di Monica Vendrame
Un'altra donna è stata strappata alla vita per mano dell’uomo che diceva di amarla. A Castelvetrano, nel Trapanese, Mary Bonanno, 49 anni, assistente alla comunicazione per l’infanzia, è stata brutalmente uccisa dal marito Francesco Campagna, 55 anni, infermiere all’ospedale Villa Sofia di Palermo. Dopo il delitto, l’uomo si è tolto la vita lanciandosi dal tetto della palazzina dove vivevano.
Secondo le indagini, la tragedia si è consumata all’interno dell’edificio di via IV Aprile, dove la coppia abitava con i loro tre figli. Il primo scontro è avvenuto nel garage, mentre Mary si apprestava a uscire per andare a scuola. È lì che Francesco l’ha aggredita. Non solo l’ha colpita alla testa con una chiave inglese, ma le ha inferto anche colpi all’addome con un coltello da cucina. Gli inquirenti hanno rinvenuto entrambe le armi nei pressi del corpo. Mary ha tentato una disperata fuga verso il portone principale, ma non ce l’ha fatta.
Nessuna denuncia pregressa, nessuna segnalazione di violenze o dissidi coniugali. Apparentemente, nulla faceva presagire un epilogo così drammatico. Eppure, qualcosa covava nel silenzio.
Lui, Francesco, pubblicava post su Facebook contro la violenza sulle donne. Scriveva: "No alla violenza, nessun femminicidio è giustificabile". Parole vuote, tradite da una realtà ben diversa. Solo pochi giorni prima del delitto si era trasferito nella casa di campagna nei pressi di Selinunte. Poi il rientro e l’omicidio.
L’intera comunità di Castelvetrano è sconvolta. Il sindaco Giovanni Lentini ha annunciato il lutto cittadino nel giorno dei funerali, in segno di rispetto per Mary, molto amata anche come collega e insegnante. «Era un tesoro, una collega d’oro» racconta, tra le lacrime, un’insegnante che avrebbe dovuto cenare con lei a fine anno scolastico.
Gli investigatori del Nucleo di Trapani continuano a ricostruire l’esatta dinamica dei fatti. Sarà l’autopsia a stabilire con precisione le cause della morte. L'appartamento è stato posto sotto sequestro, ma il dolore resta impresso nei volti di chi conosceva la vittima.
Un altro nome si aggiunge alla lista delle donne uccise dentro le mura di casa. L’ipocrisia di certe parole, scritte per ben figurare, si infrange contro la violenza di gesti che nessuna retorica può giustificare. Mary Bonanno non è solo una vittima: è il simbolo tragico di una società che ancora oggi non riesce a proteggere chi dovrebbe amare e invece viene annientata. Le belle parole non bastano più. Servono coscienza, giustizia e soprattutto, cambiamento.