per mantenere lo status quo di un esecutivo valido, convinti che abbia dimostrato di saper remare nelle acque tempestose dell’emergenza sanitaria.
Diciamolo: dietro la crisi ci sono ripicche e smania di egemonia, desiderio di stare davanti all’obiettivo e di imporre la propria formula nelle scelte di politica economica. Un modo di gestire il potere scellerato, in un momento delicato come questo anche pericoloso, per le conseguenze che potrebbe causare.
Non è detto che le elezioni anticipate, prima della scadenza della legislatura, siano scongiurate con la ‘chiamata alle armi’ di un nome che è una garanzia (qual è Mario Draghi), ma chi usa il buon senso si augura che sia l'epilogo di una crisi tra le peggiori nella storia della Repubblica.
Mario Draghi, com'è noto, viene dalla cabina di regia della Banca Centrale Europea, le cui redini ha condotto in maniera ineccepibile, fino alla conclusione del mandato, avvenuto alla fine di ottobre del 2019.
Un economista che ha saputo resistere e respingere gli assalti dei falchi della finanza tedesca, che pur di farlo fuori ha portato la sua politica monetaria fino alla Corte Europea. Il verdetto, si sa, non ha dato ragione ai 'ribelli' tedeschi.
'Whatever it takes', il suo mantra.
In ambito economico sa certamente come districarsi, e come giocare le sue carte, il problema è che le sue qualità dovranno misurarsi in un terreno tempestato di mine, quali i nostri tempi si sono rivelati, dopo l’imperversare del Covid e l’impatto devastante in ogni ambito della vita della Nazione.
Dovrà in definitiva ricucire strappi, erigere dighe in argini precari, sia sul versante politico che economico, oltre che sanare le ferite in quello sociale, devastato dai colpi inferti da un virus micidiale, subdolo nemico che ha messo in ginocchio l’Umanità, nel volgere di un solo anno.
L’efficienza dell’ex timoniere dell’Eurotower dovrà misurarsi con tutto questo, non è una semplice crisi politica all’italiana, non è l’affronto che si risolverà in un campo neutro con climax da ‘spaghetti western’. Le sue battaglie saranno tante, in un panorama interno avvelenato da contrapposizioni sterili e scontri politici, nei quali il dialogo è l’ultimo latitante; ma non solo, appunto.
La sfida che lo attende al varco sarà di politica economica, la capacità di traghettare come un Caronte l’economia italiana in una sponda più degna, di gestire l’emergenza sanitaria e la campagna di vaccinazioni con estrema attenzione. Comprese le risorse del Recovery Fund: dal risanamento di questi acquitrini si deciderà il destino della nostra economia e in fin dei conti dell'Italia, troppo offesa dall’irresponsabilità della sua classe politica.
Con i dovuti distinguo, certamente, ma l’origine dei mali di questa splendida Nazione è proprio qui: nell’incapacità dei politici di gestire il potere, di non saper sacrificare le proprie convinzioni - inghiottendo anche rospi allorché ricorre il caso - quando si tratta del bene della gente che si rappresenta. Una legislatura ben raramente in Italia si riesce a portarla a termine senza esplosioni di crisi, quasi sempre insensate.
Così si calpesta anche il prestigio di uno Stato sul piano internazionale, fragilità della quale altre Nazioni approfittano, per imporci le loro condizioni. E tuttavia è soprattutto questo stato di indeterminazione e debolezza, che fortemente ci umilia in Europa e nel mondo. L’Italia si merita la dignità che questo grande popolo dovrebbe avere.
Draghi è il personaggio blasonato di riconoscimenti che riuscirà a riportare equilibrio, e soprattutto lasciare un valido esempio, non solo in ambito economico, ma anche politico? L’Italia si aspetta questi riscontri, e ci auguriamo tutti che non venga delusa.

 

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