A Khan Younis, nel sud di Gaza, due fratellini piangono e si stringono tra le rovine. Un video struggente li immortala. Intorno a loro, piovono bombe. E il mondo tace
di Monica Vendrame
Ci sono immagini che parlano più di mille discorsi. Che trapassano lo schermo, superano le ideologie, e arrivano dritte al cuore.
Una di queste immagini — contenuta in questo video — ci mostra due bambini piccoli, probabilmente fratelli, che si stringono l’uno all’altro tra le macerie di Khan Younis.
Piangono. Tremano. Intorno a loro, si alzano colonne di fumo. Si odono esplosioni. Bombe cadono a distanza ravvicinata, mentre loro restano lì, abbracciati. Come se quell’abbraccio potesse proteggerli da tutto.
Non c’è sangue. Non c’è violenza esplicita. Eppure c’è tutto l’orrore della guerra. C’è l’infanzia ferita, l’umanità calpestata, l’indifferenza del mondo.
E allora ci si chiede: dove siamo noi?
Dove sono i governi democratici? Dove sono le voci che si alzavano un tempo per difendere i diritti umani?
Oggi tutto è più complicato, dicono. Ma i bambini non sono mai complicati: sono innocenti. E quando piangono in mezzo alle bombe, non ci sono giustificazioni possibili.
Le parole che seguono sono di Massimo Reina, che ha raccontato per anni i conflitti in Medio Oriente e in altri teatri di guerra. Non sono parole scritte da lontano, ma da chi ha visto. E non può più tacere:
“Per ogni bambino sepolto vivo a Khan Younis, per ogni dottore giustiziato in corsia, per ogni convoglio umanitario mitragliato, cresce nel mondo un odio cieco che non distingue più tra Israele e ebraismo. E questo è un danno irreparabile anche per quegli israeliani ed ebrei onesti che stanno gridando la verità, nell’indifferenza generale, tra i fumi dell’inferno.
Il mondo tace. L’Occidente guarda altrove. E mentre i palazzi crollano, resta solo la voce rauca dei giusti. Quelli veri. Che dicono: non in mio nome. Non con il mio silenzio.”
Questo articolo non è scritto per scioccare.
Non è qui per cercare reazioni facili.
È scritto con il cuore spezzato. Con il senso di impotenza che molti sentono di fronte a un massacro che sembra non finire mai.
Ma anche con una speranza:
che forse, mostrando questo abbraccio tra le rovine,
qualcuno — anche solo uno — possa svegliarsi.
E dire: “Io non taccio. Io non sono complice.”
https://www.facebook.com/massimo.reina.9/videos/2446603775715159
[Avviso ai lettori: il video contiene immagini emotivamente forti. Cliccare solo se consapevoli.]