di Gabriella Paci
Poco più di vent’anni fa, il 29 giugno 2000, ci lasciava uno dei più grandi artisti italiani: Vittorio Gassman.
Moltissimi lo ricorderanno come attore cinematografico ,nelle sue memorabili interpretazioni di decine e decine di film ,tra cui citeremo, fra tutti, “L’armata Brancaleone”, ”I soliti ignoti” o “Il sorpasso” veri capolavori del nascente neorealismo, che presentano un mix tra amarezza e comicità e che non sono mai “passati di moda”.
Ma Gassman è stato un artista poliedrico e diremmo completo e maniacale per la sua costante voglia di perfezione e sperimentazione in ogni campo.
La sua faccia e il suo fare scanzonato con cui ci piace ricordarlo, appartenevano ad un attore di cinema e teatro, regista, scrittore, conduttore, sceneggiatore doppiatore di altissimo livello, come confermano i numerosissimi e prestigiosi riconoscimenti ottenuti nella sua intensissima attività a tutto campo.
Nato a Genova il 1 settembre del 1922 da un ingegnere tedesco (il cui vero cognome era Gassman con una n in più) e da una pisana (di religione ebraica) vive gli anni della infanzia a Palmi, Calabria, dove si trasferisce per motivi di lavoro del padre.
Da giovane, rivela subito il suo interesse per la recitazione, tanto da frequentare l’Accademia Nazionale d’arte drammatica a Roma, ma non trascura lo sport, coadiuvato dal fisico prestante, tanto da far parte della squadra nazionale di pallacanestro universitaria.
Il 1943 segna il suo debutto nel teatro, prima a Milano e poi all'”Eliseo “ di Roma, in commedie di tipo borghese (che riscuotevano il favore del pubblico) con Ernesto Calindri e Tino Carraro che lo mettono in luce già come attore versatile e comunicativo.
Nel 1945 avviene invece il suo ingresso nel cinema con un paio di film ma è solo nel 1947 che, con “Riso amaro “ di stampo neorealistico diretto da De Santis , arriva il successo.
Ma Vittorio Gassman non si crogiola negli allori e va avanti anche con il teatro e nel 1952 fonda “il teatro d’arte italiano” cimentandosi, con risultati brillanti, nella messa in scena e nella recitazione di opere quali “Tieste” di Seneca o “I Persiani” di Eschilo o “Amleto “ di Shakespeare.
Nel 1956 arriva l’apice del successo con “Otello “di Shakespeare e “Guerra e pace” di Dostoevkij Torna poi di nuovo al cinema dove ,unitamente ai film già citati, reciterà ne “Il Mattatore” e “Il sorpasso “. La sua capacità di alternare ruoli drammatici a quelli semi-seri o addirittura umoristici gli varranno il soprannome di” Mattatore “ con cui giornalisti e mass media lo appelleranno di continuo.
Non possiamo non ricordare anche film indimenticabili degli anni 70/80 quali “Profumo di donna” “In nome del popolo sovrano “”La cena” né la fondazione, a Firenze del “La bottega del teatro “ che dà a questa città un ulteriore vanto nel campo artistico o ancora la su splendida voce come doppiatore nel “Re leone” della Disney.
Fare un elenco delle varie opere in cui Vittorio Gassman si è distinto ,diventerebbe un elenco lunghissimo per cui vale ora la pena di citare i riconoscimenti ottenuti, per meglio valorizzare questo “genio”: 9 volte il “David di Donatello”,1volta il “ Leone d’oro”; 2 volte il “globo d’oro”,6 volte il” nastro d’argento” 2 volte” la grolla d’oro”.
Si dice che Gassman soffrisse di bipolarismo, una sindrome che provoca l’alternanza repentina di umore, passione, interessi ma questo ci sembra voler sminuire il genio che è stato, a meno che non si pensi, come è quasi scontato che il genio si avvicina di necessità a ciò che non è normale…
Fatto è che oltre che avere interessi e passioni diverse (non dimentichiamo che è stato anche uno show-man, un conduttore televisivo ed uno scrittore) ha avuto tante passioni amorose con attrici sue compagne di lavoro, come Nina Ricci, Shelley Winters, Juliette Maynel, Diletta D’Andrea, Anna Maria Ferrero e vari figli, dei quali Paola e Alessandro sono i prosecutori della sua attività. In particolare Alessandro si è fatto interprete di molte opere sia teatrali che di fiction televisive o di film.
Indubbiamente Vittorio Gassman ha molto amato la vita e vi si è catapultato cercando di vivere pienamente ogni suo possibile ambito emozionale sia in campo lavorativo che affettivo e la sua inquietudine interiore, che è stata molla di tante esperienze fatte, lo ha condotto, negli ultimi anni, ad una sorta di ripiegamento doloroso su se stesso, consapevole di aver dato, forse, tutto quello di cui era capace c che il tempo tiranno, gli stava togliendo energie e vitalità creativa.
Ma restano di lui opere senza età e la fama ,per dirla come Foscolo” sopravvive imperitura” dando sempre vita alla sua persona.