di Lucia Zappalà
Lily Ebert, 97 anni, sulla piattaforma di Tik Tok conquista i numerosi followers non con video musicali o balletti, ma parlando della Shoah.
"Ad Auschwitz non avevamo paura di morire, avevamo paura di vivere", afferma la Ebert.
Gli anni si susseguono, ma certe esperienze non faranno mai silenzio perché hanno lasciato un trambusto nell'anima. Cicatrici, segni indelebili che riporteranno di continuo a certe emozioni, odori, voci e volti, rinascendo nella forma del ricordo. Il sinonimo di una terra spietata è la consapevole tristezza di dover tenere tutto "quel passato" dentro con tutto il suo dolore taciuto nel tempo. Un passato che è diventato eccessivo e dal quale si riesce a prendere fiato solo per una piccolissima pausa.
Momenti memorabili e intensi che la signora Lily racconta rispondendo anche alle domande dei fans con l'aiuto del pronipote Dov Forman. La Ebert, come tanti, era stata brutalmente allontanata dalla sua adolescenza in Ungheria e portata assieme alla sua famiglia nei campi di concentramento. Solo lei e alcune sue sorelle sono sopravvissute. Per anni è stata testimone della Shoah, prima con le conferenze, ora con i social network. Continuare a parlare ancora di quella terribile "macchina di sterminio" nazionalsocialista è necessario perché non accada mai più.
Così Papa Francesco aveva ancora ricordato la Shoah nella Giornata della Memoria «è segno di civiltà, ricordare è condizione per un futuro migliore di pace e di fraternità, ricordare è anche stare attenti perché queste cose possono succedere un'altra volta».