di Monica Vendrame
C’è una data che già ora fa battere il cuore di milioni di fedeli: il 7 settembre 2025, in Piazza San Pietro, Carlo Acutis sarà proclamato santo. Aveva solo quindici anni quando una leucemia fulminante lo portò via. Eppure, la sua breve vita ha lasciato un’impronta che oggi attraversa il mondo. Una testimonianza giovane, autentica, limpida. Insieme a lui sarà canonizzato anche Pier Giorgio Frassati, il “giovane delle beatitudini”, morto a soli 24 anni un secolo fa. Ma oggi vogliamo fermarci su Carlo, il primo millennial che salirà agli altari.
Carlo nasce a Londra nel 1991 da genitori italiani, ma cresce a Milano. Ama la tecnologia, è bravo con il computer, adora gli animali e gioca a calcio. Non ha nulla del santo “tradizionale”. Eppure, sin da piccolo, custodisce dentro di sé un segreto: un amore sconfinato per Gesù. L’Eucaristia per lui è tutto. Diceva: “Se ci mettiamo davanti al sole ci abbronziamo. Se ci mettiamo davanti all’Eucaristia, diventiamo santi”.
Non si limita a pregare. Usa le sue competenze per evangelizzare in rete, creando una mostra sui miracoli eucaristici che oggi è stata tradotta in decine di lingue e visitata in ogni angolo del mondo. È per questo che è stato soprannominato il “patrono di Internet”: perché ha saputo coniugare tecnologia e fede, linguaggio moderno e contenuto eterno.
Nell’estate del 2006, durante una vacanza nel Cilento — terra d’origine della madre Antonia — Carlo inizia a sentirsi male. Tornati d’urgenza a Milano, arriva la diagnosi spietata: leucemia fulminante. La malattia corre veloce, ma lui non ha paura. Offre ogni sofferenza per la Chiesa e per il Papa, con una serenità che lascia senza parole. Muore il 12 ottobre, lasciando dietro di sé un profumo di santità che non si spegnerà più.
Oggi riposa ad Assisi, nella chiesa di Santa Maria Maggiore. È lì che tantissimi giovani — e non solo — vanno a pregare davanti al suo corpo, vestito con jeans, felpa e scarpe da ginnastica. Un santo vicino, familiare, che sembra dirti: “Puoi farlo anche tu”.
I miracoli riconosciuti
La Chiesa non canonizza senza prove. E nel caso di Carlo, i segni non sono mancati. Il primo miracolo ufficialmente riconosciuto risale al 2013, in Brasile: Matheus, un bambino affetto da una gravissima malformazione al pancreas, guarisce inspiegabilmente dopo aver toccato una reliquia di Carlo. Il secondo, più recente, è avvenuto in Costa Rica: Valeria, una ragazza caduta dalla bicicletta con un’emorragia cerebrale devastante, torna in vita contro ogni previsione. I medici lo hanno definito un “miracolo”.
Questi eventi hanno aperto la via alla canonizzazione, inizialmente prevista per aprile 2025 e poi rimandata per la morte di Papa Francesco. Sarà Papa Leone XIV a presiedere la cerimonia.
La storia di Carlo tocca nel profondo perché è la storia di un ragazzo normale che ha scelto di vivere in modo straordinario. In un tempo in cui i social spesso anestetizzano i sentimenti e rendono tutto superficiale, Carlo ci insegna la profondità. Ci insegna che la tecnologia può essere uno strumento di bene, che la fede può essere giovane e gioiosa, e che la santità non è un’eccezione per pochi, ma una vocazione per tutti.
Il 7 settembre non sarà soltanto una celebrazione liturgica. Sarà una festa per il nostro tempo: la conferma che anche oggi si può essere santi senza smettere di essere sé stessi, che si può camminare tra codici e tastiere con lo sguardo rivolto al cielo. E che, davvero, ogni vita — anche breve — può diventare eterna.